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    Rischio tsunami nel Mediterraneo, il vulcano Marsili non dorme

     

    La freccia indica il vulcano Monte Marsili

     

    Rischio tsunami nel Mediterraneo, il vulcano Marsili non dorme

    24 apr 10 Si agitano sulla rete fantasmi di tsnuami e terremoti catastrofici nel mediterraneo. Il la lo dà l’intervista ad Enzo Boschi, presidente di Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) rilasciata circa un mese fa al Corriere della Sera a proposito del vulcano Marsili, il più grande vulcano sommerso d’Europa. Marsili “abita” di fonte la Calabria ed è un mostro lungo 70 chilometri (da Diamante a Lamezia) e largo 30. Alto 3450 metri è tenuto a bada dalla pressione delle acque del Mediterreno che stanno 450 metri sopra la sua punta più elevata. Il vulcano è spento ma all’interno gli studi di INGV e del CNR con la sua nave ocenografica Urania hanno evidenziato segnali degni di nota. Segnali che da millenni vengono emessi. L’unico problema e che il Marsili è sommerso e non può essere tenuto sotto controllo come l’Etna ricoperto da una serie infinita di sensori. Il recente sciame sismico che sta interessando tutto il mediterraneo meridionale però ha portato a focalizzare diverse scosse intorno al Monte Marsili. E da qui le dichiarazioni del prof. Boschi presidente dell’Ingv, ente che monitora i terremoti, che ha lanciato il sua allarme raccolto da un altro noto studioso di cataclismi, il prof. Franco Ortolani, venuto alla ribalta delle cronache con diversi allarmi che riguardano gli ultimi accadimenti, dalla frana di Messina, alla frana in Val Venosta, a finire all’ultima polemica nata a Napoli sul costruendo Ospedale del Mare a rischio vulcanico ed a rischio tsnunami. Tsunami che potrebbe essere generato da un eventuale eruszione del Marsili causata da un probabile cedimento delle pareti. “Potrebbe succedere anche domani” ha affermato il presidente Boschi al Corsera in un articolo del 29 marzo scorso. “Le ultime indagini compiute –spiega- dicono che l’edificio del vulcano non è robusto e le sue pareti sono fragili. Inoltre abbiamo misurato la camera di magma che si è formata negli ultimi anni ed è di grandi dimensioni. Tutto ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe eruttare all’improvviso. La caduta rapida di una notevole massa di materiale scatenerebbe un potente tsunami che investirebbe le coste della Campania, della Calabria e della Sicilia provocando disastri”. A questa dichiarazione il prof. Franco Ortolani ha chiesto, sempre in via mediatica con un'altra intervista, di rendere noti i dati in possesso del presidente Boschi. Ortolani dice che “si potrebbe creare da un momento all’altro una frana sottomarina che, se di grandi dimensioni, potrebbe mettere in moto uno tsunami che si dirigerebbe verso le coste del Tirreno generando un maremoto che non darebbe più di dieci minuti per far evacuare le coste”. Dichiarazione rilasciata al settimanale Mezzoeuro che desta non poche preoccupazioni. Ma visto il tono scientifico delle sue recenti interviste il discorso va a parare sulla necessita di creare un monitoraggio della situazione e non quella di seminare panico o preoccupazioni. “Il dato preoccupante -afferma in una delle sue interviste il prof. Ortolani- è che le aree costiere italiane a rischio da tsunami, già individuate con vari studi, ancora non sono tutelate da interventi strutturali preventivi né da attive misure di monitoraggio, di didattica e protezione civile”. In soldoni servirebbe investire qualche centesimo in più su ricerca e prevenzione dei luoghi interessati perché l'Ingv tiene a sottolineare che: “il vulcano è attivo e potrebbe eruttare all'improvviso. Il problema sono le possibili frane lungo i versanti: il cedimento delle pareti, infatti, muoverebbe milioni di metri cubi di materiale, che sarebbe capace di generare un'onda di grande potenza”. Le probabilità che ciò accada sono abbastanza reali. Ma la alta probabilità della cosa si riferisce ad un periodo di decine di migliaia di anni, quindi è assolutamente probabile che non lo vedremo. Un'esplosione invece è impossibile sia per il tipo di magma che contiene il Marsili sia per la pressione della massa d'acqua sovrastante.

    foto rilievo sottomarino del Marsili

     

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