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    Operazione interforze contro il clan Pesce a Rosarno

     

     

    Blitz al clan Pesce, 30 gli arresti, interecctazioni Pesce "Posso fare la fine del mondo"

    28 apr 10 Sono 30, rispetto ai 40 emessi complessivamente dalla Dda di Reggio Calabria, i provvedimenti di fermo eseguiti da carabinieri e polizia di Stato nell'ambito dell'operazione, denominata All Inside, contro la cosca Pesce di Rosarno della 'ndrangheta. Tra le persone che risultano irreperibili c'é Francesco Pesce, di 32 anni, figlio del boss Antonino, capo della cosca, attualmente detenuto

    Pesce "Posso fare la fine del mondo". ''Ciccio, tu la devi smettere...tu pensa che io ho la possibilità di fare venire la fine del mondo". Lo dice Antonino Pesce, capo dell'omonima cosca di Rosarno della 'ndrangheta, in un colloquio intercettato dalla Dda di Reggio Calabria che il boss ha nel luglio scorso nel carcere di Secondigliano, a Napoli, col figlio Francesco in merito ai rapporti con altri componenti della cosca. Antonino Pesce, che e' tuttora detenuto, è uno degli indagati nell'inchiesta della Dda che ha portato all'emissione di 40 provvedimenti di fermo nei confronti di altrettanti presunti affiliati alla cosca di Rosarno. "Io - aggiunge Pesce - in ogni paese ho fatto un favore in ogni paese...uno in paese ce l'ho...sai che faccio venire la fine del mondo...non c'é niente per nessuno". Dalle frasi di Antonino Pesce emerge la preoccupazione del boss di evitare che il figlio e gli affiliati più giovani della cosca adottassero comportamenti che potessero provocare fratture con i gruppi criminali satelliti, attenendosi alle regole impartite dai fondatori della cosca, in particolare dal padre e dallo zio. "Quello la sai cos'é per me...quello...io sono come Gesù Cristo per lui...mancu ai cani signori, quello può avere tanta fiducia di me... Vedi che queste parole non devi scordarle: quel vecchio una volta li ha chiamati, a tutti al bosco. E ve lo ha detto mio padre, vi ha avvertito che quello che se n'é andato ha lasciato dignità, onestà e ammirazione di tutti e noi la dobbiamo portare a vanti".

    Presidente Rosarnese tra i fermati. C'è anche il presidente della squadra di calcio della Rosarnese, Domenico Varrà, di 56 anni, tra le 30 persone fermate da carabinieri e polizia di Stato contro la cosca Pesce di Rosarno. Dalle indagini è emerso che la Rosarnese, che milita nell’Interregionale, sarebbe stata sotto il diretto controllo della cosca Pesce, un esponente della quale, Francesco Pesce, figlio del boss Antonino, sfuggito all’arresto nell’operazione della scorsa notte, era presidente onorario della società.

    Le persone sottoposte a fermo da parte della DDA di Reggio: Giuseppe Pesce, 56 anni (alias Pecora), Vincenzo Pecora (51) anni, noto come “u paccio” o “u mbriacune”; Francesco Pesce (31), Rocco Pesce (26), Francesco Pesce (23), Rocco Palaia (38), Giuseppe Filardo (42 anni, soprannominato “fifio”), Antonino Tirintino (51), Giuseppe Di Marte (54), Francesco Giovinazzo (30), Antonio Zangari (29), Alberto Petullà (50), Yuri Odierna, 32 anni, milanese; Marco Bassolamento (41 anni, nato a Milano), Rocco Carbone ( 25), Claudio D’Agostino (25), Franco Rao (46 anni, alias “u puffu”), Rocco Rao (49), Rocco Giovinazzo (64), Antonio Arena (45), Domenico Varrà (56), Domenico Fortugno (29), Marco Ferrato (61). Le donne fermate invece sono sette: Angela Ferraro, 47 anni, Giuseppina Pesce (31), Marina Pesce (28), Maria Grazia Messina (68), Maria Grazia Pesce (28), Maria Stanganelli (23), Elvira Moubarakchina, russa di 34 anni.

    Al momento irreperibili: Francesco Pesce (32 anni, soprannominato “testuni”), Marcello Pesce (46anni, detto “ballerino”), Roberto Matalone (33), Giuseppe Pesce (30), Francesco Di Marte (47), Claudio Lucia (45 anni, originario di Como), Giovanni Romano (40 anni, barese), Domenico Sibio (32), Domenico Arena (56), Domenico Leotta (50).

    Il filone di indagini che ha visto impegnata la Guardia di Finanza di Reggio Calabria in collaborazione con lo S.C.I. C.O. di Roma, ha consentito di accertare una forte sproporzione tra l’ingente patrimonio individuato ed i modesti redditi dichiarati dai destinatari del provvedimento e dai componenti dei rispettivi nuclei familiari. In particolare si tratta della ditta individuale Teresa Mazzuoccolo dedita al “commercio all’ingrosso di altri prodotti alimentari”, con sede a Rosarno; dell’emittente radio abusiva, denominata “Radio Olimpia”, con sede in Rosarno; della ditta Individuale Marcello Pesce per la vendita di autovetture. La società è risultata titolare di numerose autovetture (tra cui molte di lusso e di rilevante valore economico). Ed ancora: la Filda Distribuzione di Rocco Palaia, esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di cioccolato e dolciumi”; la ditta individuale Franco Rao, con sede a Rosarno ed esercente l’attività di “vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione” (distributore); numerosi conti correnti ed autovetture intestati ai familiari degli arrestati.

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