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Pisanu "Nel 92 ci fu trattativa tra mafia e Stato"
Pisanu "Nel 92 ci fu trattativa tra mafia e Stato" 30 giu 10 Dopo le stragi del ‘92-’93 si temette un colpo di Stato. Così il presidente della commissione Antimafia Giuseppe Pisanu, nel corso delle sue comunicazioni su “I grandi delitti e le stragi di mafia 1992-93” davanti alla commissione riunita a Palazzo San Macuto. Nel suo ragionamento, Pisanu, spiega: “La spaventosa sequenza del 1992-’93 ubbidì ad una strategia di stampo mafioso e terroristico, ma produsse effetti divergenti: perché se da un lato determinò un tal smarrimento politico-istituzionale da far temere al presidente del Consiglio in carica l’imminenza di un colpo di Stato dall’altro lato - continua Pisanu - determinò un tale innalzamento delle misure repressive da indurre Cosa nostra a rivedere le proprie scelte e, alla fine, a prendere la via, finora senza ritorno, dell’inabissamento”. Per il presidente della commissione Antimafia, “nello spazio di questa divergenza si aggroviglia quell’intreccio tra mafia, politica, grandi affari, poteri occulti, gruppi eversivi e pezzi deviati dello Stato che più volte, e non solo in quegli anni, abbiamo visto riemergere dalle viscere del paese”. Nel corso della relazione, Pisanu rimarca che ci fu una qualche forma di trattativa tra lo Stato e la mafia. “Oggi - afferma - abbiamo notizie abbastanza chiare su due trattative: quella “dai contorni anomali” tra Mori e Ciancimino che forse fu la deviazione di una audace attività investigativa; e quella tra Bellini- Gioè-Brusca-Riina, dalla quale nacque l’idea di aggredire il patrimonio artistico dello Stato”. Pisanu, nelle sue comunicazioni, cita poi quanto detto dall’ex ministro della Giustizia Martelli e dall’ex ministro dell’Interno Mancino sulla questione della trattativa tra Stato e mafia. “Sono due punti di vista diversi e comunque meno contraddittori di quel che appare - sostiene Pisanu - perché entrambi ribadiscono l’estraneità del governo alla trattativa. Ma - sottolinea - qualcosa del genere ci fu e Cosa nostra la accompagnò con inaudite ostentazioni di forza”. Pisanu osserva poi che “Cosa nostra ha forse rinunciato all’idea di confrontarsi da pari a pari con lo Stato, ma non ha certo rinunciato alla politica”. “Al contrario - aggiunge Pisanu - con l’espandersi del suo potere economico (Cosa nostra, ndr) ha sentito sempre più il bisogno di proteggere i suoi affari e i suoi uomini. Specialmente con gli strumenti della politica comunale, regionale, nazionale ed europea”.
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