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    I collegamenti tra il clan Bruni e il clan degli zingari

     

     

    I collegamenti tra il clan Bruni e il clan degli zingari

    15 di c10 Le investigazioni della Dda hanno consentito di dimostrare la sussistenza, nella città di Cosenza, di una consorteria di tipo ‘ndranghetistico formata da appartenenti alla famiglia Bruni e alla famiglia Abbruzzese di etnia nomade. Il dato emerge sia dalle dichiarazioni di molti collaboratori di giustizia, sia dalla perpetrazione di una serie di reati-fine, soprattutto rapine e detenzione-spaccio di sostanze stupefacenti, che valgono a rimpinguare la cassa comune denominata “bacinella”. Questa consorteria che costituisce il thema probandum del presente procedimento, nell’organizzazione semiverticistica della Calabria settentrionale assurge al rango di ‘ndrina collegata al locale cassanese incentrato, familisticamente, sugli Abbruzzese stanziali nel quartiere cassanese di Timpone Rosso. Oltre ai rapporti con gli zingari di Cassano, fortissimi sono i legami con i SERPA di Paola, legami parentali atteso che BRUNI Michele ha vincoli di affinità con Giuliano SERPA per il tramite del fratello Eugenio. Inoltre, Mario Attanasio, altro storico appartenente al clan “Bruni”, è sposato con NUCERA Mary, figlia di SERPA Nella, sorella di SERPA Pietro, ucciso nel mese di maggio del 2007 davanti l’hotel Alhambra di Paola. Si fa presente, a conferma che l’Attanasio è organicamente inserito nel clan “Bruni”, che egli, il 30 novembre 2004, è stato tratto in arresto per aver favorito la latitanza del capo clan BRUNI Michele, catturato nella medesima circostanza, il quale doveva espiare la pena di anni 4 e mesi 6 di reclusione per una condanna divenuta definitiva, relativa alla rapina da lui compiuta, in concorso con altri due pluripregiudicati cosentini, il 19 luglio 1995 all’istituto di credito “CARICAL” di Cassano Jonio. Poiché l’Attanasio all’epoca dei fatti gestiva la discoteca denominata “Gotha”, sita in questa via Mattia Preti, dopo aver catturato il Bruni, si è proceduto alla perquisizione del locale notturno avvedendosi, contestualmente all’atto, che due persone, uscite da una porta secondaria, si stavano allontanando recando in mano un voluminoso tubo di plastica. Intimato l’alt, i due uomini si sono dileguati abbandonando il tubo il quale conteneva quattro fucili con matricola abrasa ed un silenziatore, che, con ogni evidenza, costituivano una parte della dotazione di armi del clan “Bruni”.

     

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