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Processo Anaconda, legale precisa: "Nessuna confisca per discoteca Loft"

30 giu 11 Riceviamo e pubblichiamo: Quale difensore dell’architetto Gianfranco Cundari, socio ed amministratore della C.M.M. SAS di Cundari Gianfranco & C., in relazione al procedimento penale c. d. “Anaconda”, e della società CU. ME s.r.l , persona giuridica alla quale a far data dal mese di ottobre 2010 è stato concesso in locazione l’immobile all’interno del quale era adibita la discoteca “Corte dei Miracoli” – “Le Club”, oggi LOFT, in merito agli articoli di stampa apparsi sui quotidiani e sui mezzi di informazione, relativamente alla cosi detta “confisca della discoteca Corte dei Miracoli” preciso quanto segue: la vicenda, vista la complessità ed i tecnicismi di cui la stessa è intrisa, ha suscitato equivoci che è bene chiarire al fine di delinearne correttamente ambiti e portata. La discoteca LOFT non è stata destinataria di alcun provvedimento di confisca. Nella sentenza, infatti, si legge: “visto l’art. 240 c.p. ordina la confisca della discoteca costituita dai beni mobili inventariati come da annotazione di p.g. del 5.01.2010”. Per “discoteca Corte dei Miracoli- Le Club” deve intendersi, quindi, tutta una serie di beni mobili, oggetto di apposito inventario, allocati e custoditi in un apposito locale, all’interno dell’immobile che da sempre ha ospitato tale attività. Sono solo questi i beni destinatari del provvedimento in oggetto e giammai l’immobile o altro. Questa, e solo questa, è la portata del provvedimento del quale oggi si discute. Nessuna ripercussione sull’attività di intrattenimento che oggi ed in futuro si svolgerà presso la discoteca è nessun mutamento in relazione alla programmazione degli eventi della prossima stagione. Modesta e residuale, quindi, l’entità della confisca che segue di 2 mesi il provvedimento di dissequestro dell’intera società della C.M.M, di tutto il patrimonio aziendale, delle quote sociali e delle licenze; ritornate al legittimo proprietario, perché risultate, in quel caso, non confiscabili in quanto non sussisteva cointeressenza da parte della la criminalità organizzata. Certo rimane da capire come da un lato, vi sia un Tribunale che disponga la confisca di una piccola parte dei beni di una società in relazione a determinate vicende e contestualmente, un altro Collegio Giudicante sostenga, in relazione agli stessi accadimenti, che “ dal compendio intercettivo non si leggono ed enucleano indizi ” e pertanto, in relazione al complesso aziendale comprensivo di quello sopra specificato, debba essere rigettata l’istanza di confisca. C’è chi ravvisa l’esistenza della certezza della prova, e chi non ravvisa l’esistenza neppure degli indizzi. Ma questa è un’altra storia. Questo è quanto, rispetto ad una vicenda che va assumendo sempre più connotati paradossali, al limite di una storia di kafkiana narrazione , all’interno della quale l’individuo è lanciato in pasto ai lettori, in balia dei più dissennati commenti e pettegolezzi, dei quali, in una piccola realtà di provincia, si può anche morire.
Avv. Giuseppe Campanaro

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