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    Paolini “L’Annunziata un ospedale da campo”

     

     

    Paolini “L’Annunziata un ospedale da campo”

    25 feb 11 “A quanto pare è “allarme rosso” per la sanità cosentina, l’ospedale dell’Annunziata, il pronto soccorso. L’allarme lanciato viene da una fonte autorevole qual è il presidente dell’ordine dei medici, Eugenio Corcioni. Alla competenza professionale il presidente dei medici, nella sua denuncia, aggiunge la testimonianza diretta delle condizioni riscontrate in cui si è costretti a lavorare nel pronto soccorso”. Così Enzo Paolini, candidato a sindaco per le prossime amministrative a Cosenza. “Lo scenario descritto è da ospedale da campo, spiega Paolini, con l’aggravante di una promiscuità fra malati, medici e parenti degli ammalati che si danno da fare, al punto che Corcioni riassume la scena definendola “una situazione indescrivibile ed indegna per un paese civile”. Forse la denuncia, per altro affidata ad una lettera inviata al Prefetto ed al Questore, arriva un po’ tardi.- Del pronto soccorso dell’Annunziata si scrive e si discute da mesi senza costrutto. Per la parte che rappresento, cioè il sistema delle strutture ospedaliere a gestione privata, avverto l’esigenza di prendere pubblicamente posizione affinché i calabresi possano farsi una idea dove stanno le negligenze, le inadeguatezze e la reale volontà, politica e non, di affrontare il problema.- Quando si è palesata l’eventualità che all’Annunziata il reparto di ortopedia rischiava di dover chiudere per insufficienza di personale e difficoltà operative, l’AIOP ha offerto le proprie strutture specialistiche per integrare l’offerta di prestazioni del reparto di ortopedia dell’Annunziata. Da una sinergia fra pubblico e privato, come sperimentato in altre realtà critiche del Paese, non può che derivarne una maggiore capacità di risposta alle richieste dei cittadini e, soprattutto, un argine ai flussi migratori in strutture fuori regione.- A tutt’oggi aspettiamo ancora di sapere, da qualcuno che ha titolo per rispondere, perché mai un calabrese, un cosentino deve andare a Roma, Bologna, Milano o altrove quando nella sua città e nella sua regione c’è la possibilità di ottenere le stesse prestazioni, con uguali standard qualitativi, senza doversi sobbarcare a costi aggiuntivi e disagi notevoli per sé e i suoi familiari. Per non smistare alle strutture private il surplus di richieste di prestazioni, si preferisce incoraggiare il flusso verso strutture fuori regione, con notevole aggravio di costi anche per la Regione.- Per una PET, per una risonanza magnetica che si potrebbe effettuare a Cosenza, in un rapporto di collaborazione pubblico-privato, si preferisce l’esodo fuori regione per non ricorrere alle strutture private che, ovviamente, per le loro prestazioni non vanno pagate, se in convenzione e accreditate, diversamente tocca al cittadino se l’ASP non vuole pagare. Questo è il punto. Ed evitiamo il ridicolo in cui incorre qualche improvvisato stratega di politica sanitaria che pretenderebbe, dall’imprenditore privato, prestazioni gratuite nel momento in cui è esaurito il budget contrattualizzato per l’anno in corso.- Questi strateghi improvvisati che chiedono prestazioni gratuite ad una struttura a gestione privata sono gli stessi che non dicono nulla degli sprechi e delle dissipazioni che avvengono nelle strutture pubbliche, per i costi impropri che gravano sui bilanci e di cui la politica porta la responsabilità.- Anche per l’ospedale di San Giovanni in Fiore bisogna dire la verità alle donne che si sono incatenate per protesta e che difendono il loro diritto a poter partorire nel loro comune di residenza. Bisogna far vedere loro quanto viene a costare l’ospedale alla Regione rispetto a quello che produce e, quindi, nelle condizioni attuali, quanto viene a costare un parto a San Giovanni in Fiore. Ma prima di chiudere il reparto bisogna garantire comunque il servizio. Sto con le donne di San Giovanni.- Per concludere ed anche per scoraggiare chi è interessato a non far realizzare sinergie fra sanità pubblica e sanità privata, affermo quanto già affermato per ortopedia. Siamo pronti a farci carico, a Cosenza e in Calabria, di ciò che manca in termini di servizi e siamo pronti anche a realizzare servizi di pronto soccorso nelle nostre strutture. Cerchiamo e attendiamo interlocutori che abbiano a cuore la salute dei cittadini e non la ripartizione clientelare e parassitaria della spesa ospedaliera.-

     

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