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    Partite trucccate, Figc: no ad omertosi, Erodiani gola profonda

     

     

    Partite trucccate, Figc: no ad omertosi, Erodiani gola profonda: Siena pagò Sassuolo

    05 giu 11 Inasprimento delle pene per le scommesse e l'illecito sportivo, e soprattutto tolleranza zero contro l'omertà, ovvero i casi di omessa denuncia, con un aumento delle sanzioni. Sono alcune delle misure allo studio della Federcalcio, dopo lo scandalo del calcioscommesse. Le linee della modifica del codice di giustizia sportiva ai capitoli 'scommesse' e 'illecito sportivo' (artt. 6 e 7) saranno annunciate domani dalla Federcalcio in Giunta Coni, e poi discusse dal consiglio federale in programma giovedì prossimo. La Figc indicherà anche la via di un processo sportivo dall'iter accelerato e dai termini abbreviati, nella tutela dei diritti di difesa. Dopo l'incontro di questa mattina tra Abete, Petrucci e Pagnozzi, un comunicato congiunto di Coni e Federcalcio ha ribadito l'esigenza di una "maggior collaborazione con gli organi dello Stato", e la stessa esigenza sarà ribadita domani in Giunta Coni.

    Erodiani gola profonda: Siena pagò Sassuolo. Il Siena avrebbe pagato direttamente i giocatori del Sassuolo per vincere la partita (poi finita 4-0). E' quanto emerge dalle carte dell'inchiesta sul calcio scommesse della procura di Cremona, per la quale sono già finite in carcere 16 persone, tra cui Beppe Signori. Dopo l'Atalanta, la cui posizione si sarebbe aggravata dopo le ammissioni degli indagati nel corso dell'interrogatorio di garanzia, ora è il Siena che viene chiamato direttamente in causa da uno degli arrestati, quel Massimo Erodiani ritenuto dagli inquirenti una figura centrale dell'intera inchiesta. "Erodiani affermava che il Siena - scrive il Gip Guido Salvini - aveva pagato da parte sua altri giocatori del Sassuolo". Parole contenute nella telefonata che è riportata nelle carte, del 24 marzo 2011, tra Erodiani e Marco Paoloni, in cui quest'ultimo sottolinea che se le cose stanno così è inutile andare avanti nel tentativo di trovare un accordo con i giocatori del Sassuolo e pagarli.
    Erodiani: "Comunque si vocifera che hanno preso pure i soldi dal Siena eh"
    Paoloni: "ah si?"
    Erodiani: "Sì"
    Paoloni: "addirittura..."
    Erodiani: "quindi vedi un po' quindi".
    Paoloni: "allora se è cosi lasciamo perdere, cioé nel senso senza che pure glieli devi dare agli altri".
    A chiamare il causa la società è anche Antonio Bellavista, l'ex capitano del Bari finito in carcere. "Erodiani chiedeva a Bellavista se avesse sentito anche i giocatori del Siena - scrive il Gip - e questi rispondeva che stava cercando di contattarli. In particolare aveva chiamato Stefano Bettarini affermando che il Siena si era mosso di persona e che al momento i giocatori del Sassuolo d'accordo erano Quadrini, il portiere e il centrale".
    "In assenza di elementi nuovi, assistiamo con profondo sconcerto all'amplificazione di dichiarazioni già conosciute da cinque giorni e peraltro del tutto inattendibili. Rimaniamo fiduciosi che la magistratura consenta di cancellare ogni ombra e metta finalmente termine a questo infondato clamore mediatico sul Siena". Così la società toscana replica alla notizia secondo cui Erodiani avrebbe rivelato che il Siena avrebbe pagato direttamente i giocatori del Sassuolo, affermazioni contenute nelle carte dell' inchiesta della procura di Cremona.

    Legale Paoloni "Caduto in giro più grande di lui". Marco Paoloni "é finito in un giro più grosso di lui", ha "peccato di ingenuità" e per questo si ritrova in carcere. Più legge le carte dell'inchiesta sul calcioscommesse e più l'avvocato Emanuela Di Paolo - che assiste il portiere della Cremonese e poi del Benevento al centro dell'indagine della procura di Cremona - si convince che se ci sono responsabilità di Paoloni sono dovute principalmente a due fattori: soffrire di "dipendenza da gioco" e, soprattutto, "essersi fidato e affidato a qualcuno da cui invece sarebbe dovuto rimanere lontano". Il portiere sarà sentito venerdì dal pm De Martino e in quell'occasione parlerà, a differenza di quanto fatto davanti al Gip. Perché quel che più preme al giocatore in questo momento è uscire dal carcere. "Ha gli occhi sempre lucidi, è preoccupato per la moglie e la figlia - ripete l'avvocato - perché sa di aver rovinato tutto". "Cercheremo di fare chiarezza sulle parole che avrebbe detto nelle telefonate - sottolinea poi il legale - e nel caso emergano delle responsabilità chiederemo dei provvedimenti conseguenti". L'avvocato Di Paolo non entra nei dettagli dell'inchiesta, ma lascia intendere quel che i magistrati sospettano da tempo: in decine di occasioni Paoloni ha millantato di poter far pressione su giocatori e squadre, anche di serie A. Ma in realtà non aveva alcun contatto. Ad attendere le spiegazioni del marito c'é soprattutto Michela, la giovane moglie che dopo aver scambiato uno sguardo con lui nei corridoi della procura di Cremona, si è chiusa in casa dei genitori a Civitavecchia. "Per proteggere mia figlia, che è una bambina di soli tre anni che continua a chiedere di suo papà". Ma secondo lei perché Marco è finito in quel giro? "Non lo so, non so nulla - risponde - Voglio capire anche io cosa è successo". Ma lei non aveva capito la situazione di suo marito?. "Dobbiamo ancora vedere tutto - si limita a dire Michela - abbiate un po' di pazienza, soprattutto per la bambina. Dobbiamo ancora capire".
    "Mi hanno chiesto se Paoloni era la mente, Paoloni non può essere la mente, trascinato in una cosa più grande di lui. E' un ragazzo buono e ingenuo che ha il vizio delle scommesse". L'ex tecnico della cremonese, Leonardo Acori, ha raccontato a 'Sfide', la trasmissione di Rai 3 nella puntata in onda domani, la sua impressione sul portiere al centro del nuovo scandalo del calcioscommesse. "Non è che faceva scommesse e millantava di aver parlato con giocatori con cui non ha mai parlato - ha ribadito l'allenatore che sedeva sulla panchina del club lombardo quando Paoloni sabotò le borracce dei suoi compagni con il sonnifero il 14 novembre scorso -, quando siamo andati a giocare a Ferrara ha parlato con Cattaneo, non ci credo affatto, sono convinto che non ha parlato con nessuno". E in merito a quella gara Acori dice che è stato "scioccante perché si era intravisto qualcosa, però non pensavo fino a questo punto, non pensavo mai che un giocatore potesse dopare in senso negativo i propri compagni, non pensavo che Paoloni, che ha avuto qualche difficoltà anche durante la partita, potesse fare di proposito a subire questi gol strani, e quindi non ho mai pensato che era una cosa un po' decisa a tavolino".

    I clan giocarono Napoli Parma. Alla fine del primo tempo di Napoli-Parma dell'anno scorso, i clan della camorra puntarono forte sulla sconfitta dei padroni di casa. E vinsero: l'incontro finì 3-2 per gli emiliani. E' quanto emerge da una informativa del giugno scorso che i carabinieri di Castello di Cisterna hanno consegnato alla direzione distrettuale antimafia della procura di Napoli. Nell'informativa - anticipata da 'Il Mattino' e "Il Messaggero" - si riporta l'episodio relativo alla gara giocata al San Paolo il 19 aprile 2010. "Questa pg (polizia giudiziaria, ndr) veniva a conoscenza, attraverso quanto rilevato da fonte fiduciaria già giudicata attendibile - si legge nel documento - del fatto che in occasione della partita Napoli-Parma molte persone riconducibili ai clan Lo Russo e degli Scissionisti, durante l'intervallo tra il primo e il secondo tempo abbiano effettuato svariate scommesse con puntate piuttosto elevate sulla vittoria del Parma". "Non si può trascurare - commentano i carabinieri - il fatto che effettivamente detta partita è terminata sul risultato di 2 a 3 in favore del Parma". Ma non solo: secondo la fonte dei carabinieri sempre in occasione di quella partita "era presente a bordo campo Antonio Lo Russo", figlio di Giuseppe Lo Russo, "storico esponente dell'omonima consorteria criminale". Le carte furono trasmesse dalla procura di Napoli al procuratore della Figc, Stefano Palazzi, in quanto i magistrati non rilevarono all'epoca alcuna ipotesi di illecito penale. Oltre Napoli-Parma, sarebbero citati altri due incontri dei partenopei: le due trasferte a Cagliari e Verona con il Chievo.

    L'anno scorso CC segnalarono squadre coinvolte. "Diverse squadre" di serie minori sono "coinvolte nel mondo delle scommesse clandestine". Lo scrivono i carabinieri di Castello di Cisterna in un'informativa inviata alla procura di Napoli e risalente al giugno scorso. Nel documento si sottolinea che "nel lotto G di Scampia" esiste una "struttura associativa capeggiata da Eduardo Fabbricino" che gestisce per conto del clan degli Scissionisti "un ampio traffico di stupefacenti tra le zone di Secondigliano, Melito e Giugliano in Campania" ma anche "il cosiddetto gioco clandestino". In questo contesto, scrivono i carabinieri, "le indagini hanno permesso di accertare il coinvolgimento nel mondo delle scommesse clandestine, e quindi di partite truccate, di diverse squadre di calcio di serie semi professionistiche le quali, attraverso la complicità di alcuni calciatori e procuratori legali comunicavano al clan degli Scissionisti l'esito della partita (c.d. partite truccate) onde consentire ad alcuni elementi di spicco del clan di puntare ingenti somme di denaro". Quali squadre? "Dalle intercettazioni - scrivono i militari - risultano coinvolte nel giro di partite truccate Modena, Ancona, Crotone, Salernitana, Real Marcianise e Andria". Nei loro confronti, si aggiunge nell'informativa, sono emersi "oggettivi elementi di riscontro". I carabinieri precisano poi che gli incontri della Salernitana e del Crotone, "anche se potevano definirsi partite truccate, sono state poi svolte regolarmente grazie all'intervento sul campo di alcuni ispettori della Lega Calcio la cui presenza ha ristabilito il regolare svolgimento delle partite".

    Presidente onorario Ravenna si dimette. Il presidente onorario del Ravenna Calcio, Vidmer Mercatali, senatore del Pd ed ex sindaco della città romagnola, ha rassegnato le dimissioni dalla carica che occupava nella società sportiva giallorossa. "Sono dispiaciuto e amareggiato per ciò che sta succedendo al Ravenna Calcio - ha precisato in una lettera -. Stanno emergendo gravi e pesanti responsabilità individuali e personali per reati che, se accertati, dovranno essere perseguiti in modo chiaro e netto. Personalmente ho piena fiducia nella magistratura e sono certo che il 'marcio' verrà fuori nell'interesse del calcio, che è uno sport troppo bello per essere rovinato - ha proseguito -. Mi sono impegnato come volontario nel Ravenna Calcio perché con Gianni Fabbri", presidente della società e indagato a piede libero nell'ambito dell'inchiesta cremonese, "condivido un rapporto di amicizia e il progetto sportivo del Ravenna Calcio era ed è uno straordinario progetto, che coinvolge tante società e tanti bambini e ragazzi". Anche perché, ha proseguito Mercatali nella missiva, "sono convinto che tutti i politici debbano, oltre che in politica, impegnarsi nella società se vogliono bene al loro Paese. Spero e mi auguro che il progetto del Ravenna Calcio messo in piedi in questi anni continui anche dopo questo salutare terremoto - ha sottolineato ancora -. Personalmente mi auguro che Gianni Fabbri e la società siano estranei alle vicende sulle quali si sta indagando e auspico si faccia chiarezza al più presto. Con questa mia lettera - cocnclude - rassegno le dimissioni da presidente onorario del Ravenna Calcio con grande amarezza e dolore perché io al Ravenna Calcio ho voluto e voglio bene". Primo a chiedere le dimissioni di Mercatali già mercoledì scorso poche ore dopo i primi arresti era stato il consigliere comunale del Pdl Maurizio Bucci che ora ha definito la scelta del senatore di "colpevole ritardo". Anche Alvaro Ancisi, capogruppo della lista civica d'opposizione 'Per Ravenna', aveva sollevato perplessità sull'opportunità per Mercatali di rimanere nella società. Ieri infine il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci, compagno di partito di Mercatali, in una nota aveva ribadito che l'indagine della Procura di Cremona "é di grande spessore e fa intravedere, per ora, scenari criminali gravissimi. Insomma questa inchiesta è il contrario di una bolla di sapone destinata a finire nel nulla", aveva sottolineato facendo chiaro riferimento alle parole che Mercatali aveva usato subito dopo gli arresti.

    Alla ricerca del tesoro di Pirani: Il grande calcio, la serie A, ormai sono un ricordo lontano, ma se non brillano più sui campi di gioco le Marche del pallone si ritagliano un ruolo, in negativo, come crocevia del calcioscommesse. Almeno stando alle carte dell'inchiesta aperta dalla procura di Cremona. Dal dentista sirolese Marco Pirani, uomo chiave "della rete di rapporti stabili diretti alla manipolazione delle partite" (così scrive il Gip Guido Salvini), all'ex giocatore dell'Ancona ed ex capitano dell'Ascoli Vincenzo Sommese, passando per il bianconero Vittorio Micolucci e la titolare dei centri scommesse Francesca La Civita, per finire con Gianfranco Parlato, ex di Samb e Ancona, che vive a Grottammare (Ascoli Piceno), e ora con le sue dichiarazioni fa tremare l'Atalanta. Di Pirani, 55 anni, ex responsabile del settore giovanile dell'Ancona di Ermanno Pieroni, testimone, nel 2004, dell'arresto del patron per truffa e falso in bilancio, si cerca il presunto "tesoretto" accumulato con quelle che il medico ha definito semplici "dritte" ottenute prima delle puntate. Una segnalazione girata dalla Squadra mobile di Ancona alla procura lombarda indica l'esistenza di una cassetta di sicurezza riconducibile a Pirani in un istituto di credito di Camerano (Ancona). L'ipotesi è che lì sia custodita parte degli assegni e soprattutto del denaro contante frutto delle combine. Nessun sequestro per ora, in attesa di disposizioni della magistratura inquirente, ma si sa che almeno un assegno agli atti dell'inchiesta è transitato da una banca di Camerano. E' Pirani il medico che firmò la ricetta del sonnifero, a suo dire destinato alla moglie di Marco Paoloni, poi versato dal portiere della Cremonese (ex dell'Ascoli) nel the dei compagni per depotenziarli prima della gara con la Paganese. Davanti al gip, il dentista è stato il primo indagato a parlare, aprendo squarci anche su alcune partite della serie A. Martedì verrà sentito dal pm Roberto Di Martino, e il difensore, l'avvocato Alessandro Scaloni, si appresta a fare istanza di scarcerazione. Centinaia di pagine di intercettazioni delle sue conversazioni con il titolare di agenzie di scommesse Massimo Erodiani sembrano lasciare pochi dubbi sul ruolo di Pirani. Ma lui vuole dimostrare di "non essere un criminale". Sostiene di aver cominciato a scommettere per rientrare da un prestito di poco più di 100 mila euro fatto a Sommese. Il calciatore gli girava qualche soffiata sulle partite combinate, e lui puntava. Domani, Sommese e Vittorio Micolucci (ai domiciliari a Colli del Tronto e Ascoli) compariranno davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia. L'Ascoli Calcio teme che una penalizzazione vanifichi la faticata salvezza in B, e intanto si é costituita parte offesa nel procedimento, in cui è indagato a piede libero anche un altro suo tesserato, Alex Pederzoli.

    Bergamo non ci crede. Tutta Bergamo, e non solo i tifosi dell'Atalanta, reagisce compatta e sdegnata alle accuse provenienti da Cremona, dove questa settimana è prevista una accelerata dell'inchiesta del procuratore Roberto Di Martino sulle partite truccate che ha portato a 16 attesti e a oltre 20 indagati a piede libero. I bergamaschi difendono a spada tratta sia la società, sia il capitano-bandiera della squadra, Cristiano Doni, e i tifosi stanno anche preparando anche delle mobilitazioni per difendere l'onore della squadra orobica. A renderlo noto è un esponente storico del tifo nerazzurro, Daniele Belotti, che è assessore regionale lombardo al Territorio. "Per i prossimi giorni a Bergamo - ha detto Belotti - è in preparazione una mobilitazione dei tifosi che vogliono coinvolgere anche le istituzioni e gli ex giocatori dell' Atalanta". L'assessore leghista, che ha anche scritto un libro dal titolo 'Atalanta folle amore nostro' e che nel suo ufficio in Regione ha un ritratto di Doni, dice apertamente che si tratta di un "dramma". "Ci sono molta preoccupazione, tantissima indignazione e rabbia da parte dei tifosi verso la stampa nazionale che ha già condannato l'Atalanta - spiega -. Di fronte a telefonate in cui non figura mai Doni hanno titolato tutti che la situazione è peggiorata senza dire perché". La squadra, neopromossa in serie A, "non è la sola che ha da perdere - ha aggiunto Belotti - ma si sta centrando comunque tutto sull'Atalanta: il rischio è che stia diventando il capro espiatorio di tutti". Ed è per questo che da parte dei tifosi "c'é una difesa a oltranza della società e di Doni e indignazione verso la stampa nazionale". Toni più morbidi dal sindaco di Bergamo, Franco Tentorio: "Aspetto di avere qualche notizia più chiara. Leggendo i giornali mi sembra che ci siano elementi estremamente modesti, ma la discriminante è se c'é una colpevolezza", spiega Tentorio, anch'egli atalantino doc visto che il padre, Luigi, ha giocato 104 partite nella squadra di cui poi è stato vicepresidente per 25 anni. "Se c'é colpevolezza è grave per l'Atalanta e per lo sport bergamasco - aggiunge -. Se non c'é colpevolezza è gravissimo per l'immagine della squadra e dell'atleta. In ogni caso per l'Atalanta è una cosa grave". Tentorio non commenta l'intenzione dei tifosi di organizzare una manifestazione ma non vuole sentir parlare di capri espiatori perche "la mania di persecuzione non ci appartiene". "In questa fase - dice Tentorio - la cosa più seria è aspettare i fatti che non ho ancora letto. Le sentenze le fanno i magistrati giudicanti non i pm. E colpisce l'assoluta mancanza di prove dirette". Domani, davanti al gip Guido Salvini, sono attesti due giocatori dell'Ascoli finiti ai domiciliari. Poi a seguire nei prossimi giorni una lunga serie di indagati: dall'ex azzurro Beppe Signori all'ex portiere della Cremonese, poi del Benevento, Marco Paoloni. Quest'ultimo sarà interrogato dal pm, dopo la sua scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al giudice.

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