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    In migliaia ai funerali. Il Vescovo "Non puntate il dito..."

     

     

    In migliaia ai funerali. Il Vescovo "Non puntate il dito..."

    07 dic 10 C'era il sole oggi a Lamezia Terme, un'aria quasi primaverile, nel giorno dell'addio ai sette ciclisti travolti e uccisi domenica sulla statale 18 dall'auto condotta da un giovane marocchino, per il quale oggi pomeriggio la Procura ha chiesto la convalida del fermo. La citta', ancora attonita, si e' stretta intorno ai familiari di Rosario Perri, Francesco Stranges, Vinicio Puppin, Giovanni Cannizzaro, Pasquale De Luca, Fortunato Bernardi e Domenico Palazzo in un funerale collettivo e di massa, con migliaia e migliaia di persone dentro lo stadio comunale D'Ippolito. A rendere tutto ancora piu' pesante il clima la notizia dell'aggravamento delle condizioni di Domenico Strangis uno dei tre feriti, ricoverato a Cosenza. Lo stadio D'Ippolito, tradizionale luogo di sport, e' cosi' diventato, per volere dell'amministrazione comunale la ''cattedrale'' all'aperto per l'estremo tributo collettivo a sette concittadini che hanno pagato il prezzo piu' alto per quel ''vizio'' del pedale, come lo ha definito affettuosamente uno dei parenti. Tante le scolaresche presenti e, in particolare, la media ''Nicotera'' dove insegnava il prof. Fortunato Bernardi, padre e zio di calciatori (il figlio gioca nel Cosenza e il nipote e' Felice Natalino, promessa dell'Inter). Una giornata di infinita tristezza per i lametini e per quanti hanno inteso condividere il dolore della comunita': un cicloamatore Giulio Genta, con indosso una maglietta di una competizione promossa nella festa della Lega sul Monviso, e' venuto da Cuneo. E' stato uno scrosciante applauso, il primo di una lunga serie, quello che ha salutato l'ingresso nello stadio dei feretri che si sono mossi dalla chiesa di San Giovanni Calabria dove erano stati vegliati per tutta la notte da centinaia di persone. Le sette bare, ricoperte di fiori, erano precedute da un gruppo di ciclisti in tenuta da corsa con in testa il compagno di uscita che domenica, per la pioggia, aveva deciso di cambiare tragitto. Salvandosi. A seguire il gonfalone del Comune di Lamezia Terme, il sindaco della citta' Gianni Speranza e i componenti della giunta. Solo qualche minuto prima, assistiti dai volontari della protezione civile e della Croce rossa, erano arrivati i familiari delle vittime. Donne e uomini di ogni eta', padri madri, figli, fratelli e sorelle accomunati da uno strazio infinito. Seduti sulle sedie bianche, alcuni sul prato, non hanno staccato per un attimo lo sguardo dalle bare ricoperte di fiori, contrassegnate dai ritratti delle vittime. ''Non e' questo il tempo - ha detto il vescovo di Lamezia Terme, mons. Luigi Cantafora nell'omelia funebre - di puntare il dito o di cadere nei luoghi comuni. Piuttosto, chiediamo al Signore di saper accogliere la sua luce che viene dall'alto''. A conclusione della funzione un applauso ha sottolineato le parole forti pronunciate dal genero di Rosario Perri che ha chiamato in causa le istituzioni: ''ora non ci sei piu' - ha detto il giovane rivolgendosi al suocero - sei rimasto vittima non della bici, che amavi tanto, ma dello Stato, delle istituzioni che non tutelano a dovere il cittadino''. La comunita' marocchina, alla quale era stato sconsigliato dalle autorita' di presenziare alla cerimonia, pur non potendo essere presente, ha voluto partecipare al dolore delle famiglie parlando, in un messaggio a loro rivolto, di ''gesto incosciente che ha portato alla morte di sette innocenti'' sottolineando: ''il vostro dolore e' anche nostro''

     

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