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    Cavallerizzo, manifestazione di protesta dell'altra metà

     

     

    Cavallerizzo, manifestazione di protesta dell'altra metà

    29 ago 10 Manifestazione di protesta a Cavallerizzo di Cerzeto di alcuni residenti che dicono no alla new town a valle dell'abitato, in pratica l'altra meta' del paese, molti dei quali vivono fuori e non vedono di buon occhio il nuovo abitato. La nuova costruzione in via di ultimazione da parte della Protezione Civile segue l'evacuazione del vecchio paese dopo la frana del 7 marzo del 2005. L'altra metà, invece, degli abitanti aspetta con ansia la cosnegna delle case. Una bicenda di paese che sta dividendo in due fazioni gli abitanti. La manifestazione contro la delocalizzazione dell'abitato e' stata promossa dal Comitato ''Cavallerizzovive''. Per il sindaco di Cerzeto, Giuseppe Rizzo, ''nulla e' stato imposto dall'alto e tutti gli enti locali hanno condiviso la scelta di trasferire l'abitato''

    Questa la nota dell'associazione CavallerizzoVive

    “Ringraziamo intanto il sindaco di Cerzeto, Giuseppe Rizzo, che non solo ci addita in maniera dispregiativa come <infima minoranza> ma impedisce ancora una volta il normale svolgersi di una giornata ecologica a tutela e beneficio del centro storico di Cavallerizzo”. Con queste amare parole di sarcasmo si chiude la giornata di protesta messa in atto dall’associazione Cavallerizzo Vive - Kajverici Rron, tenutasi davanti ai cancelli chiusi, presidiati da una cospicua squadra di carabinieri. “Il sindaco di Cerzeto - incalzano gli associati - dimentica anzitutto di essere il sindaco di tutti ma dimentica una cosa ancor piu’ grave e cioe’ di essere sindaco di una comunita’ italo-albanese che, in quanto tale, e’ giustappunto una minoranza etnico-linguistica tutt’altro che infima”. La giornata di ieri (domenica 29 agosto) si e’ svolta all’insegna di una protesta di grande valore civile, non tanto per il numero dei partecipanti, quanto per la sua qualita’ e il suo portato sociale. Al di la’ dei colori politici, infatti, erano presenti i rappresentanti e le delegazioni di diversi gruppi, associazioni, sindacati e partiti. Alle 10,30 e’ iniziato il raduno davanti ai cancelli che precludono l’accesso al centro storico e, per ordine del prefetto di Cosenza, e’ stato impedito di visitare l’abitato sia alla stampa e sia ai rappresentanti dei gruppi intervenuti. Erano presenti due esponenti della segreteria regionale della Cgil (Delio Blasi per la sezione cosentina e Giuseppe Tiano segretario regionale della Filctem), il consigliere comunale di Corigliano Angelo Broccolo della Sel anche in rappresentanza della comunita’ italo-albanese di Santa Sofia d’Epiro. Ma il movimento che si sta creando attorno alla realta’ di Cavallerizzo sta registrando una sempre piu’ vasta adesione anche da parte dei gruppi di pressione della citta’ di Cosenza. Il palese scippo del territorio messo in atto dalla cricca di Anemone e Bertolaso e’ ormai compiuto ed e’ sotto gli occhi di tutti: non era necessario delocalizzare il paese, non era necessario sperperare milioni e milioni di denaro pubblico da riversare nella colata di cemento che chiamano new town, non era necessario allontanare i cittadini di Cavallerizzo da una realta’ urbanistica intatta nella sua struttura architettonica. Ieri mattina era presente anche Claudio Dionesalvi in rappresentanza delle associazioni che nella citta’ di Cosenza attivano da anni una serie di iniziative contro le scelte scellerate delle istituzioni. Grande partecipazione e’ stata altresi’ registrata dal movimento Controinvasioni di Gianfranco Labrosciano, giunto sul sito della protesta con un gruppo di cittadini del centro storico di Cosenza, anch’esso assoggettato alla violenza delle istituzioni. Una dura presa di posizione contro tale stato di fatto e’ stata assunta anche dal responsabile dell’associazione Forum Ambientalista, Francesco Saccomanno nonche’ dal Comitato Beni Comuni di Cosenza. Impediti da difficolta’ logistiche del momento hanno inviato la propria solidarieta’ sia i gruppi degli aquilani e sia la presidenza regionale di Italia Nostra, i quali hanno comunque garantito la propria presenza durante le attivita’ in programma per le prossime settimane. Non sono mancati episodi di sconforto soprattutto da parte dei cavallerizzioti emigrati che, giunti quest’estate nel proprio paese d’origine per riaprire le proprie case, si sono ritrovati dinanzi alle barricate delle forze dell’ordine. “Anzitutto non e’ vero che tutti hanno accettato la delocalizzazione - afferma l’associazione - poiche’ la decisione di realizzare la new town era gia’ nei programmi della Protezione civile italiana a partire dalle prime ore dell’evento franoso. E cio’ che sosteniamo e’ comprovato dal fatto che in cinque anni e mezzo non e’ stato speso un solo centesimo per mettere in sicurezza il fronte della frana o ripristinare la strada provinciale che, crollata, isola dieci comuni limitrofi”. “Al di la’ delle esternazioni del sindaco - proseguono gli associati - la verita’ e’ che la ricostruzione e’ stata propinata il giorno dopo la frana e cioe’ l’otto marzo 2005 quale unica soluzione possibile, facendo leva sul terrore del momento che aveva colto la popolazione degli sfollati che, si ricorda, non erano la totalita’ dei residenti poiche’ la maggior parte dei cavallerizzioti e’ emigrata. Si ricorda ancora al signor Sindaco che fu lo stesso Bertolaso a dichiarare pero’ in quella circostanza che <se il paese non si muovera’ per i prossimi tre anni, allora potrete tornare nelle vostre case>. Di anni ne sono trascorsi quasi sei e il governo italiano continua a prorogare uno stato di emergenza utile solo a Bertolaso per agire al di sopra delle leggi dello Stato. In questa vicenda si sono arricchite soltanto un po’ di imprese del nord che, a botte di consulenze, progetti, assunzioni clientelari ed emolumenti vari, hanno risucchiuato oltre 120 milioni di euro dalle casse pubbliche (70 solo per la new town, il resto per sovvenzioni agli sfollati). Nella frana sono rimaste coinvolte solo una trentina di case ma loro hanno deciso di costruirne trecento. E che il paese non si muove e’ comprovato dai risultati delle sonde Gps installate dall’ingegner Gabriele nell’ambito del progetto Amamir”. Ma l’azione truffaldina dello Stato va ben oltre ogni immaginazione, se si pensa che per foraggiare le imprese della cricca il governo piega alla causa delle new town persino iniziative nobili come l’otto per mille. Con il pretesto di intervenire sulla frana, Gianni Letta firma infatti un decreto del presidente Berlusconi col quale destina 2,5 milioni di euro alle imprese della cricca. Pertanto il signor Sindaco farebbe meglio a zittire se non e’ capace di comprendere le motivazioni della protesta. D’altro canto egli sa benissimo che tra qualche tempo diverra’ unico proproetario dell’intero insediamento della new town, dove dovra’ destinare cospicui fondi comunali per la realizzazione delle opere di urbanizzazione. Sa benissimo che a fine anno le case non verranno consegnate. Egli stesso ha approvato e siglato il bilancio triennale col quale proroga fino al 2012 la dazione del contributo agli sfollati. Sa benissimo pure che chi accettera’ di abitare nella new town trasferira’ al Comune la proprieta’ della casa del centro storico. Ecco allora che si profilano opachi interessi sullo sfondo di questa amministrazione comunale che s’inventa un assessorato alla ricostruzione al solo scopo di gestire l’enorme patrimonio immobiliare cui, di qui a qualche tempo, il Municipio sara’ proprietario. Ma sappia il sindaco che l’associazione Cavallerizzo Vive non si ferma qui e che il malaffare portato a compimento dalla cricca finira’ presto nelle mani della magistratura cosentina.

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