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      Ferrara "Fuga giovani cervelli da Calabria è quadro desolante"

       

       

      Ferrara "Fuga giovani cervelli da Calabria è quadro desolante"

      20 nov 18 "Non ci sono prospettive in Calabria e la fuga per i nostri giovani è spesso l'unica alternativa. Questo il desolante quadro che in questi giorni ci raccontano gli organi di stampa". L'eurodeputata calabrese Laura Ferrara, è scritto in una nota, commenta le notizie pubblicate in questi giorni e che portano alla luce, ancora una volta, un continuo flusso di partenze di giovani dalla Calabria. "È una narrazione - prosegue - che conosciamo bene nella nostra regione, crocevia di partenza ma anche di arrivi, ma non ci si può abituare e rassegnare all'idea che per assicurarsi un futuro l'unica possibilità per i nostri giovani è quella di andare all'estero. Risorse intellettuali formate nelle nostre Università ma che diventano produttive in altri Paesi. La vera sfida è quella di creare le opportunità per rimanere o per ritornare dopo un periodo trascorso all'estero, che rappresenta comunque un'esperienza positiva nel bagaglio delle proprie conoscenze. Non ci sono le grandi industrie in Calabria ma non è quello che cerca chi parte per cercare occupazione. I numeri ci dicono altro. Neo-laureati altamente specializzati che qui non riescono ad inserirsi nel mercato del lavoro a causa del mancato rispetto dei criteri di meritocrazia, scarsa stabilità e retribuzioni non dignitose. Perdiamo ogni anno risorse preziose e non solo fra i laureati e a farne le spese sono in particolare i piccoli centri dell'entroterra i quali contano più residenti all'estero che nel Comune di provenienza. La classe politica calabrese fino ad oggi non si è posta il problema della grave perdita di capitale umano, ha continuato a promuovere negli anni politiche fallimentari, stage e tirocini nelle pubbliche amministrazioni prorogati anno dopo anno con l'illusione di una possibile stabilizzazione senza crearne però le reali condizioni". "Oggi ci ritroviamo nella situazione che ben conosciamo - conclude l'europarlamentare -: da un lato migliaia di calabresi imbrigliati per decenni nella rete del precariato che reclamano, giustamente, trattamenti salariali e previdenziali in linea con i normali lavoratori, e dall'altro tantissimi giovani che non ci stanno ad elemosinare un posto di lavoro, quando il lavoro è un diritto, e preferiscono costruirsi un futuro certo oltre confine".

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