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    Beni per 50 mln sequestrati a imprenditore cosentino residente a Roma

     

     

    Beni per 50 mln sequestrati a imprenditore cosentino residente a Roma

    17 dic 10 La Dia di Catanzaro ha confiscato beni per un valore di 50 milioni di euro ad un imprenditore di origini cosentine, nativo di Belvedere Marittimo, e da anni residente a Roma, Pasquale Capano, di 49 anni, condannato in via definitiva con l'accusa di usura aggravata e truffa nell'ambito dell'operazione "Azimuth" contro la cosca Muto di Cosenza. . I beni consistono nel patrimonio aziendale, societario e personale dell'imprenditore. La confisca dei beni è stata eseguita a Roma, Latina, Milano e Cosenza per un valore di 50 milioni di euro. La confisca riguarda, in particolare, 12 società, operanti soprattutto nel settore immobiliare e turistico alberghiero, e 57 immobili tra cui 14 tra appartamenti e terreni edificabili a Roma. 5 autovetture tra le quali due Ferrari, una Testarossa ed una F430, ed una Hummer. ed una villa da 11 vabi in localita' Infornetto a Roma. Tra le unità immobiliari confiscate risultano un complesso immobiliare ad uso sportivo, ricreativo e di ristoro con un'estensione di 30.000 metri quadrati situato in via Trigoria a Roma; il villaggio turistico "San Giorgio" a San Nicola Arcella, nel Cosentino, con 34 unità abitative realizzate e altre in corso di costruzione con annessa spiaggia privata e piscina; le quote societarie riferite a un investimento immobiliare a Roma, nella zona di Torrino Mezzocamino, con un'estensione di 2 milioni di metri quadri edificabili. I particolari del provvedimento, emesso dalla Corte d'Appello di Catanzaro, sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa a Catanzaro, nella sede della Dia, presente ilresponsabile regionale Francesco Falbo e il l coordinatore di Catanzaro, Antonio Cannarella. A Roma Capano, a' riuscito mettere in piedi un impero grazie ai suoi interessi immobiliari, la passione per le auto di lusso e per lo sport e il commercio. Le attività di indagine sono partite nel 2009, su delega della Procura generale di Catanzaro, e hanno interessato gli affari imprenditoriali compiuti dall'uomo e dai suoi congiunti dal 1987 ad oggi. Capano, nello specifico, dal 1999 al 2009 non ha dichiarato alcun reddito imponibile, mentre vanta diversi precedenti di polizia tra gli anni Ottanta e il 2010. Nella sentenza passata in giudicato, i magistrati evidenziarono un giro di usura, gestito in particolare da Capano, con tassi di interesse pari al 10% mensile. Vittima un imprenditore che all'epoca dei fatti versava in stato di bisogno. Inoltre, secondo la stessa sentenza, tutto sarebbe avvenuto "al fine di agevolare l'associazione mafiosa Muto, da cui provengono i capitali per i prestiti e a cui affluiscono, in parte, le restituzioni di capitali e interessi".

    Una delle ville sequestrate

    Le due Ferrari sequestrate

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