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      Record di inefficenza alle poste centrali di Cosenza: 1,5 ore per una raccomandata

       

       

      Record di inefficenza alle poste centrali di Cosenza: 1,5 ore per una raccomandata

      30 gen 18 Cittadini prigionieri delle inefficenze. Questa la definizione del "Signor G." che ci ha descritto plasticamente la sua disavventura accaduta nel pomeriggio di ieri negli uffici delle Poste Centrali di Cosenza. Ancora non si da pace, il signor G., e ci racconta visibilmente provato, la sua amara esperienza:
      "Mi sono recato ieri sera, per la terza volta in un mese, negli uffici delle poste centrali di Cosenza, in via Veneto, per ritirare una raccomandata arrivata ad inizio gennaio e non consegnata perchè assente da casa. Avevo già provato altre due volte a ritirarla, il giorno dopo della ricezione e una settimana fa. Da qualche tempo le Poste hanno chiuso l'ufficio preposto alla consegna delle raccomandate ed hanno centralizzato tutti i servizi ai cittadini nell'unico ufficio centrate dotato di undici sportelli tutti con prenotazione elettronica. La prima volta,il giorno dopo la consegna della ricevuta, la raccomandata non era ancora stata "lavorata". Così mi sono rimpromesso di andare a ritirarla dopo qualche giorno. Purtoppo il mio lavoro non mi lascia molto tempo libero e ho riprovato a ritirarla una settimana fa. Con la paura che tornasse al mittente inesitata, ho provato a prenderla. Ritiro il tagliando di prenotazione e mi siedo in attesa del mio turno. Macchè. Passati 20 minuti chiedo lumi agli impiegati e mi dicono di attendere. Chiedo di un direttore di agenzia e mi dicono che non c'è. Non avendo molto tempo a disposizione vado via ripromettendomi di passare il giorno dopo. Purtroppo non riseco ad andare a ritirarla perchè non riesco ad organizzare il mio lavoro e la mia vita per sopperire alle mancanze di Poste Italiane. Così arrivo a ieri, costretto dalla scadenza della raccomandata che entro domani sarebbe tornata indietro. Verso le 17 entro negli uffici e ritiro il tagliando numero 023 con su marcata data 29/02/2018 e tempo 17:12 di arrivo. Mi siedo pazientemente mettendo in conto che una buona mezzora l'avrei persa in attesa di ritirare l'epistola. Sul telefonino c'è anche una "app" di poste italiane che permette di prenotarti. La guardo e vedo che il primo orario disponibile è per le 18:00. Troppo tardi, penso, mi sbrigo di sicuro prima. Riesco a sedermi e controllo sul display lo scorrere dei ticket di prenotazione. Macchè, gente arrivata prima di me viene servita tranquillamente. Ho fiducia ed aspetto pazienetemente. Nel frattempo si fanno le 18:00 Sugli undici sportelli disponibili ne funzionano solo 4 e mezzo. Si perchè un quinto si assenta frequentemente. Comincio a passeggiare nel salone chiedendo agli addetti alle promozioni se è normale aspettare 45 minuti per ritirare una raccomandata e chiedo di parlare con il direttore. Mi dicono che non c'è ma c'è una sua sostituta. Non è possibile, è impegnata. bene, mi risiedo. Gli sportelli continuano a servire utenti che vedo arrivare, aspettare il loro turno, serviti, uscire. Sono le 18:15, comincio a perdere la pazienza e mi rivolgo all'addetto dello sportello 11 chiedendo lumi. Mi dice che purtroppo sono in pochi tra malattie e permessi e che loro fanno quello che possono. Mi chiede di pazientare. Una signora esce protestando: "Basta, sono sotto sequetsro, me ne vado. Non potete approfittare del mio tempo" dice ad alta voce. E' un segnale di chi come me ha avuto lo stesso trattamento. E' passata già un'ora ed ancora non riesco ad essere servito. Alle 18:30 perdo la pazienza. Sono passate un'ora e venti da quando sono entrato nelle poste, gli utenti vengono serviti ma per il ritiro della mia raccomandata ancora non c'è niente da fare. A qesto punto protesto vibratamente. Mi sento anche a disagio nel farlo. Tant'è che un utente, non conoscendo il mio dramma, mi dice di non protestare e di accomodarmi ed aspettare. Mantengo la calma senza reagire e riprendo a protestare. Sono le 18:43, dopo le mie proteste e la richeista del direttore mi chiama l'impegato dello sportello undici e mi dice che risolve lui. Nel display il mio numero, dopo un'ora e mezza di attesa, ancora non è uscito. Solo dopo la mia vibrante protesta riesco ad ottenere l'agognato plico. Mi sono sentito prigioniero dell'inefficenza. Ora chiedo a voi, ma è possibile che la gente debba essere sequestrata e pagare a caro prezzo, dopo l'uscita dalle poste mi sono sentito male ed ho chiesto l'intervento di un medico, i disservizi di chi è pagato per farli? Chi mi ripaga del tempo perduto e della salute che ci stavo rimettendo? Ho superato i 60 anni e non ho mai visto in vita mia un decadimento così grave dei servizi. Grazie per l'attenzione". Ogni commento alla lettera è superfulo. E' possibile, ci domandiamo, che dopo gli investimenti in atterzzature e procedure elettroniche ancora oggi accadano episodi del genere? Non è accettabile che una cittadina di quasi 80mila abitanti debba sopportare inefficenze del genere.

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