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    Presidente Boldrini a Lamezia: stranieri nati in Italia sono italiani

     

     

    Presidente Boldrini a Lamezia: stranieri nati in Italia sono italiani

    13 lug 13 I figli di stranieri nati in Italia sono italiani. Non ha dubbi la presidente della Camera Laura Boldrini. E per rilanciare la necessità di "aggiornare ai tempi" la legge sulla cittadinanza, coglie l'occasione della cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria a 400 bambini stranieri nati in Italia e residenti nel comune di Lamezia Terme. La Boldrini cita il Capo dello Stato e fa sua l'esortazione di Giorgio Napolitano ai partiti. "È stato lo stesso Presidente della Repubblica - dice - a richiamare il Parlamento ad una riforma in tema di cittadinanza ai bambini di origine straniera. Negarla, ebbe a dire, 'è un'autentica follia, un'assurdità'. Mi auguro che l'invito del Presidente, che è anche il mio, possa essere ascoltato dai partiti uscendo da logiche di contrapposizione". Per la Presidente della Camera non ci sono dubbi. La realtà, è il suo pensiero, è che in tempi di globalizzazione non si può ignorare il fatto che in Italia ci sono persone che vengono da altre realtà ma che "fanno parte della nostra società". Quattro milioni sono gli immigrati in Italia e "tanti figli di questi immigrati sono nati qui e sono cresciuti con i nostri figli. Quindi bisogna prendere atto del fatto che sono italiani", dice parlando ad una platea multietnica che la applaude in maniera convita. E che il tema sia sentito "e non più rimandabile", Laura Boldrini lo evidenzia citando il numero delle proposte di legge in materia presentata alla Camera: 17. "La maggior parte di queste proposte - spiega - va proprio nel senso dello ius soli. Altre parlano di una sorta di iure culturae, ovvero della possibilità di diventare cittadino italiano qualora si sia fatto un percorso scolastico nel nostro Paese". E ricorda che a Montecitorio lavora un gruppo bipartisan di parlamentari per arrivare ad una proposta unitaria, sottolineando che è presieduto dall'on. Chaouki "un giovane esponente Pd di origine marocchina, ma cittadino e ora parlamentare italiano". Ma le parole della Boldrini sullo ius soli non piacciono ad esponenti del centrodestra. Maurizio Gasparri parla di "entrata a gamba tesa su un tema delicatissimo". " Fratelli d'Italia ritiene che le priorità degli italiani non siano la legge sulla cittadinanza né la depenalizzazione del reato di clandestinità" afferma Ignazio La Russa, indicando nel lavoro, nelle tasse, nella difesa della sovranità nazionale e nella sicurezza "i temi da affrontare e risolvere". La relatrice in prima commissione del provvedimento sulla cittadinanza, Annagrazia Calabria, invita a non forzare il dibattito, mentre il vice presidente dei deputati della Lega Nord Gianluca Pini invita la Presidente della Camera a "lasciare al Parlamento le scelte sulle emergenze da affrontare". Attacchi "incomprensibili" è la risposta che viene da Khalid Chaouki, che si chiede il "perché avere tanta paura di un dibattito da portare avanti insieme". Al di là delle polemiche, Laura Boldrini è decisa nel suo pensiero. E proprio nel giorno in cui il presidente degli Stati Uniti Barack Obama rivolge un appello al Congresso a varare la riforma sull'immigrazione, la Presidente della Camera mutua le parole del presidente statunitense: "it's now. Anche in Italia non c'è più tempo da perdere".

    Mutua Obama: "'It's now' dice il presidente Obama quando parla della riforma della legge sull'immigrazione che sta portando avanti in questi mesi. Anche in Italia non c'è più tempo da perdere". A dirlo è stata la presidente della Camera Laura Boldrini intervenendo a Lamezia Terme alla cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria a 400 bambini stranieri nati in Italia e residenti nel comune calabrese. "Una riforma bipartisan - ha aggiunto la Boldrini riferendosi agli Stati Uniti - che prevede la regolarizzazione di 11 milioni di persone. Si tratta di uomini, donne e bambini quasi sempre arrivati negli Stati Uniti da piccoli, portati dai genitori, ma senza documenti, 'undocumented' li chiamano. Emigranti che fanno grandi gli Stati Uniti, il cui presidente, é il caso di ricordare è figlio di un uomo africano nato in un piccolo villaggio del Kenia di nome Kogelo. Emigranti come quelle migliaia di calabresi costretti ad andarsene in quell'America che ha rappresentato il sogno. La Calabria è di certo una delle regioni che meglio conosce il dolore del distacco dalla propria terra. Sarà per questo che nei secoli ha maturato parallelamente anche il culto dell'accoglienza. In questa regione a chi viene da lontano non si chiude mai la porta. Considerarli cittadini, vuol dire riconoscere che sono parte integrante del territorio in cui vivono. Vuol dire includere e non separare, non innalzare muri, non creare città a due velocità, in una parola vuol dire mettere le basi per la società del futuro".

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