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    Interessi del 120%, un arresto per usura dei CC a San Marco Argentano

     

     

    Interessi del 120%, un arresto per usura dei CC a San Marco Argentano

    10 dic 10 Nella giornata di oggi i militari dell’Aliquota Operativa della Compagnia di San Marco Argentano hanno arrestato Maurizio Santoro, 45 anni (nella foto) con l'accusa di usura ed estorsione. Solo pochi giorni fa a Roggiano Gravina si era tenuto un convegno avente come tema l’usura, piaga che droga l’economia calabrese mettendo in ginocchio tanti imprenditori, commercianti e singoli soggetti che col miraggio di risolvere i loro problemi si rivolgono a falsi amici e/o persone senza scrupoli. Tutto ha inizio alla fine del 2007 quando un commerciante decide di aprire un’attività in Roggiano Gravina. Dopo qualche mese sorgono i problemi, i magri incassi non consentono di far fronte alle spese correnti ed ai debiti bancari sottoscritti per avviare l’attività. Come spesso accade in questi casi la vittima, un uomo di mezz’età della Valle dell’Esaro, si confida con un conoscente tale Santoro Maurizio, il quale, titolare di una ditta di impiantistica, stava effettuando dei lavori per suo conto. Il Santoro, sulla base delle indagini condotte dai Carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano e coordinate del P.M. di Cosenza dott. Visconti, si sarebbe offerto di aiutare lo sventurato datore di lavoro con un prestito di 10.000 euro da restituire in un’unica soluzione quando ne fosse stato in grado. Sembra un gesto di magnanimità che nasconde però l’usura. Infatti l’uomo pretendo “un regalo” di 1.000 euro mensili fino all’estinzione del debito. Il conto è presto fatto, il tasso di interesse è il 10% mensile, che tradotto in interesse annuale, quello comunemente conosciuto ed applicato, è pari al 120%. Nel tentativo di giustificare l’esborso di denaro e le maggiori entrate così da mettersi al riparo dal punto giudiziario il Santoro inserisce le somme nel preventivo dei lavori, indicando una voce significativa “società sala giochi 10.000”, società in realtà mai costituita dal nome apparentemente banale ma che nasconde comunque un’evidente traccia per gli investigatori dell’Arma. La vittima è alle strette e non può che accettare. Viene fissato un appuntamento in Montalto Uffugo dove il Santoro consegna un sacchetto di carta contente i 10.000 euro ribadendo i termini dell’accordo: 1.000 euro a mese da consegnare in contanti o assegni in un luogo di volta in volta concordato telefonicamente. Per qualche mese la vittima paga ma ben presto si trova nuovamente in forte difficoltà. Per poter saldare i “regali” chiede aiuto a parenti ed amici, iniziano i protesti. La vittima ha già versato 16.400 euro senza tuttavia aver intaccato il capitale. L’uomo è disperato ma proprio questa disperazione gli da la forza di rivolgersi alle persone giuste: ai carabinieri ai quali inizia a raccontare la sua triste vicenda. Ironia della sorte, proprio durante il racconto la vittima viene contatta telefonicamente da un familiare il quale gli racconta delle minacce poco prima subita ad opera dell’arrestato, ma non solo, è lo stesso Santoro a telefonare alla vittima, che è ancora di fronte ai militari, per minacciarlo pesantemente. Questi eventi inducono la vittima a denunciare il tutto e così partono le indagini. Succede anche che mentre la vittima viene ascoltata dai carabinieri l’indagato telefoni per avere interessi a capitale, avendo compreso che ormai quest’ultima è in ginocchio. I militari per identificare senza ombra di dubbio il Santoro, lo fermano per un normale controllo stradale. Quest’ultimo era stato poco prima dalla vittima per minacciarlo pesantemente. L’atteggiamento dell’indagato cambia, minaccia azioni legali, facendosi forte sui preventivi, si rivolge persino ad un commercialista di fiducia per avere consigli. L’indagato contesta alla vittima le famose fatture e si fa più cauto. Ma dura poco, infatti poco dopo iniziano nuovamente telefonate assillanti e minacciose ma non solo. La vittima si reca infatti in un’attività di un congiunto della vittima danneggiandone alcune suppellettili e, trovando spento il telefono della vittima chiama, i congiunti. L’usuraio si reca più volte dalla vittima minacciando di usare anche bastoni in legno. Per verificare la veridicità delle minacce, i carabinieri fermano l’auto dell’arrestato ad una certa distanza dall’abitazione della vittima e trovano effettivamente a bordo un grosso bastone in legno dalla testa metallica. L’indagato offre anche soluzioni per così dire alternativa per l’estinzione del debito quali il trasferimento di proprietà dell’abitazione della vittima, invitandolo letteralmente ad “andare a rubare” o a cedergli l’automobile. Ma ormai la vittima si è affidata ai carabinieri e non ha più nulla da temere. Come angeli custodi invisibili, i militari assistono defilati agli incontri, raccolgono elementi, possono ascoltare dalla viva voce del Santoro le minacce. Il P.M. di Cosenza, dott. Visconti, sulla base delle informative dell’Arma deposita una richiesta di custodia cautelare in carcere che il G.I.P. dott. Cristofano emette ieri per i reati di usura ed estorsione. Così nella giornata di oggi, presso l’abitazione di Cosenza i militari dell’Aliquota Operativa della Compagnia di San Marco Argentano arrestano il Santoro e dopo le formalità di rito, lo traducono presso il carcere del capoluogo. Nei prossimi giorni l’interrogatorio di garanzia. La circostanza è l’ennesima prova che denunciare “conviene”, è l’unico modo efficace per uscire dal tunnel. Circostanza triste della vicenda è che la vittima, per pagare l’usuraio, è stato costretto a chiudere la propria attività. Se si fosse rivolto prima alle Forze dell’Ordine ci sarebbe stata la possibilità di salvare un’attività commerciale che, generando economia, produce benessere.

     

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