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    Lea Garofalo prima di essere uccisa scrisse al Presidente Napolitano

     

     

    Lea Garofalo prima di essere uccisa scrisse al Presidente Napolitano

    02 dic 10 Lea Garofalo, l'ex collaboratrice di giustizia uccisa e sciolta nell'acido, ad aprile del 2009, alcuni mesi prima di sparire nel nulla, aveva scritto una lettera aperta al Presidente della Repubblica temendo "una morte indegna e inesorabile". A rivelare il testo della missiva, scritta a mano e inviata ai direttori di alcuni giornali nazionali ma che non è stata mai pubblicata, è "Il Quotidiano della Calabria". Lea Garofalo, nata in una famiglia di Petilia Policastro (Crotone) sterminata da una faida, era stata ammessa al programma di protezione nel 2002 quando aveva deciso di rendere testimonianza sullo scontro tra la sua famiglia e quella rivale dei Mirabelli. Provvedimento che le era stato revocato nel 2006 dopo l'archiviazione dell'inchiesta della Dda aperta sulla base delle sue rivelazioni. Del rapimento e dell'assassinio della donna, ormai priva di protezione, avvenuto nel milanese nel novembre dello scorso anno, è accusato l'ex convivente, Carlo Cosco (dal quale aveva avuto una figlia, Denise), che avrebbe organizzato, assieme ai suoi fratelli, una vera e propria esecuzione arrivando a sciogliere il cadavere nell'acido. Nell'appello al Capo dello Stato, scritto un mese prima che tentassero di rapirla a Campobasso dove si trovava all'epoca, Lea Garofalo afferma: "oggi mi ritrovo, assieme a mia figlia, isolata da tutto e da tutti; ho perso la mia famiglia, ho perso il mio lavoro (anche se precario), ho perso la casa, ho perso i miei innumerevoli amici, ho perso ogni aspettativa di futuro ma questo lo avevo messo in conto, sapevo a cosa andavo incontro facendo una scelta simile". "La cosa peggiore - prosegue - è che conosco già il destino che mi aspetta, dopo essere stata colpita negli interessi materiali e affettivi arriverà la morte! Inaspettata, indegna e inesorabile". Lea Garofalo fa appello al Capo dello Stato anche a nome di quanti si trovano nella sua situazione: "la prego signor presidente - dice - ci dia un segnale di speranza, non attendiamo che quello".

     

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