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    La CGIL alla Regione “Che fine faranno i lavoratori delle Comunità montane?”

     

     

    La CGIL alla Regione “Che fine faranno i lavoratori delle Comunità montane?”

    29 giu 10 Come è noto la Legge finanziaria per l’anno 2010, ha cessato tutti i finanziamenti alle comunità montane , decretando la paralisi degli enti che non sono più in grado di svolgere nessuna funzione, trasferendo così alle Regioni, l’onere di sostenerne i costi. Nei giorni scorsi si è riunito a Lamezia Terme, il coordinamento regionale CGIL dei lavoratori delle Comunità Montane Calabresi, per intensificare l’azione portata avanti dal sindacato, atto a risolvere lo stato di precarietà ed incertezza dei 420 lavoratori. Il finanziamento di 4 milioni di euro deliberato da Consiglio Regionale uscente, che serve al pagamento dei primi tre mesi del 2010, e la nuova Giunta Regionale non ha espresso alcuna posizione precisa e non ha, almeno finora, programmato nessuna iniziativa politica/istituzionale per assicurare il restante finanziamento occorrente al pagamento degli stipendi per tutto l’anno ,né per la futura nuova “governance” della montagna e della collina calabrese, tranne qualche dichiarazione del sottosegretario alle riforme di mera rassicurazione sulla sorta dei lavoratori. Bisogna attivare tempestivamente le strutture regionali per il reperimento dei fondi necessari per garantire la regolare erogazione degli stipendi, per non aggravare le già precarie condizioni dei lavoratori, perché si tratta, in molti casi, di persone a capo di famiglie monoreddito Si chiede alla Giunta regionale di mettere, in atto un’incisiva protesta nei conforti del Governo per il recupero del fondo consolidato destinato al pagamento degli stipendi, che illegittimamente è stato soppresso solo alle Comunità Montane, creando una disparità di trattamento tra, i dipendenti delle Comunità Montane ex legge 285/78, e i dipendenti ex 285/78 assunti dalle Comunità Montane e trasferiti negli anni ottanta ad altri Enti, . Inoltre il coordinamento sindacale, rilevato che la politica a favore della montagna deve ritornare punto centrale della programmazione regionale, alla luce della complessa e precaria orografia, atteso che molte realtà comunali sono troppo ridotte per poter affrontare il dissesto del territorio di cui sono afflitti. Dato atto che nella regione esistono da diversi decenni le Comunità Montane che hanno maturato esperienze per la cura e la difesa del territorio e dei laghi, con sedi proprie in cui sono presenti oltre a professionalità specifiche, strutture e strumenti. Il coordinamento affinché i dipendenti delle comunità montane possono essere messi nelle condizioni di essere produttivi propone il mantenimento delle Comunità Montane come istituzioni in grado di contribuire alla risoluzione dei problemi delle zone interne. Naturalmente con i giusti provvedimenti per attribuire alle Comunità Montane della Calabria, così come è accaduto nelle altre Regioni, le competenze per l'agricoltura, la forestazione, il dissesto idrogeologico e quelle in materia ambientale, nonché l'artigianato e le istruttorie per gli interventi in zone montane vincolate e la bonifica su tutto il territorio. Questo coordinamento sindacale pensa che per salvaguardare il livello occupazione e l’erogazione degli stipendi in modo regolare cosi come avvenuto negli ultimi venticinque anni la Regione Calabria nel più breve tempo possibile deve aprire un confronto con le organizzazione sindacali e tutte le Istituzioni degli enti locali, per definire finalmente ruolo e funzioni delle Comunità Montana nelle politiche regionali per la Montagna.

     

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