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    Dirty Soccer: Campionati a rischio, evoluzioni devastanti. DDA indaga su commissioni Figc

     

    Dirty Soccer: Campionati a rischio, evoluzioni devastanti. DDA indaga su commissioni Figc

    20 mag 15 Presidenti, dirigenti, giocatori, 13 club di Lega Pro e 4 di serie D fino a ieri, più le "new entry" Salernitana (neo promossa in serie B), Benevento e Ascoli. In tutto sarebbero oltre 70 le persone coinvolte nell'operazione 'Dirty Soccer', nuova bufera a base di scommesse scatenatasi sul calcio italiano. In base alle diecimila intercettazioni effettuate, ci sono nomi e partite sotto inchiesta e match per i quali sarebbe già stato accertato un condizionamento. Ma cosa rischiano le squadre ed i dirigenti coinvolti nell'inchiesta? Molto dipenderà dai capi d'imputazione, e dall'applicazione del concetto di responsabilità diretta e/o oggettiva. Secondo l'avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo, "le conseguenze per il sistema, che ora rischia di implodere, sono devastanti, questa indagine rispetto alle altre e' condotta dall'Antimafia e questo la dice lunga sulla portata dell'inchiesta, con 1.267 pagine di atti quando l'altra inchiesta sul calcioscommesse, quella di Cremona, ne ha poche centinaia. I campionati minori sono fortemente a rischio, aspettiamoci un'ondata di retrocessioni, esclusioni e radiazioni. Tutto ciò certifica lo stato comatoso di campionati come Lega Pro e serie D. E fatemi anche dire che è stata una scelta folle, anche se non è dipesa dal mondo del calcio ma da chi voleva far aumentare le entrate dello Stato, quella di quotare e quindi 'aprire' alle scommesse le partite del torneo di serie D, quindi di dilettanti, che così è stato esposto ad attacchi e virus letali che ne hanno eroso la credibilità. Dopo aver visto che c'erano legami tra la malavita organizzata e alcuni presidenti cu sarà ancora chi scommette su queste partite o va a vederle?". Oggi il nuovo codice di giustizia sportiva prevede per la responsabilità diretta di un club la retrocessione all'ultimo posto in classifica del campionato di competenza, e la non assegnazione o la revoca del titolo di campione nel caso la società in questione abbia vinto il torneo a cui ha partecipato. Di base c'è il concetto che l'idea è che le penalizzazioni debbano comunque essere "afflittive", ovvero incidere in maniera pesante sulla classifica e sui risultati ottenuti. In ogni caso, per ciò che riguarda la responsabilità oggettiva, viene prevista la possibilità di graduare la sanzione a seconda della gravità dei casi. Si va dalla penalizzazione di uno o più punti in classifica alla retrocessione all'ultimo posto o l'esclusione dal campionato di competenza. In base a tutto ciò, c'è quindi il teorico rischio di dover riscrivere le classifiche di qualche campionato, senza dimenticare che nel frattempo si giocano playoff e playout con la presenza di alcuni dei club coinvolti, come dire ulteriori complicazioni per il processo della giustizia targata Figc. Il lavoro che attende Palazzi, il quale ha già chiesto gli atti alla Procura di Catanzaro, è immane, ma il procuratore federale non può sentire chi è stato arrestato o si trova ai domiciliari. Logico che si tratti di una volata contro il tempo, perché i processi sportivi vanno conclusi entro fine luglio, ovvero prima che vengano fatti i calendari e i gironi, altrimenti l'inizio dei campionati di Lega Pro e serie D rischia di slittare. Tornando al capito rischi, tutto è chiaro quando si tratta di illecito sportivo accertato: i dirigenti e i tesserati che vengano riconosciuti responsabili di questo reato sono soggetti a sanzioni che possono andare dall'inibizione alla squalifica minima di tre anni. E' prevista anche la possibilità della radiazione. Più lievi le sanzioni per omessa denuncia: si rischiano pene pecuniarie o, nel caso di calciatori e tecnico, di stop per alcuni mesi.

    Attenzioni della DDA su Commissione Figc. Sono concentrate anche su un presunto componente di una "commissione" della Figc le attenzioni dei magistrati della Dda di Catanzaro che coordinano le indagini sul calcioscommesse. Materiale è stato acquisito in Federazione per giungere all'identificazione del personaggio che emerge da un colloquio intercettato tra Mauro Ulizio, direttore generale di fatto della Pro Patria, ed il figlio Andrea, ex giocatore della stessa squadra nella quale, scrive il pm nel decreto di fermo, "il padre esaltava la sua conoscenza con quest'altro venduto che farebbe parte della Figc". Parlando della squalifica rimediata da Andrea Ulizio per uno schiaffo ad un avversario nella gara persa per 3-1 con la Cremonese e, secondo l'accusa, venduta dai due insieme ad altri calciatori e all'allenatore della Pro Patria, Mauro si vanta di avere ottenuto una condanna mite. "Hai capito - dice Mauro Ulizio al figlio - di una giornata ti hanno dato si? non lo uso mai questo qua che stà nell'ufficio ... Sai chi, sai chi me l'aveva presentato questo qua? ti ricordi quell'attaccante di colore che era a Porto Corallo, come si chiama? Aziz eh! me l'ha presentato lui! questo fa parte della commissione dei, della Figc che lavora anche a livello di Champions League, Serie A!".

    Controlli in un albergo non svelano combine. "No no, non è una combinazione Mauro Ulizio: no no, non è combinazione". "Non è una combinazione?", "No". Il dialogo, intercettato, risale al 17 gennaio, dopo un controllo casuale dei carabinieri in un albergo di Milano dove, secondo la Dda di Catanzaro, si stava organizzando la combine della partita di Lega Pro tra la Pro Patria ed il Pavia. A parlare sono Mauro Ulizio, direttore generale di fatto della Pro Patria e Massimiliano Carluccio, dirigente di fatto della Pro Patria. È Ulizio a dirsi certo che il controllo non sia una combinazione. "La vigilia della gara truccata - è scritto nel decreto di fermo del pm della Dda di Catanzaro Elio Romano - era guastata da un imprevisto che metteva in agitazione il gruppo criminale, allorché la riunione tra gli indagati presso l'hotel 'Idea' era violata dalle Forze dell'Ordine. I complici ne davano notizia ai compari lontani dall'albergo con malcelata apprensione". Ulizio, avvertito telefonicamente di quanto stava avvenendo, scrive il pm, "non sembrava colto di sorpresa dall'apprendere che la riunione di combine fosse stata turbata dalle forze di polizia, dicendosi certo che il controllo non era pura casualità. Come facesse a dirlo, perché informato ovvero indotto dalla coscienza di coltivare pratiche delittuose senza pudore, non è possibile dire". All'incontro erano presenti Raffaele Pietanza e Marcello Solazzo, uomini di fiducia di Carluccio, e Ala Timosenco, tutti sottoposti a fermo, e Gimmi Annis, altro uomo di fiducia di Carluccio, indagato in stato di libertà. Nella zona, ma fuori dall'albergo, c'era anche Alberto Scarnà, sovrintendente di Polizia in servizio alla Questura di Ravenna e indicato dagli investigatori come uomo di fiducia di Fabio Di Lauro, l'ex calciatore e imprenditore indicato dagli investigatori come il vertice dell'organizzazione dedita a truccare le partite del campionato di Lega Pro. (ANSA).

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