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    Autopsia conferma suicidio detenuto calabrese in carcere a L'Aquila

     

     

    Autopsia conferma suicidio detenuto calabrese in carcere a L'Aquila

    21 dic 10 E' stata eseguita presso l'ospedale di Avezzano (L'Aquila) l'autopsia sul cadavere di Pietro Salvatore Mollo, calabrese, arrestato per associazione mafiosa, detenuto nel super carcere di Preturo (L'Aquila) ristretto nel regime "duro" del 41bis. Sula vicenda viene mantenuto un comprensibile riserbo. Si è saputo che sul corpo i segni di impiccagione erano evidenti. La salma è stata restituita ai familiari del detenuto per le esequie. Sia per gli agenti della Squadra mobile della Questura (che hanno portato avanti le indagini iniziali) che per gli agenti della polizia penitenziaria, non ci sono dubbi sulla dinamica. L'inchiesta interna non ha evidenziato nessun errore o ritardi da parte del personale medico in servizio all'interno del super carcere e neppure da parte degli stessi agenti di custodia. L'uomo era giunto nel super carcere un mese fa dopo essere stato arrestato lo scorso mese di luglio a Corigliano Calabro (Cosenza) insieme ad altre 66 persone nell'ambito dell'operazione "Santa Tecla" condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ed eseguita dagli uomini del Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro, in collaborazione con i colleghi dello Scico di Roma e dai Carabinieri del comando provinciale di Cosenza. Un ruolo-chiave nell'operazione, tra l'altro, l'ha avuto l'attuale comandante provinciale aquilano delle Fiamme Gialle, Giovanni Domenico Castrignano'. Alle persone coinvolte, accusate di far parte di una pericolosa organizzazione 'ndranghetistica con base nell'alto Ionio cosentino, furono contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione, usura, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Le forze dell'ordine eseguirono anche il sequestro di beni mobili, immobili, attivita' commerciali e conti correnti bancari per un valore complessivo di circa 250 milioni di euro. Secondo gli inquirenti Mollo, 41 anni, ricopriva una posizione di rilievo all'interno del clan coriglianese, e, unitamente al cognato Alfonso Sandro Marrazzo e ad altri sodali, avrebbe avuto un ruolo di assoluto rilievo nel traffico di droga gestito dalla cosca nonche' in diverse attivita' estorsive e usuraie.

     

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