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    De Masi (Idv) "Ancora incertezze su abrogazione province"

     

     

    De Masi (Idv) "Ancora incertezze su abrogazione province"

    30 mag 10 ''Il destino delle Province piu' piccole, tra cui quelle di Crotone e Vibo, riprende una qualche incertezza dopo le smentite della loro abrogazione per bocca dello stesso premier''. E' quanto afferma in una nota il consigliere regionale dell'Italia dei Valori, Emilio De Masi. ''Ora, c'e' chi, nella maggioranza - aggiunge - propone di elevare la cifra demografica, dapprima individuata in 220.000, su cui fondarne la soppressione. Con ogni probabilita', l'irriducibile resistenza di Bossi ad ogni ipotesi di destrutturazione della complessita' istituzionale locale ci porra' al riparo dall'inopportunita' di una misura che, alla luce delle nuove proposte, vale la pena riaffermare.La soppressione di una parte delle Province racconta del panico politico in cui incorre un governo incapace di fronteggiare la crisi vera del Paese che necessita' di politiche finanziarie tanto strategiche quanto realistiche in luogo di una estemporaneita' che ulteriormente proseguita aggrava le ragioni delle nostre difficolta'. L'eventuale abolizione di una parte delle Province - continua De Masi- evoca approssimazione nella sua proiezione istituzionale, finanziaria e, per cio' che riguarda Crotone e Vibo Valentia, anche in quella sociale. Ed e' anche paradossale in prossimita' del futuro federale del Paese. Il contenimento della spesa conseguente alla soppressione delle province piu' piccole sarebbe evidentemente irrisorio, come e' stato insistentemente affermato in questi giorni, e ricaccerebbe il nostro territorio in una anacronistica perifericita' in quanto privato, solo per gracilita' demografica, di una prossimita' istituzionale in grado di mitigarne disagi e sofferenze''. ''In assenza - prosegue De Masi - di una misura davvero drastica, che personalmente reputo discutibile, ovvero di abrogazione di tutte le Province, quella paventata appare realmente provocatoria, persino insana.Ormai, ad esempio, dovrebbe essere universalmente ammessa l'esistenza di talune politiche e di determinati servizi che, per loro caratteristiche, non possono essere esercitate e gestiti a livello comunale. E cio' indipendentemente dalle dimensioni demografiche del Comune stesso in quanto va' assicurata la soluzione di conflitti e contraddizioni che le comunita' locali, per intrinseca natura, non sono in grado di dirimere.C'e' poi da denunciare quale vero e proprio pregiudizio verso le Province quell'analisi economica, in realta' un artefatto, che prende in considerazione solo i dati della spesa di quegli Enti senza alcun esame di contenuti e modalita' di svolgimento dei servizi e nella piena ignoranza, in qualche caso, dell'evoluzione delle loro competenze. Non e' diversamente interpretabile il rilievo dell'incremento delle spese delle Province a partire dal 2000. Da quell'anno in realta' e' iniziato un fitto processo di attribuzioni di nuove funzioni agli Enti intermedi, conseguente al decentramento amministrativo. In verita', non sono le Province come tali lo spreco ma le diffuse degenerazioni clientelari che ne caratterizzano l'attivita'. Ed e' in tal senso che va orientata la drasticita' di una rinnovata tensione legislativa.L'erogazione di sevizi di area vasta, altro esempio, rappresenta un tema che esige un approccio sereno, al di fuori di impostazioni nominalistiche. Serve a mettere in rilievo alcune prerogative delle Province che attengono alla vita dei cittadini e delle imprese: dalla realizzazione di infrastrutture e di interventi di supporto allo sviluppo produttivo alla tutela ed alla valorizzazione dell'ambiente e del territorio allo sviluppo della risorsa umana per il suo inserimento sociale. Se qualche opera infrastrutturale o scolastica e' in via di realizzazione nel nostro territorio, cio' e' unicamente dovuto alla presenza di questo Ente. E si tratta di interventi, insieme ai tanti inerenti alle istanze ambientali e produttive, destinati a migliorare qualita' e sicurezza della vita delle persone''. ''Un territorio - conclude - che ha conosciuto un declino economico-sociale di una profondita' che ne ha divelto le fondamenta identitarie non puo' manifestare attraverso le sue espressioni istituzionali, indifferenza o rassegnazione dinanzi ad ipotesi che ne prefigurano l'abolizione del futuro piu' che di un pezzo istituzionale.Occorre quindi vigilare sulla fibrillante dialettica in materia di legge finanziaria senza escludere che si debba far davvero quadrato di fronte all'eventualita' che arrivino a sottrarci anche cio' che abbiamo e che puo' ancora servirci''.

     

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