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    Beni per 10 milioni sequestrati dalla Finanza alla cosca Alvaro

     

     

    Beni per 10 milioni sequestrati dalla Finanza alla cosca Alvaro

    03 ago 10 Un'operazione della Guardia di finanza per l'esecuzione di un sequestro di beni per un valore di dieci milioni di euro ritenuti riconducibili a presunti esponenti della cosca della 'ndrangheta Alvaro, di Sinopoli è stata portata a termine questa mattina in provincia di Reggio Calabria . Il sequestro e' stato disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Dda. I beni oggetto del provvedimento sono quattro ville nel comune di Melicuccà. Il sequestro di beni, eseguito dal Nucleo di polizia tributaria di Reggio Calabria, rappresenta il seguito dell'operazione Matrioska, che il 12 maggio scorso portò all' esecuzione di un analogo provvedimento sempre contro la cosca Alvaro, alla quale nel solo 2010 sono stati sottratti beni per un valore complessivo di trenta milioni di euro.

    I beni oggetto del sequestro sono di proprietà del nucleo familiare di Domenico Alvaro, 77 anni, condannato in primo grado a tre anni di reclusione per avere favorito la latitanza del boss Carmine Alvaro, 57 anni, considerato il capo della cosca. L'ingente patrimonio immobiliare, riferisce la Guardia di finanza, abilmente occultato in zone difficilmente accessibili e mai catastalmente dichiarato, è stato individuato dai finanzieri attraverso il controllo economico del territorio, effettuato anche attraverso sorvoli con velivoli in dotazione al Corpo. Due delle unità immobiliari erano già state occupate dai familiari di Domenico Alvaro, mentre le altre due sono in avanzata fase di ultimazione.

    beni sottoposti a sequestro:
    n. 1 abitazione di tipo signorile, costituita da un piano terra (esteso ben oltre 100 mq), con soprastante terrazzo, edificata su un terreno, intestato al proposto ed alla propria consorte convivente, risultata nella disponibilità del loro figlio Antonio (coniugato con IANNACI Rosa);
    n. 1 villa in corso di costruzione (su 3 piani f.t., ciascuno esteso oltre 200 mq), di elevato valore e pregio già nello stato in cui è stata rinvenuta, edificata su un terreno intestato al proposto ed alla propria consorte convivente;
    n. 1 villa costruita su 3 piani f.t. (ciascuno esteso oltre 150 mq), con annesso giardino, edificata su uno dei terreni già sequestrati ai terzi interessati ALVARO Carmine ed ALVARO Giuseppe (figli del proposto) in data 12.5.2010, risultata nella disponibilità della loro sorella Giuseppa (coniugata con CAMBARERI Carmine);
    n. 1 villa in corso di costruzione (su 3 piani f.t., ciascuno esteso oltre 150 mq), edificata su uno dei terreni già sequestrati ai terzi interessati ALVARO Carmine ed ALVARO Giuseppe (figli del proposto) in data 12.5.2010.

    I provvedimenti – emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta dalla locale Procura Distrettuale Antimafia, eseguiti nel comune di Melicuccà – fascia aspro montana del versante tirrenico reggino - riguardano il nucleo familiare di Domenico Alvaro 73 anni, appartenente all’omonimo gruppo criminale, condannato, in primo grado, a tre anni di reclusione per aver favorito la latitanza del boss Carmine Alvaro 57 anni, capo carismatico dell’omonimo consorteria ‘ndranghetistica. Con il sequestro odierno, il valore complessivo dei beni sottratti, nel corso dell’anno, dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, alla cosca Alvaro di Sinopoli raggiunge i 30 milioni di euro. Gli accertamenti dei militari partono dal 2009, a carico di diciassette soggetti coinvolti nell’operazione “Virus”, condotta dalle forze di polizia reggine. Si inizia, dunque, da un ristretto numero di persone e si ricostruiscono le ramificazioni che portano al coinvolgimento di centododici individui. Il 7 aprile scorso, il Tribunale di Reggio Calabria ha condannato in primo grado gli esponenti della cosca Alvaro, inteso “carni i cani”, nell’ambito dell’inchiesta “Virus”. In quella circostanza a Carmine Alvaro, classe 1953, detto “u cupertuni”, sono stati inflitti sei anni di reclusione per associazione mafiosa. Arrestato nel 2005, Alvaro è ritenuto il capo indiscusso del clan. La forza del clan Alvaro è, peraltro, cristallizzata anche nelle inchieste “Arca”, “Cent’anni di storia”, oltre che “Virus”: nel covo di Carmine Alvaro, inoltre, venne rinvenuto il bastone del comando, ceduto, secondo gli inquirenti, proprio da Domenico Alvaro, classe 1937. Nella prima fase dell’operazione, Matrioska figure chiave sono state ritenute quelle di Felice Antonio Romeo, operaio forestale e di Maurizio Grillone, commercialista, attualmente in stato di libertà, che avrebbe gestito il riciclaggio di valuta estera, in particolare a Budapest, in Ungheria. Sarebbero loro i “colletti bianchi” della cosca. In particolare, l’applicazione della normativa antimafia in tema di misure di prevenzione ha portato oggi al sequestro di quattro fabbricati di notevole pregio siti nel Comune di Melicuccà. L’ingente patrimonio immobiliare, oggi sequestrato, abilmente occultato in zone difficilmente accessibili e mai catastalmente dichiarato, è stato individuato dai finanzieri attraverso il controllo economico del territorio effettuato anche a mezzo di sorvoli con velivoli ad ala rotante in dotazione al Corpo. Due delle unità immobiliari in argomento sono già occupate dai familiari del prevenuto, le restanti due sono, invece, in avanzata fase di ultimazione. Gli ulteriori accertamenti economico-patrimoniali condotti su alcuni dei figli di Domenico Alvaro, ed in particolar modo nei confronti di quelli che sono risultati avere la disponibilità dei fabbricati sottoposti a sequestro, hanno permesso di accertare un’evidente sproporzione nel rapporto “redditi/tenore di vita” dei medesimi. In virtù di tali incongruenze, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro di tali immobili in quanto anch’essi ritenuti, così come quelli sequestrati lo scorso 12 maggio, nella indiretta indebita disponibilità di Domenico Alvaro, percettore di redditi di natura agraria ed assistenziale di modesta entità, palesemente inadeguati a soddisfare, da soli, tali esosi investimenti immobiliari, oggi in sequestro. Gli sforzi sinergicamente condotti dalla magistratura e dalla Guardia di Finanza per giungere all’operazione di oggi riaffermano, ancora una volta, l’importanza dell’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati dalla criminalità organizzata, quale arma efficace per contrastarne il potere e tutelare il fragile tessuto economico reggino.

     

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