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      Uccisero perchè non versava nella bacinella del clan, due arresti della PS a Cosenza

       

      D'Elia e Porcaro

       

      Uccisero perchè non versava nella bacinella del clan, due arresti della PS a Cosenza

      17 mag 19 Avrebbero ucciso Giuseppe Ruffolo il 22 settembre del 2011 perchè si era messo in proprio senza versare la quota "bacinella" al clan. Così dopo otto anni di indagini, così come aveva promesso il procuratore della DDA Gratteri che aveva assicurato che si farà luce su tutti i vecchi delitti, Massimiliano D'Elia, 33 anni di Carolei, il presunto autore dell'omicidio e Roberto Porcaro, 35 anni di Cosenza,il mandante, attuale reggente della cosca lanzino-Patitucci sono stati arrestati. L'arresto, ha fatto seguito all'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro. Le indagini sono state condotte dalle Squadre mobili di Cosenza e Catanzaro e dal Servizio centrale operativo e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, sotto la guida del procuratore Nicola Gratteri. I due vengono accusati di omicidio, aggravato dal metodo e dall'agevolazione dell'associazione mafiosa, e porto illegale di armi. L'indagine è suffragata dal contributo di alcuni collaboratori di giustizia.

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      Arresto D'Elia

      L’indagine ha permesso di ricostruire le dinamiche, maturate in seno al clan mafioso Lanzino-Patitucci, egemone nella città di Cosenza e nel territorio limitrofo, che portarono all’omicidio di Giuseppe Ruffolo, avvenuto il 22 settembre del 2011. La vittima, allora, fu uccisa con da diversi colpi di arma da fuoco esplosi, mentre percorreva, in auto, Via degli Stadi di Cosenza, da un attentatore che viaggiava a bordo di uno scooter. L’articolata attività investigativa ha documentato, in dettaglio, come l'omicidio fosse scaturito dall’attività usuraia avviata da Ruffolo senza il preventivo assenso dellaa cosca Lanzino-Patitucci. L'uomo, particamente, avrebbe omettesso di far confluire parte dei proventi illeciti derivati dallo "strozzo" nella bacinella della cosca di appartenenza. In tale contesto, le indagini hanno fatto emergere gravi indizi di colpevolezza a carico di D’Elia quale autore materiale dell’omicidio e di Porcaro quale mandante. Porcaro, infatti, è ritenuto uno dei massimi esponenti del clan Lanzino-Patitucci di Cosenza. Dopo le formalità di rito i due sono stati associati alla casa circondariale di Cosenza.

      Arresto Porcaro

      "Le indagini - ha detto il capo della mobile di Cosenza Fabio Catalano - si sono avvalse di risultanze di attività tecniche e dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Il quadro probatorio raccolto ha consentito di delineare elementi di colpevolezza tali da far ritenere che il delitto sia maturato all'interno del clan Lanzino-Patitucci, egemone in città, e il movente sarebbe da rintracciare nella volontà della vittima di rendersi autonoma rispetto alla raccolta di denaro proveniente da fonte usuraia, rispetto alle direttive della cosca"

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