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    Muzzì (PD) “Verso un’idea di partito per un’idea di Calabria”

     

     

    Muzzì (PD) “Verso un’idea di partito per un’idea di Calabria”

    28 mag 10 “Tutto ciò che sarà posto in essere è ispirato dalla voglia non tanto di vivacizzare il dibattito, ma dalla consapevolezza, mista a presunzione, di contribuire alla produzione di idee positive per le prospettive del Pd a tutti i livelli, a cominciare da quello regionale, aperto beninteso al contributo di quanti ancora credono e si appassionano al progetto del PD ed ai quali il presente documento sarà trasmesso attraverso il canale interno del partito”. Così Mario Muzzì della Direzione Regionale PD “E’ importante –prosegue Muzzì- chiarire, inoltre, che, lungi dal voler creare problemi ed ulteriori momenti di contrapposizione, vi è nel PD chi ritiene improcrastinabile la necessità di riflettere sulla condizione attuale del partito, ulteriormente degradatasi dall’impostazione di un dibattito avviato con toni e argomentazioni che non si possono condividere, perché protesi a ricercare le responsabilità degli altri e mai a sottolineare quelle proprie! Una prima seria riflessione dev’essere fatta per ristabilire le verità sulle cause della pesante sconfitta, che per aver riguardato anche il livello amministrativo comunale, non può passare in sordina o qualunquisticamente addebitabile a tutti: ci sono livelli di responsabilità nelle scelte e nella gestione e come tali vanno chiaramente individuati e censurati. Naturalmente non è accettabile il maldestro tentativo di affidare tutto al tempo e alla dimenticanza immaginando forse che la debolezza della memoria possa giocare a favore di improbabili “prescrizioni” o di dannose riconferme. Questa volta non è così e quello che si deve fare occorre farlo in fretta perché il rischio è quello di trovarsi dinanzi alla scelta se rimanere e condividere il progetto o se magari scegliere l’aventino aspettando tempi migliori o addirittura stare disincantati per non essere coinvolti in nuove deleterie ricomposizioni fatte di ambizioni più o meno nascoste per posizionarsi tra le pieghe delle convenienze o dei bisogni personali, quando, in sintonia con la grave situazione del paese, Ufficio anche nel nostro partito qualche sacrificio o qualche rinuncia forse non guasterebbe. Le cronache giornalistiche dicono di un fermento territoriale che anticipa largamente ciò che avrebbe dovuto fare il partito: metabolizzata la storia della sconfitta il popolo democratico si sta interrogando sulla nuova storia che il Pd dovrà raccontare ai calabresi e che inevitabilmente dovrà essere una storia diversa da quella sin qui rappresentata. Una nuova idea di partito che, raccogliendo l’eco positiva dell’ultima Assemblea nazionale, contenga al suo interno, in modo coeso, le diverse esigenze di riportare dalle tradizioni ideologiche il senso dell’appartenenza e dell’affidabilità. Nel nuovo PD non ci può essere posto per quanti privilegiano, rispetto al sacrificio dell’impegno ed a scapito del merito, il proprio tornaconto personale favorendo la logica del compromesso e della mediocrità, mentre si avverte il bisogno di una realtà viva in cui cultura e passione si intrecciano tra loro per costruire un argine all’antipolitica e per evitare tentativi gattopardeschi di far sopravvivere le proprie ambizioni richiamandosi alle ragioni del passato. Che il destino di una grande forza politica come il PD in Calabria possa essere legato a questa o quella adesione o a qualche dimissione è davvero cosa poco rassicurante, così come il suo futuro non può essere compromesso dalla dimensione pur grave di una sconfitta, fermo restando che il voto popolare non può essere considerato come una parentesi della storia ma può rappresentare la premessa o l’anticipazione di un orizzonte del tutto sconosciuto che nessuno intravede, di converso la forza popolare in alcuni momenti offre spunti e suggerimenti che bisogna raccogliere nel rispetto delle regole democratiche che sono chiare e limpide: chi perde deve farsi da parte e lasciare spazi ad altri, perché ogni storia ha un inizio e in quell’inizio c’è già la sua fine! Tocca ora a donne e uomini di buona volontà, capaci di uno scatto e animati da uno spirito ribelle, che si riapproprino del loro diritto alla libertà per farne un antidoto al vecchio modo di rappresentare la politica fatta di intimi fidati ma incapaci o di inetti invecchiati, talvolta carichi di ombre anche discutibili. A queste donne e questi uomini il non facile compito di costruire il ritratto di un’identità che non c’è, di avviare una nuova stagione all’insegna della parola chiave: UNITA

     

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