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    Partite Truccate, Buffone denuncia combine tra società. Bellavista "Ne uscirò pulito"

     

     

    Partite Truccate, Buffone denuncia combine tra società. Bellavista "Ne uscirò pulito"

    16 giu 11 C'erano i contatti tra calciatori e calciatori, calciatori e scommettitori. Ma c'erano anche contatti tra società e società con l'obiettivo di tentare di truccare le partite. E' quanto emerge dall'interrogatorio davanti al gip del tribunale di Cremona Guido Salvini di Giorgio Buffone, direttore sportivo del Ravenna, uno dei personaggi chiave dell'inchiesta cremonese sulle partite truccate. Buffone parla di tre formazioni: Ravenna, Verona, Alessandria - che, nel campionato appena concluso, hanno giocato nello stesso girone della Lega Pro al quale era iscritta la Cremonese. Buffone parte da Verona-Ravenna. "C'é stato un approccio non da parte del Verona, più da parte mia a livello bonario, cioé capire se c'era predisposizione dall'altra parte".
    Chiede il gip: un approccio con chi? "C'é stato un collega, però voglio dire, non è scritto".
    Salvini insiste: "Con un collega del Ravenna?", "No, no".
    Domanda: "Del Verona?". Risposta: "Del Verona! Però è stato, non c'entra niente lui, nel senso che io ho fatto capire che ci poteva essere una soluzione se gli poteva interessare, questo ha detto di no, e quindi...". "Che non ha avuto nessun esito, va bene", sintetizza Salvini. E l'altro: "... e quindi, non è stato neanche portato avanti, voglio dire". A questo punto il giudice volta pagina: "Per quanto riguarda Alessandria-Ravenna, invece, è successo qualcosa?". In questo caso la risposta è affermativa e Buffone ricostruisce con dovizia di particolari come sono andate le cose. "Sì, è successo che, la settimana prima - adesso non mi ricordo bene il giorno, ma credo la settimana prima - mi chiama, ritornando credo da una trasferta, e quindi era una domenica sera, probabilmente. Tornando da una trasferta mi chiama il presidente dell'Alessandria...". "Veltroni Giorgio?", chiede il gip. ".... Veltroni, sì. Mi chiama e mi dice come siamo andati o meno, come siamo andati, e gli ho detto: 'ah, domenica prossima incontriamo...''. "Si giocava", traduce Salvini. E Buffone: "... 'giochiamo, presidente - gli ho detto . 'Faccia una riflessione sulla partita di domenica, faccia una riflessione, adesso parola, termine più o meno, adesso non è che... faccia una riflessione. Lui mi ha chiamato dopo, non so se un giorno, due, non so, perché non è che me li ricordo, anche se questo l'ho letto, però non è che mi posso ricordare i giorni!". Il gip vuole andare a fondo: 'E la riflessione che termini, che esiti ha avuto?'. Questi, secondo il ds del Ravenna: "Ci siamo incontrati, lui mi ha chiesto, io pensavo anche che mi incontrasse, anche per il fatto, siccome l'Alessandria era ai vertici, noi comunque venivamo anche se avevamo perso, credo, a Verona, era nella partita dopo che ... a Verona poi avevamo fatto una buona gara, può darsi che magari si poteva, poteva anche chiedermi magari che un pareggio poteva anche andare bene, insomma, ecco. Invece, mi aveva chiesto che voleva...". "Vincere?", chiede il gip. "... ed allora - continua Buffone - gli ho detto: 'Se vuoi vincere, fammi capire come vuoi vincere', lui mi aveva offerto 50mila euro, allora io ho risposto: '50mila euro, te ne offro io 100 ma era un modo di dire, dove vai uno perde una partita per 50mila euro?''. "Troppo poco", conviene Salvini. Esatto. "Cioé, voglio dire - riprende Buffone - non ha senso, anche perché noi vincendo quella partita ci saremmo messi poi nel discorso dei prof... insomma, voglio dire!".

    Bellavista: ne uscirò pulito. "Sicuramente ne uscirò pulito perché non c'entro niente con quanto è stato scritto ed è stato detto, magari ne parleremo in una seconda fase, quando potrò pronunciarmi". Sono parole di Antonio Bellavista, ex capitano del Bari, intervistato dal Tg1, alla sua uscita dal carcere di Cremona per andare agli arresti domiciliari, dopo essere stato arrestato il primo giugno scorso nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Cremona sulle partite truccate. "Ho passato veramente quindici giorni d'inferno", ha detto il calciatore a proposito della sua permanenza in carcere, prima di andarsene con la sua compagna.

    Procuratore Palazzi domani a Napoli incontra PM. Il procuratore della Figc Stefano Palazzi sarà domani a Napoli dove incontrerà, nella sede della procura al Centro Direzionale, il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo e i pm Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa, titolari di una inchiesta sul calcioscommesse. Si tratta delle indagini scaturite da accertamenti sulle attività di riciclaggio del clan D'Alessandro di Castellammare di Stabia e che hanno portato alla scoperta di presunti episodi di incontri di calcio truccati, della Lega Pro, ma anche di campionati delle serie superiori e di tornei esteri. A Palazzi di recente sono stati già trasmessi alcuni atti dai magistrati di Napoli. Domani l'incontro servirà anche a fare il punto della situazione e, probabilmente, a esaminare i recenti sviluppi investigativi.

    Domani Paoloni dai Giudici. Tornerà domani davanti ai magistrati cremonesi Marco Paoloni, l'ex portiere della Cremonese e poi del Benevento in carcere dal primo giugno per l'inchiesta sulle partite truccate. Il gip Guido Salvini, infatti, vuole vederci chiaro prima di valutare la sua richiesta di scarcerazione. Non l'ha convinto l'interrogatorio di qualche giorno fa, davanti al procuratore Roberto Di Martino, in cui il calciatore ha minimizzato il suo ruolo nel giro degli scommettitori ma, soprattutto, ha negato di aver somministrato il tranquillante Minias ai compagni di squadra prima di Cremonese-Piacenza del 14 novembre del 2010. La ricetta per l'acquisto del farmaco è datata 13 novembre ed è per la moglie del portiere, Michela, su carta intestata del dentista Marco Pirani, anch'egli arrestato. Il giudice vuole chiarire questo episodio per capire quanto c'é di vero nel resto delle dichiarazioni di Paoloni che ha sostenuto di aver sì promesso di truccare le partite perché indebitato ma, in campo, di aver giocato sempre al meglio. La brutta storia della ricetta è così raccontata da Massimo Erodiani, titolare di agenzie di scommesse pescarese, ora ai domiciliari, davanti a Salvini, il 3 giugno scorso, così come é stato trascritto l'interrogatorio. "'Ho detto 'ma siete pazzi!' io veramente gli ho detto 'ma siete pazzi veramente!'. Pirani rispose 'No, no, ma tanto e' intestato a nome della moglie a me non mi fanno niente...': 'Gli ho detto che me la dai a fare a me, a questo punto manco a farmela vedere' - racconta Erodiani -. Lui mi disse 'no, siccome oggi pomeriggio io c' ho da faré non so se c'aveva un convegno, un qualcosa del genere 'se ti dovesse chiamare che gliene serve ancora glielo mandi'". Ha saputo che cosa ne aveva fatto? "Dopo sì - ha risposto Erodiani - l'ho saputo, ma l'ho saputo da Paoloni, l'ho saputo da Paoloni perché mi ha chiamato che disse che il lunedì o il martedì subito dopo la partita, gli fecero fare le analisi, mi chiese ed io gli ho detto 'Marco tu stai ... dalla mia ignoranza, pero' gli ho detto 'secondo me, ti sei messo in un bel casino, che cosa hai combinato?''. La settimana prossima nuova tornata di interrogatori, mentre il capitano dell'Atalanta, Cristiano Doni, indagato a piede libero, tramite il suo legale, Salvatore Pino, fa sapere di voler presentarsi al più presto dai magistrati. "Abbiamo già manifestato la nostra intenzione di rendere l'interrogatorio - he detto l'avvocato - al fine di chiarire l'estraneità del calciatore ai fatti oggetto di indagine, e di tutelarne l'immagine che rischia ormai di venire irrimediabilmente compromessa".

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