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    Arresto CC, dure polemiche. In casa trovati proiettili "Nato"

     

     

    Arresto CC, dure polemiche. In casa trovati proiettili "Nato"

    20 dic 10 Dopo neanche 24 ore è subito dura polemica per alcuni passi riportati sia nella richiesta dei pm che successivamente nell'ordinanza del Gip di Reggio Calabria, che ieri ha portato all'arresto del capitano dei carabinieri Saverio Spadaro Tracuzzi. Nei due atti sono confluite anche alcune dichiarazioni di un maresciallo dell'Arma, Gennaro Giampà, che ha prestato servizio nel Nucleo operativo ecologico di Reggio Calabria insieme all'ufficiale e che, successivamente, ha denunciato lo stesso Spadaro Tracuzzi per mobbing. Nella sue denunce, che sono state archiviate, Giampà sostiene che il capitano dei carabinieri ebbe un occhio di riguardo in merito a presunte irregolarità edilizie ed ambientali riscontrate in una ditta di rimessaggio intestata a Antonio Spanò, che secondo gli investigatori è il prestanome di Luciano Lo Giudice, fratello del boss Antonino che é diventato recentemente collaboratore di giustizia. Giampà, in particolare ha riferito che dopo il sopralluogo compiuto dal Noe nel novembre 2004, "il capitano Spadaro mi disse che aveva una barca in deposito presso il cantiere e che Spanò era un suo amico ed era una persona perbene, tanto che tenevano le barche lì magistrati come Mollace e Macrì e colleghi della polizia di cui non mi fece il nome". La reazione dei due fratelli Macrì, magistrati, non si è fatta attendere. L'attuale procuratore generale ad Ancona Vincenzo Macrì, in passato per anni procuratore nazionale antimafia aggiunto, in una dichiarazione parla di falsità. "La notizia, per quanto mi riguarda, costituisce - dice - una falsità grossolana quanto indecorosa, che non avrebbe dovuto trovare ingresso nel documento. Gli inquirenti sapevano bene che Lo Giudice non aveva mai fatto il mio nome a tale proposito nelle sue dichiarazioni. Non ho mai posseduto barche né conosco le persone di cui si parla. Mi riservo ovviamente ogni forma di tutela nei confronti di chi ha dichiarato e diffuso tale indegna falsità". Ancor più dura la reazione del fratello Carlo, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria e prima ancora sostituto procuratore generale a Reggio Calabria e pm a Locri. "Voglio denunciare la falsità totale di questa circostanza in quanto non ho mai posseduto una barca né tantomeno so chi sia Spanò e dove si trovi il suo cantiere. Inoltre - ha detto Carlo Macrì - denuncio che la falsità di questo dato, chiunque lo abbia riferito, poteva essere accertata in poche ore con i potenti mezzi di cui dispone la Dda di Reggio Calabria".

    In casa proiettili Nato. Aveva in casa a Livorno circa 200 proiettili non dichiarati il capitano Saverio Spadaro Tracuzzi, arrestato in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dalla magistratura di Reggio Calabria con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Per questo l'ufficiale è stato arrestato anche per detenzione di munizioni da guerra. Nel suo appartamento, perquisito durante l'arresto avvenuto nella notte tra sabato e domenica, i colleghi arrivati da Reggio Calabria hanno trovato oltre 200 proiettili sui quali sarebbe inciso il simbolo (una croce dentro un cerchio, una sorta di mirino) che identifica le dotazioni militari Nato. Si tratta di cartucce che possono essere utilizzate sia per le pistole sia per le mitragliette in uso ai carabinieri. Per legge i proiettili usati dai carabinieri (in servizio o nei poligoni) vengono certificati da uffici dell'Arma. Partiranno ora accertamenti per definire l'origine delle cartucce. All'ufficiale contestata poi l'omessa denuncia di armi. Durante la perquisizione a casa, infatti, i carabinieri hanno trovato anche due pistole e un fucile da caccia che il capitano, dopo il trasferimento da Reggio Calabria alla Brigata Mobile di Livorno, non aveva ancora denunciato nella città toscana in cui viveva da alcuni mesi, come indica la normativa. Le armi erano state invece regolarmente denunciate in Calabria. Tracuzzi è tuttora detenuto nel carcere livornese delle Sughere: il suo interrogatorio di garanzia sarà davanti al gip di Livorno per rogatoria.

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