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    Proiettato a San Lucido il corto di Tricoli “Il battito del perdono”

     

     

    Proiettato a San Lucido il corto di Tricoli “Il battito del perdono”

    12 ago 10 Un’ulteriore tappa della Kermesse “cinque chiacchiere a San Lucido..di libri e dintorni calabresi” ha riempito la piazzetta Ma’ Saverio nel suggestivo centro storico della cittadina che ospita le iniziative culturali delle associazioni NeoMedi e Mediterranei d’Europa. Gli organizzatori hanno pensato di proiettare un cortometraggio di un giovane regista calabrese Francesco Tricoli dal titolo “il battito del perdono”. Sin nel titolo si coglie la profondità e la delicatezza del tema affrontato: l’aborto, come dramma umano ed esistenziale, la difficoltà di giungere all’autoassoluzione tra i meandri della psiche femminile e in questo percorso il conflittuale, ma infine liberatorio, rapporto con la fede e con Dio. I lavori sono stati aperti dal presidente dell’associazione Mediterranei d’Europa Emilio Sirianni che ha riconfermato la sua soddisfazione per il buon successo che le iniziative stanno riscuotendo, Sirianni ricorda il valore del dialogo e del confronto anche quando si parta da posizioni opposte, ascoltarsi permette un arricchimento enorme perché la cultura non è mai unilaterale soprattutto quando si affrontano temi delicati e difficili come quello del film. Dopo la proiezione del corto che ha visto il pubblico rapito in un’emozionante compartecipazione al dramma di Sara, la protagonista, la parola va’ al regista. Tricoli racconta come nel suo film ci siano due donne di epoca diversa che si trovano nella stessa situazione che affrontano in modo differente: l’adultera Sara del vangelo di Giovanni, condannata alla lapidazione perché incinta ma salvata da Cristo con la celebre frase “chi non ha peccato scagli la prima pietra” e una Sara moderna che, incinta, dinanzi al rifiuto del suo compagno decide di abortire, mentre la Sara del Vangelo aveva scelto di tenere il bambino nonostante tutto. Il tema del corto potrebbe essere il coraggio ma sarebbe anche difficile rispondere alla domanda ‘chi è stata la più coraggiosa’? La Sara moderna vive un profondo dramma perché non riesce a perdonarsi e solo con l’aiuto della fede ritrovata e di un giovane sacerdote riuscirà a ritrovare un po’ della perduta serenità. Il perdono è un percorso difficile, perdonare se stessi a volte è impossibile. Ma la sofferenza è necessaria per accedere al perdono? Qual è il complesso meccanismo che fa sì che la mente umana leghi indissolubilmente il concetto atavico di colpa-sofferenza-espiazione-perdono? Il sacerdote di San Lucido Don Massimo Iacoianni sottolinea come spesso siamo portati alla facile condanna dimenticando la frase di Giovanni XXIII per cui c’è differenza tra l’errore e l’errante. Per il dott. Pentimalli, ginecologo affermato e impegnato sul fronte della bio-etica, ci sono alcune cose nel corto che non condivide come la frase “ho ucciso il mio bambino”, con l’aborto, dice il ginecologo, non si uccide nessuno perché l’embrione non è ancora una vita e la società continua a demonizzare il medico che, però, spesso diventa l’unico punto di riferimento per la donna che sceglie questa via traumatica. Oggi- continua Pentimalli- si tuona tanto contro il relativismo ma si dimentica che il contrario è l’assolutismo, anche solo di pensiero, che è antistorico in quanto neanche i valori della Chiesa sono in assoluto i valori predicati da Cristo. Relativizzare significa storicizzare. Anche il Senatore Bruno, presidente di NeoMedi, ci tiene ad intervenire sul tema affermando che sì, il tema nel corto è trattato in modo violento ma va oltre il punto di vista religioso: è la storia personale di una donna che vive una profonda lacerazione che il medico non può e non potrà mai comprendere in pieno. Questo dramma c’è a prescindere dalla fede. La sofferenza cristiana per eccellenza è il martirio del Figlio di Dio che però non si riduce ad un messaggio di morte oppressivo, si evince dalla vicenda umana di Cristo e dalla vicenda di Sara nel corto un messaggio d’amore e di vita, di rinascita, valori che ancora farebbero bene alla nostra società così ripiegata su se stessa. Non mancano naturalmente i saluti del sindaco insieme ad una breve riflessione sul tema trattato con tanto fervore, per il sindaco Staffa il corto va letto anche in chiave laica senza generalizzazioni sulla diatriba fede-scienza che il corto non affronta. Molti sono gli interventi, anche forti, durante la serata e spesso si incontrano posizioni molto distanti fra loro in un interscambio ricco e allo stesso tempo disarmante data l’impossibilità di arrivare ad una risposta definitiva, gli interrogativi possono solo aumentare, le coscienze interrogarsi…E’ Don Emilio Aspromonte, vicario episcopale per l’apostolato laico, a concludere il dibattito. Anch’egli sa di non poter dare risposte ma ribadisce la sacralità della vita e dell’amore. Il perdono è in grado di cambiare la nostra vita, è un gesto catartico, un avvicinarsi a Dio. Ma il dibattito non si può chiudere, ci resta impresso il volto di Sara straziato dalle lacrime, le lacrime di tutte le donne che, a prescindere dalle convinzioni di ognuno di noi, soffrono nel chiuso del loro cuore la pena di un aborto. Ci resta impresso il fiore bianco che riesce a spezzare il sasso lanciato per la lapidazione, la mano tesa di Cristo che, con sapiente regia, è la stessa mano del sacerdote che la Sara di oggi incontra sul sagrato della Chiesa. Forse il cortometraggio andrebbe rivisto più volte e più volte meditato pur sapendo che ci sono emozioni nel cuore di una donna inintellegibili per la mente e la razionalità. Aver voluto parlarne è solo un modo per attirare l’attenzione, per risvegliare le coscienza, l’autocritica sulla faciloneria delle nostre convinzioni e condanne…

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