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Campanella: "Otto anni da incubo, confido nella Magistratura"

 

 

Campanella: "Otto anni da incubo, confido nella Magistratura"

08 ott 16 "Ho sempre confidato che la Magistratura mi liberasse da un incubo infinito che dura da otto anni e che mi fa sentire un apolide del diritto". Lo afferma in una nota il giornalista Mario Campanella alla vigilia dell’udienza del Tribunale del lavoro di Cosenza che il 14 ottobre prossimo dovrà decidere sulla validità della conciliazione legale siglata con l’Asp il 2 dicembre del 2014 dinanzi al medesimo Tribunale e poi revocata dall’ex commissario straordinario, Gianfranco Filippelli. "Intervengo solo perché alcuni organi di stampa si sono interessati della vicenda – dice Campanella – e li ringrazio da cittadino per avere compreso ciò che ho subito e sto ancora subendo. Non aspetto altro che essere immesso in servizio e partecipare alla procedura per la stabilizzazione -afferma Campanella – ma otto anni di lotta, di spese legali, di rinunce non sono ripagabili. Quando firmai la conciliazione legale dopo che il Tribunale di Roma si espresse sulla mia subordinazione – continua il giornalista – mi fu chiesto di rinunciare a tutti gli arretrati e lo feci, mi fu inviata da Filippelli una raccomandata nella quale si confermava la bontà della conciliazione stessa ma un giorno, dopo che avevo sollecitato l’Anac ad intervenire perché non ero in servizio, scoprii di vivere in Corea del Nord perché conciliazione, raccomandate e atti furono annullati in un ‘ora da Filippelli. Ho dovuto subire l’umiliazione di vedere i miei diritti frustrati ma la magistratura penale ha stabilito che quella conciliazione era perfettamente legale e che c’è il forte sospetto che chi la revoco ‘ commise abuso di ufficio e di potere. Mi chiedo in quale posto del mondo – prosegue il giornalista – un dirigente dell’ufficio legale si esprima firmando la validità di una conciliazione e poi tranquillamente firmi il ricorso dell’azienda chiedendo di revocare la sua stessa firma : sono cose reali che io ho subito sulla mia pelle e che hanno tolto serenità a me e alla mia famiglia. Spero solo che ci sia un contrappeso nel diritto – conclude Campanella – e confido che con un esito positivo il dg Raffaele Mauro, che considero un galantuomo, rispettivamente la parola datami e ponga fine a un contenzioso che è mortificante per il rispetto che ognuno di noi deve avere del concetto di comunità".

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