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    Referendum, Alleanza Ecologica “Basta col nucleare”

     

     

    Referendum, Alleanza Ecologica “Basta col nucleare”

    03 giu 11 Alleanza Ecologica per l'Italia, il gruppo ambientalista di riferimento di Alleanza per l'Italia, esprime "netta contrarietà al ritorno del nucleare in Italia e ritiene utile che il ciclo dell'acqua non venga completamente privatizzato, ma ritiene sbagliato non remunerare il capitale-patrimonio pubblico che i comuni hanno conferito ai propri enti di gestione". "Con il voto degli italiani ai referendum di giugno - dichiarano Diego Tommasi e Camillo Piazza, presidente e segretario nazionali di Alleanza Ecologica per L'Italia - finalmente si potrà mettere la parola fine ai voli pindarici su chi pensa che il nucleare sia una fonte di approvvigionamento energetico compatibile con l'ambiente e soprattutto economica per i cittadini italiani". "Persino Governi moderati di centrodestra come quello della Germania - proseguono Tommasi e Piazza - hanno capito la necessità di garantire il diritto alla sicurezza della popolazione, oltre al fatto che la fissione nucleare costerebbe molto di più delle fonti rinnovabili termiche e solari". "Votare sì al referendum contro il nucleare - prosegue la nota di Alleanza ecologica - è una forma di rispetto per le generazioni future che altrimenti dovranno fare i conti per diverse centinaia di anni con lo smaltimento delle scorie radioattive. Votare sì al primo quesito referendario sulla gestione del ciclo dell'acqua è d'obbligo in quanto si eliminerebbe l'articolo che concede ai privati la maggioranza delle società di gestione del ciclo dell'acqua. Infatti, la norma introdotta con l'art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n.112 impone tassativamente ai comuni e alle società pubbliche, che cesseranno di gestire il ciclo dell'acqua improrogabilmente entro il dicembre 2011, di continuare alla sola condizione di trasformarsi in società miste, con capitale privato minimo al 40%. La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali per poter mantenere l'affidamento del servizio dovranno diminuire la quota di capitale pubblico sotto il 40% entro giugno 2013 e sotto al 30% entro il dicembre 2015". "Questa norma - sostengono Tommasi e Piazza, è davvero odiosa in quanto si favorisce il privato a prescindere dall'operato positivo della precedente gestione pubblica. La cessione di quote azionarie al privato, con l'obbligatorietà della legge, è veramente sbagliata ed è un abuso di privilegi immeritati e contraria ad ogni norma di libero mercato". Alleanza ecologica ritiene invece "demagogico e soprattutto che otterrebbe l'effetto contrario il Sì al secondo referendum sull'acqua. Questo quesito che secondo i promotori ha una rilevanza solamente simbolica contro qualsiasi forma di gestione con strumenti di azionariato diffuso, rischia di diventare la Spada di Damocle per la gestione pubblica del ciclo dell'acqua. Il governo precedente aveva confermato che in base all'art. 161 della legge 152 (legge attualmente in vigore) che deve essere sempre e solo il pubblico a verificare la corretta redazione del piano d'ambito, esprimendo osservazioni, rilievi e prescrizioni sugli elementi tecnici ed economici e sulla necessità di modificare le clausole contrattuali e gli atti che regolano il rapporto tra le Autorità d'ambito e i gestori, in particolare quando ciò sia richiesto da ragionevoli esigenze degli utenti. "Con questo secondo referendum - concludono Tommasi e Piazza - che non ha nulla a che fare con la determinazione finale delle tariffe, si rischia solamente di mettere in ginocchio le diverse centinaia di comuni che hanno conferito ad una loro società pubblica la gestione del ciclo, non potendo più ricevere un'adeguata remunerazione economica del loro patrimonio conferito, rischiando quindi di dover sospendere alcuni servizi sociali (asili, nidi, ecc.) che venivano mantenuti anche con questa voce di entrata. Per questo motivo invitiamo a votare No a questo referendum"

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