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    Intrieri: "Detenuta con bimbo, valutare interessi minore"

     

     

    Intrieri: "Detenuta con bimbo, valutare interessi minore"

    01 ott 12 L'autorita garante dell'infanzia e dell'adolescenza della Regione Calabria, Marilina Intrieri, ha scritto al Presidente della Regione, al Prefetto di Cosenza, al tribunale ed alla direzione del Carcere di Castrovillari, al Corecom, alle Commissioni infanzia e giustizia del parlamento ed al garante nazionale, sul caso del bimbo di tre mesi tenuto nel carcere di Castrovillari insieme alla madre detenuta. "Continuano - scrive la Intrieri - gli interventi pubblici sul caso della giovane detenuta madre in carcere a Castrovillari col proprio figlio minore di mesi tre e si moltiplicano gli interventi per concedere la scarcerazione della madre. Si segnala che la legge 354/1975 prevede che alle detenute madri sia consentito di tenere presso di sé i figli fino all'età di tre anni. I diritti del minore, costituzionalmente garantiti, a ricevere educazione, istruzione e mantenimento dalla famiglia in primis e dallo Stato in via residuale, quando la famiglia non è a ciò idonea trovano la loro realizzazione nel generale dovere del genitore di prendersi cura del minore. Qualora il genitore non sia in grado o non possa prendersi cura del minore l'ordinamento offre una serie di istituti tra cui quello dell'affidamento etero familiare, nelle sue diverse forme ed intensità, volti a ridurre i pregiudizi subiti dal minore. Si tratta di provvedimenti non punitivi del genitore, il cui scopo é quello di far rientrare il minore nella famiglia di origine non appena la patologia familiare lo consenta". "Orbene - afferma Marilina Intrieri - nel caso che ci investe, dalle notizie riportate dalla stampa, la madre detenuta sembrerebbe volersi prendere cura del minore, ma di temere che la sua permanenza in carcere procuri ed esso un pregiudizio. Così come sembrerebbe che la reiterazione di reati da lei compiuti, nonché la violazione degli arresti domiciliari, non le consentirebbe di fruire dell'attenuazione delle misure previste dalla L. 40/01 "Misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto tra detenute e figli minori" che prevede la possibilità che siano adottate misure alternative alla detenzione. Tutte le detenute madri, quindi, pur avendo commesso reati gravi, possono oggi usufruire del provvedimento alla condizione di aver scontato un terzo della pena e, nei casi di ergastolo, aver scontato almeno 15 anni. La ratio della norma è quella di tutelare il minore che, conseguentemente, si riflette sul diritto alla maternità delle detenute". "Nel bilanciamento degli interessi tra il diritto del minore a crescere ed essere educato dai propri genitori, il suo diritto a ricevere cure dalla madre ed il diritto a vivere in condizioni di non costrizione fisica, ed in un ambiente idoneo ad una sua sana crescita psicofisica - conclude Marilina Intrieri - sarà, dunque, necessario valutare la preminenza dell'interesse da proteggere. Le statistiche penitenziarie segnalano come i limiti applicativi previsti dalla legge abbiano nei fatti impedito una larga concessione dei benefici introdotti dalla legislazione sulle detenute madri".

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