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    Greco, ponte sullo stretto: straordinaria sfida per l’Italia del Meridione

     

     

    Greco, ponte sullo stretto: straordinaria sfida per l’Italia del Meridione

    05 ott 16 “Abbiamo deciso di andare sulla luna e di impegnarci anche in altre imprese, non perché sono semplici, ma perché sono ardite, perché questo obiettivo ci permetterà di organizzare e di mettere alla prova il meglio delle nostre energie e delle nostre capacità, perché accettiamo di buon grado questa sfida, non abbiamo intenzione di rimandarla e siamo determinati a vincerla, insieme a tutte le altre.” Basterebbero queste parole di John Fritzgerald Kennedy pronunciate nel 1962 alla cattedra della Rice University per capire quale sia il mio pensiero rispetto alla grande sfida che rappresenterebbe per il nostro Paese la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. L’Italia ha professionalità di livello mondiale e non può cedere difronte ad una sfida ingegneristica così ambiziosa, un progetto che cambierà totalmente il volto del Paese spostando l’asse di forza verso sud. Il progetto definitivo del ponte sullo Stretto, approvato il 29 luglio 2011 e successivamente bloccato dal governo Letta, prevede la realizzazione di un ponte sospeso a campata centrale unica di lunghezza pari a 3.300 metri, con un impalcato di complessivi 3.666 metri e una larghezza di 60 metri. La sezione stradale dell’impalcato è composta da tre corsie per ogni carreggiata, ciascuna di 3,75 metri, mentre la sezione ferroviaria comprende due binari con due marciapiedi laterali pedonali. Un’opera ingegneristica di straordinaria entità. La realizzazione del ponte sullo stretto di Messina permetterebbe il completamento del corridoio TEN-T1 Berlino-Palermo e proietterebbe la Calabria e la Sicilia in una cornice europea non più marginale e periferica rispetto alla grande aggregazione dei paesi nord europei. Avrebbe inoltre ricadute positive sia per le altre infrastrutture viarie il cui completamento si renderebbe a quel punto improcrastinabile, sia dal punto di vista occupazionale in quanto nei sei anni di cantiere previsti nel cronoprogramma del progetto saranno coinvolte direttamente e indirettamente circa 13.000 unità lavorative annue. Il ponte sullo Stretto sarebbe una maestosa opera d'arte, un monumento tecnologico che darebbe prestigio a tutto il Paese generando importanti ritorni economici e incrementando l’attrattività turistica di Calabria e Sicilia. Il ponte sullo Stretto diventerebbe una delle opere più importanti e complesse al mondo, al pari del Golden Gate di San Francisco, del ponte di Akashi Kaiky? e del ponte di Verrazzano a New York. Un’occasione importante per accendere i riflettori su un’area dalle enormi potenzialità che comprende quattro aeroporti internazionali, porti importanti, tra i quali quello di Gioia Tauro, un numero enorme di località turistiche e produzioni agricole specializzate. Positivo sarebbe l’impatto anche per ciò che concerne la mobilità su rotaia. Infatti, il Ponte sullo Stretto permetterebbe un risparmio di circa due ore nel trasporto ferroviario viaggiatori, tempo che le Ferrovie dello Stato impiegano per preparare e imbarcare un treno viaggiatori per traghettarlo e per ricomporlo a destinazione. L'inquinamento marino e ambientale prodotto dai molti traghetti che attraversano lo Stretto di Messina si annullerebbe con la costruzione del Ponte. Nonostante queste motivazioni di natura politica e tecnica, la reazione popolare all’ipotesi della realizzazione dell’opera è stata di ferma contrarietà. Molti contestano il fatto che in questo particolare momento storico e sociale sia prioritario spendere soldi pubblici per gli ospedali, gli acquedotti, le strade e le scuole. Nessuno potrebbe negare quanto questa affermazione sia coerente con l’attuale condizione in cui versa il Paese, ma la realtà è che i soldi destinati al ponte, essendo a destinazione obbligata, se non serviranno per finanziare quella che potrebbe diventare una delle più grandi opere del secolo, saranno utilizzati per finanziare qualche altra grande opera nel nord Italia o in qualche altro stato della comunità europea. Oltretutto si tratta di un’opera da realizzare tramite progetto di finanza, con un’importante partecipazione alla spesa da parte di società private. Tornando alle parole di Kennedy, atteso che un’opera del genere necessita di una progettazione che tenga conto della sostenibilità ambientale, economica e sociale dei territori e delle comunità, ritengo che l’Italia debba necessariamente farsi carico di questa sfida e dimostrare al mondo quanto potenziale possano esprimere i nostri territori. Non vale neanche dire che c’è un alto rischio corruzione e collusione con le associazioni di stampo mafioso, perché rinunciare per queste ragioni significherebbe arrendersi all’antistato. Bisognerà invece monitorare ogni passaggio con grande attenzione e con procedure pubbliche trasparenti. La Calabria e la Sicilia possono realizzare insieme un’opera ingegneristica di livello internazionale che, oltre al valore strategico e infrastrutturale, rappresenti la rinascita e il ricongiungimento dell’Italia del Meridione nell’Europa mediterranea.

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