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    Di.Re: basta apertura centri antiviolenza alle donne senza qualifica

     

     

    Di.Re: basta apertura centri antiviolenza alle donne senza qualifica

    09 lug 14 L’associazione nazionale D.i.Re Donne in Rete, che rappresenta 67 centri antiviolenza, si mobilita contro il riparto dei finanziamenti che verrà discusso alla prossima Conferenza Stato – Regioni del 10 luglio. Saremo presenti per far sentire la nostra voce. I Centri antiviolenza che da oltre vent’anni operano in Italia, riconosciuti come luoghi di buone pratiche per fronteggiare il fenomeno della violenza contro le donne, non possono essere liquidati con quattro soldi. La storica esperienza e competenza di questi luoghi deve rappresentare un punto di partenza per tutti. La distribuzione dei fondi non è chiara, temiamo che siano distribuiti con criteri “politici” disperdendo le già scarse risorse messe in campo. E’ evidente che i Centri, che da oltre vent’anni lavorano in Italia con le donne, finiranno per avere finanziamenti irrisori mentre si cerca di creare un sistema parallelo di centri istituzionali con competenze improvvisate le cui procedure ancora “ingessate” in rigidi criteri burocratici, non saranno in grado di rispondere alle domande delle donne vittime di violenza. In particolare: anonimato, ascolto competente e privo di giudizio, rispetto della loro volontà. La storica esperienza e competenza dei luoghi di donne deve rappresentare il punto di partenza per le istituzioni per costruire una politica che guardi all’esperienza nata dai Centri Antiviolenza, riconoscendone tutto il valore in quanto luoghi di libertà e autodeterminazione delle donne. Nei centri istituzionali c’è il rischio che prevalga la burocrazia, gli aspetti giudicanti e formalizzati, che non garantiscono l’anonimato e l’ascolto dei desideri della donna, rispettandone i tempi e le scelte. Non a caso la Convenzione di Istanbul individua nelle Associazioni di Donne il luogo privilegiato di risposta al fenomeno in quanto portatrici di una forte motivazione e capaci di mettere in campo iniziative utili ad un cambiamento I Centri Antiviolenza ritengono che la generica modalità di impiego delle risorse economiche indicate dal piano di ripartizione dei fondi, non solo non porti alcun cambiamento nelle pratiche dei servizi e di conseguenza nella cultura sociale ma al contrario si incrementi il rischio per le donne che subiscono violenza e che decidono di allontanarsene di non essere sostenute adeguatamente.

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