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    La festa della Madonna del Pilerio riempie le strade di Cosenza

     

     

    La festa della Madonna del Pilerio riempie le strade di Cosenza

    12 feb 11 Una degna cornice primaverile ha accolto la festa della Madonna del Pilerio, patrona della Città di Cosenza, favorendo l'enorme afflusso di fedeli per le strade della citta'. Per niente scalfita dalle polemiche dei giorni scorsi, sollevata da fazioni intente soltanto a tutelare l'interesse di pochi commercianti (la maggioranza dei negozi oggi era chiusa), la processione con oltre 15,000 fedeli ha attarversato la citta' tra dua ali di folla plaudente. Campane a distesa al passaggio della sacre effige della statua lignea della Vergine per le strade della citta' davanti le chiese del percorso e tappa al centro delle istituzioni cosentine, davanti al Palazzo di Governo in piazza XI settembre. Qui tutte le autorita' civili e militari, hanno accolto, come tradizione da diversi anni a questa parte, la Madonna del Pilerio offrendole un cesto di fiori a rappresentare la devozioni verso Colei che nel lontano 12 febbraio 1854 risparmio la citta' da un violento terremoto. Da allora il 12 febbraio divenne la festa patronale di Cosenza. Ma la storia racconta un altro segno prodigioso che rimane vergato tra le righe della storia cittadina. Infatti la Vergine nell'anno 1576 fermo' la peste che stava mietendo tantissime vittime tra la poplazione bruzia grazie alle preghiere di un devoto che fermandosi davanti l'effige della Madonna noto' un grosso bubbone che le si formo' sul volto e con quel segno la peste scomparve. Prima uscita ufficiale a Cosenza per mons. Bonanno neo vescovo di San Marco Argentano e gia' parroco di S.Aniello. A far visita alla Madonna del Pilerio anche il col. Iacobelli, gia' comandante provinciale dei Carabinieri venuto apposta dal suo comando di Bari per una devozione particolare verso la Madonna del Pilerio. Il col. Iacobelli assieme al col. Ferace si sono intrattenuti con il vescovo, Mons. Nunnari. In piazza XI settembre al ringraziamento del presule cosentino alle autorita' ha fatto seguito il messaggio del neo prefetto di Cosenza, Cannizzaro, accompagnato, tra gli altri, oltre al col. Ferace, dal Questore Ansalone, dal comandante provinciale della Guardia di Finanza, col. Primavera, dal comandante provinciale del Corpo Forestale col. Curcio e dal Sindaco Salvatore Perugini che in chiesa ha poi salutato la Vergine.

    Leggi l'omelia del vescovo. Leggi il saluto del sindaco

    Video: festa Madonan del Pilerio

    La processione sta per uscire dal Duomo (Xi sec.)

    Piazza duomo stracolma di fedeli

    Mons. Nunnari

    La processione attraversa il Busento sul ponte "Mario Martire"

    La processione in viale Trieste

    La processione davanti la chiesa di S.Teresa

    Omaggio floreale della autorita' davanti Palazzo di Governo

    Mons. Nunnari accompagnato dal Questore Anzalone, dal Col. Primavera e dal Col. Curcio

    Il discorso del Prefetto Cannizzaro in piazza XI settembre

    Mons. Bonanno con Mons. Nunnari

    Il col. Primavera con il col. Iacobelli ed il col. Ferace

    Il Colonnello Iacobelli saluta Mons. Nunnari

    L'omelia dell'arcivescovo Mons. Nunnari:

    Eccellenze Reverendissime,
    Carissimi miei confratelli nell’Episcopato,
    Padri-figli di questa Santa Madre Chiesa, mons. Giuseppe Agostino, Mons. Serafino Sprovieri, Mons. Augusto Lauro, Eletto Vescovo di S. Marco-Scalea Mons. Leonardo Bonanno. A voi il fraterno e deferente saluto, che estendo a voi carissimi Presbiteri e Diaconi.
    Saluto voi Religiosi e Religiose.
    Ai fedeli laici, amati dal Signore, l’assicurazione che siete nel cuore del Vescovo che vi stima e vi ama.
    A Lei eccellenza Signor Prefetto a tutte le autorità civili e militari il mio deferente saluto.
    Al Signor Sindaco il grazie sentito per la vicinanza costante, che trova nel saluto di questa sera conferma e impegno a continuare nell’opera della costruzione del bene comune.
    L’ora che stiamo vivendo non è facile, la crisi attraversa la stessa eticità delle Istituzioni, non arriva soprattutto alle nuove generazioni un messaggio educativo a sostegno dei loro ideali e delle loro aspirazioni; il futuro si fa sempre più incerto per la soluzione del problema occupazionale. Tutto questo ci preoccupa ma continuiamo a trovare coraggio, a unire le forze, per “affrontare, come Lei propone, le nuove emergenze con rinnovato impegno, per puntare ad una società ordinata, di eguali, che tuteli ed esalti la pari dignità delle persone, i diritti di cittadinanza, mai disgiunti dalla osservanza dei doveri”. Fratelli e sorelle, l’otto settembre 2008 festa della nostra Celeste Maria SS.ma del Pilerio vi annunciavo la mia prima Visita Pastorale ed esprimevo con la parola di Paolo: “il mio vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati o, meglio per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi ed io” (Rm. 1, 11-12). Un desiderio che dall’11 ottobre dello stesso anno è diventata meravigliosa realtà di un cammino quotidiano tra voi, percorrendo strade e viottoli delle vostre città e dei vostri paesi, incontrando persone accoglienti e storie di gente paziente e adusa al lavoro e, capace di amicizia. Nel partire, ogni giorno, ho incontrato lo sguardo amorevole della Mamma del Pilerio e Le ho chiesto di accompagnarmi e sostenermi sulla faticosa e gioiosa missione. Non mi ha mai abbandonato e credo sia stata lietissima nel constatare come in ogni luogo della mia Visita ho lasciato la sua venerata Icona. Carissimi Parroci e fedeli laici ho sostato presso le vostre comunità parrocchiali dove “la nostra bocca vi ha parlato francamente e il nostro cuore si è tutto aperto a voi” (2Cor. 6, 11-12). Nulla di formale e burocratico ma con la semplicità, che deve sempre contraddistinguere i nostri rapporti, mi sono sforzato di “animare ciò che esiste, risvegliare ciò che dorme, indicare sentieri da percorrere per il rinnovamento della nostra Chiesa, mia sposa e vostra madre. Era l’intento propostomi. Il rinnovamento, in un mondo che cambia, le nostre comunità lo devono avvertire con tutta la responsabilità di camminare con il passo dei tempi, “a guardare avanti” accogliendo l’invito del Venerabile Giovanni Paolo II “a prendere il largo” con un dinamismo nuovo e nuove iniziative concrete. Ciò non significa inseguire il mondo nelle sue mode e nelle sue farneticanti novità ma leggere i segni dei tempi alla luce del Vangelo e dare senso e scelte pastorali condivise. Nell’ansia pastorale di rinnovamento attenti, come ci hanno avvisato  i Vescovi, a non cedere “alla tentazione di dilatare il tempo presente, togliendo spazio e valore al passato, alla tradizione e alla memoria”. A volte abbiamo paura di fermarci per ricordare, per ripensare a ciò che abbiamo vissuto e ricevuto. Preferiamo fare molte cose o cercare distrazioni. Eppure sono l’ascolto, la memoria e il pensare a dischiudere il futuro, ad aiutarci a vivere il presente non solo come tempo di soddisfacimenti dei bisogni, ma anche luogo dell’attesa, del manifestarsi di desideri che ci precedono e ci conducono oltre, legandoci agli altri uomini e rendendoci tutti compagni nel meraviglioso e misterioso viaggio che è la vita. Si supera così il divario tra due mentalità contrapposte dei laudatores temporis acti e degli innovatori. Una contrapposizione che nella visita ho riscontrato da qualche parte e che si supera ricordandoci che il Cristo di ieri, di oggi e di sempre è la novità e se uno è in Lui è creatura nuova. Ho notato nelle varie realtà ecclesiali, parrocchie, gruppi e associazioni una significativa ripresa dell’annuncio della Parola. Il cammino di catechesi nei suoi vari percorsi registra un miglioramento adeguandosi ai documenti della Chiesa Italiana e anche alle proposte della nostra chiesa locale che ha celebrato l’anno della Parola e grazie a Dio ha dato i suoi frutti. Lodevole l’iniziativa di tante parrocchie dove viene programmata la Lectio Biblica o Scuola della Parola. Preziosa la collaborazione dell’Apostolato Biblico e dell’Ufficio Catechistico Diocesano. Fratelli miei, dobbiamo continuare in questo impegno convinti che la Chiesa può affrontare il compito dell’Evangelizzazione solo ponendosi anzitutto, e sempre, di fronte a Gesù Cristo parola di Dio fatta carne. Egli è la grande sorpresa di Dio, colui che è all’origine della nostra fede e che nella sua vita ci ha lasciato un esempio, affinchè camminassimo sulle sue tracce (1Pt 2,21). Uno dei momenti significativi della mia Visita è stato certamente vissuto nella celebrazione eucaristica. Attorno alla Mensa della Parola e del Pane ci siamo accolti come famiglia dei figli di Dio; ovunque ho costatato una dignitosa e partecipata presenza.
    So bene che negli ultimi decenni si è registrata la diminuzione dei praticanti un po’ ovunque ma è segno di speranza che è rimasta da noi la comunità di coloro che con regolarità si riuniscono per fare memoria del Signore e celebrare l’Alleanza. Questa comunità fedele al giorno del Signore deve essere aiutata a crescere mediante l’ascolto della Parola e la comunione al corpo di Cristo, così che possa uscire dalle mura della Chiesa con un animo apostolico aperto alla condivisione e pronto a rendere ragione della speranza che abita il credente (Cfr 1Pt. 3,15). Nonostante i tantissimi benefici apportati dal Concilio, spesso uno dei problemi che si riscontrano nelle nostre comunità è la non trasmissione del vero senso della liturgia.
    Qua e là ho costatato una certa stanchezza e anche la tentazione di tornare a vecchi formalismi o di avventurarsi alla ricerca ingenua dello spettacolare. Pare talvolta che l’evento sacramentale non venga colto. E’ urgente far cogliere ai nostri fedeli la rilevanza della liturgia quale luogo educativo e rivelativo, facendone emergere la dignità e l’orientamento verso l’edificazione del Regno.
    Dopo le 129 comunità parrocchiali un momento privilegiato della Visita sono state le 176 scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private, passando dalla scuole materne alle primarie, elementari e medie, agli Istituti Superiori fino all’Università.
    Le ho raggiunte anche nelle contrade più lontane. Ovunque un’accoglienza festosa, la gioia di una reciproca conoscenza e di un cordiale colloquio. Di quanta ricchezza di valori umani e cristiani è stata riempita la mia vita.
    L’incontro con migliaia di giovani degli Istituti Superiori mi fa nutrire una grande speranza per la nostra terra e la nostra storia: sta venendo fuori una generazione seria e responsabile, fuori da certi schemi che mediaticamente presentano una gioventù superficiale e fragile.
    Una gioventù che attende anche dalla Chiesa di essere incontrata e non giudicata.
    Stando in mezzo ai giovani mi ha sempre provocato una loro domanda: “perché siamo lontani dalla Chiesa?”. Mi sarei attesa ben altra domanda: “perché la Chiesa è lontana dai giovani?”
    La rivolgo a voi, cari Confratelli, a voi laici adulti nella fede.
    La pastorale giovanile l’ho trovata un po’ carente nelle nostre comunità, è tempo di ripartire pensando e studiando come raggiungere i nostri giovani nei luoghi della loro quotidianità per una proposta seria e assieme affascinante che è questa: Cristo ha qualcosa da dire, può chiamarli a una sequela che dia senso alla loro vita!
    E ricordiamoci che non c’è pastorale giovanile che non si coniughi con quella familiare. La famiglia è il luogo privilegiato dell’esperienza dell’amore, nonché dell’esperienza e della trasmissione della fede.
    I coniugi cristiani sono i primi responsabili di quella introduzione all’esperienza del cristianesimo di cui poi chi è beneficiario porterà in sé il seme per tutta la vita. La parrocchia deve attrezzarsi ad accogliere e accompagnare le giovani coppie con dei percorsi di preparazione al Matrimonio ben articolati per una proposta seria a celebrare e vivere il sacramento dell’amore.
    Ho notato con piacere che in molte foranie si sta lavorando in tal senso.
    La presenza del gruppo coppie assicura soprattutto alle giovani famiglie un sostegno nel loro itinerario di fede e nella testimonianza esemplare dell’amore di Dio. In un’ora così grave crisi della Sanità ritorno col pensiero e col cuore ai tanti presidi ospedalieri presenti sul territorio, dove ho incontrato tanta sofferenza accompagnata da esemplare dignità e lenita da tutto il personale ospedaliero attento e presente a ogni capezzale.
    La Chiesa e i suoi Pastori nel solidarizzare con quanti vivono il dramma di questa crisi non ha soluzioni tecniche da offrire ma richiama con forza un principio: la soluzione di ogni problema deve sempre partire dall’uomo e non dai bilanci finanziari.
    I poveri, soprattutto, non devono pagare un prezzo alto di umana sofferenza e solitudine per gli sperperi perpetrati negli anni da gente irresponsabile. Il mio pensiero si estende a tutti gli altri fratelli e sorelle infermi incontrati nelle loro case e lodevolmente assistiti dai loro familiari, soprattutto i fratelli colpiti dalla Sla, crocifissi nel loro letto di dolore.Che messaggio di speranza mi hanno consegnato per tutti voi, che abbraccio di consolazione e di conforto ho loro dato anche a nome vostro.
    Grido oggi il mio grazie a loro per aver creato con me una rete di preghiera, quasi un convento invisibile, che quotidianamente fa la sua richiesta al Signore per sante vocazioni sacerdotali.Miei cari Seminaristi, nel continuare a dare la vostra generosa risposta al Signore, sentite il sostegno di queste anime elette. Siete un po’ il frutto delle loro preghiere e sofferenze e anche noi siamo sostenuti, stiamo in piedi, proprio grazie a questi fratelli associati alla Passione di Cristo, il Crocifisso appassionato dell’uomo.
    Un messaggio di speranza e un invito alla conversione del cuore ho portato anche ai fratelli detenuti nelle case circondariali di Cosenza e Paola.
    Un’esperienza indimenticabile l’ho vissuta nel varcare l’ingresso dei 66 Comuni per incontrare gli amministratori locali, i Sindaci, le Giunte e parlare ai Consigli Comunali.
    E’ nata un’amicizia tanto utile e necessaria per ricreare rapporti di reciproca fiducia e collaborazione.
    Sono cadute barriere ideologiche, abbiamo costruito ponti di grande comprensione.
    Dai Comuni a tutte le Istituzioni civili e militari, ad iniziare dalla Prefettura, ai Tribunali, alle Procure, alla Questura, alla Presidenza della Provincia e a tutti gli altri Uffici pubblici.
    E’ stato un crescendo di reciproca comprensione e di leale collaborazione nel rispetto dei ruoli e delle competenze.
    Alle forze dell’ordine continuo ad esprimere la profonda gratitudine per una presenza sul territorio a difesa della legalità e per la tranquillità dei cittadini; gratitudine già espressa nella Visita a tutte le 82 caserme dei carabinieri, della pubblica sicurezza, dei finanzieri, dei forestali, dei vigili del fuoco, dell’esercito, dell’aereonautica, delle marina militare, della polizia provinciale e dei vigili urbani, e ai loro Comandi provinciali.
    A tutti la riconoscenza di chi pellegrino sul territorio della diocesi ha incontrato amicizia leale e grande comprensione per la Sua Chiesa.
    Ma consentitemi di elevare ora un inno di lode e di ringraziamento al Signore che ha benedetto questa dura e gioiosa fatica e soprattutto per avermi arricchito di un Presbiterio che ha condiviso la prova e confortato il Suo Vescovo nelle ore difficili, comprendendolo, scusandolo e amandolo. Grazie, miei cari fratelli e amici, grazie a voi Vicari foranei che nel cammino mi siete stati compagni e collaboratori preziosi.
    Grazie al mio segretario, don Serafino, che più di tutti ha condiviso la fatica.
    Un grande abbraccio a voi Religiosi e Religiose che mi avete sostenuto con la preghiera e il sacrificio.
    Si tratta ora di raccogliere i frutti e di continuare la semina.
    La Visita si conclude, la Chiesa di Cosenza-Bisignano è chiamata a vivere, Provvidenzialmente, un’ora storica che illumina il cammino di ieri e ci proietta verso un futuro più sereno e fecondo.
    E’ la risposta di Dio alle sofferenze e alle fatiche insieme affrontate. E’ tempo di Grazia e benedizione divina.
    Gli avvenimenti che andremo a celebrare ce lo confermano.
    L’elezione a Vescovo di monsignor Leonardo Bonanno, figlio di questa Chiesa ed in particolare del nostro Presbiterio, dopo 33 anni dall’ultimo sacerdote diocesano chiamato ad essere Successore degli Apostoli è segno della benevolenza del santo Padre, è riconoscimento dell’apprezzamento della Chiesa al nostro presbiterio dicoesano.
    Il 25 marzo quando, assieme all’episcopato Calabro ed altri Confratelli Vescovi, lo Ordinerò so di scrivere una pagina importante con voi popolo di Dio, lieto per questa scelta, responsabile di un amore più grande per i vostri Vescovi e i vostri preti.
    Nei prossimi mesi avremo la gioia di vedere elevata all’onore degli altari una figlia di questa nostra Chiesa: la venerabile Elena Aiello, meglio conosciuta a Cosenza come la Monaca santa.
    A cinquant’anni dalla sua morte avremo la gioia di celebrare la prima Beatificazione in diocesi.
    Il suo genio femminile ha saputo redimere una storia fatti di stenti e sacrifici, offrendo una risposta concreta, di speranza, nell’accoglienza dei piccoli e degli ultimi.
    E’ un carisma che continua nell’opera delle Sue figlie, cha dà onore alla donna calabra che nel silenzio e nella discrezione costruisce la vera civiltà dell’amore che si fonda principalmente sui valori della famiglia.
    Dal 25 settembre al 2 ottobre celebreremo il Congresso Eucaristico diocesano, momento di crescita nella comunione per la nostra Chiesa che dall’Eucarestia deve sempre ripartire, considerando che Essa è il Suo Sommo Bene. L’Eucarestia fa la Chiesa ed essa fa l’Eucarestia.

    O Vergine, Madre dolcissima del Pilerio,
    siamo di fronte a Te per cantare le tue lodi,
    per raccontare le nostre storie, le nostre vicende quotidiane,
    le nostre sconfitte,
    ma soprattutto per manifestarti la nostra grande certezza:
    sappiamo di essere da Te amati e compresi.
    Ti presentiamo la nostra Chiesa così ricca dei doni che il Tuo Figlio ci elargisce,
    così povera per la poca corrispondenza alla Grazia di noi suoi discepoli.
    Presenta a Lui la nostra confusione e la nostra Speranza.
    Con il Tuo aiuto materno, nonostante tutto, ce la faremo.
    Non vogliamo deluderti.
    Come una volta, come sempre, tu ci darai la mano e noi ti canteremo unanimi:
    “Siam peccatori, ma figli tuoi, Vergine Madre prega per noi”.

     

    Il saluto del Sindaco Perugini:
    Carissimo Padre Arcivescovo, Autorità religiose, civili, militari, Cittadine e Cittadini di Cosenza. Anche quest’anno, nel giorno dedicato alla festa della Madonna del Pilerio, si rinnova l’offerta del cero votivo alla Patrona della nostra Città. È un gesto che il Sindaco compie facendosi interprete del profondo sentimento religioso dei Cosentini. Carissimo Padre, dalla bella lettera che nei giorni scorsi, al termine della Sua prima Visita Pastorale alla Città, ha indirizzato ai Cosentini traspaiono la semplicità e la chiarezza che sempre improntano il Suo linguaggio, traspaiono i Suoi rapporti con le persone, la profondità dei Suoi sentimenti, la comprensione dell’animo autentico dei nostri Concittadini. Per questa e per tante altre ragioni avverto il bisogno di esprimere pubblicamente il ringraziamento della Città per quanto la Chiesa semina nel nostro territorio: per l’insostituibile opera di animazione spirituale, di accoglienza e di aiuto che le parrocchie svolgono e per il contributo che associazioni laicali e movimenti, con la loro storia e la loro originalità, offrono alla vita sociale della Città attraverso l’azione educativa e formativa. In particolare, ho apprezzato e condiviso l’attenzione che nella Sua lettera ha manifestato verso i giovani, ai quali deve essere offerta oggi la possibilità di confrontarsi con valori veri, con ideali di alto profilo e con prospettive di impegno ricche di senso e di significato. Ai quali giovani bisogna trasferire fiducia e speranza per un mondo migliore. È questa la vera sfida che deve trovare la Chiesa, le Istituzioni civili, la Scuola e tutte le agenzie educative capaci di agire e interagire. L’Amministrazione Comunale, nella laicità che la caratterizza, da Lei giustamente e positivamente richiamata nella lettera ai Cosentini, è sicuramente pronta e attenta a quanto la Chiesa, con la profondità del suo sguardo, coglie, soprattutto sul piano delle necessità primarie delle persone, sempre più pressanti in un tempo segnato da preoccupanti emergenze ed emarginazioni sociali. Agiamo in un contesto che rende più acuti i bisogni che interpellano la coscienza di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica. Quotidianamente ci confrontiamo con il crescere delle domande e il diminuire delle risorse economiche concretamente disponibili per una risposta sempre adeguata. Mai come oggi, nella crisi più complessa dal secondo dopoguerra, crisi economica, della vita democratica, alla quale si accompagna un diffuso disorientamento sul piano dei valori, il Comune assume con maggior evidenza le caratteristiche di una famiglia più grande, la famiglia di tutti, alla quale ciascuno si rivolge chiedendo aiuto e in cui ognuno è chiamato a partecipare responsabilmente, nella misura stabilita, per una più equa distribuzione dei pesi tra i cittadini. In questi anni e in questi giorni le comunità locali sono messe a dura prova da politiche che appaiono lontane da quei principi di solidarietà ed equità sociale ben presenti nella Costituzione della Repubblica e cari alla Dottrina Sociale della Chiesa. Ciò incide fortemente e negativamente sulla possibilità di dare risposte sempre efficaci alle giuste domande dei cittadini e sulla crescita dei diversi territori del Paese, in cui si continuano a registrare differenti ritmi di sviluppo che vedono alcune aree in posizioni più avanzate ed altre sempre in seconda fila. È un tema fortemente richiamato, nel discorso di fine anno, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in cui, partendo dal riferimento ai centocinquanta anni dell’Unità d’Italia, il Capo dello Stato molto efficacemente ha evidenziato nella storia del nostro Paese significativi motivi di speranza e ragioni di impegno. In particolare, il Presidente Napolitano ha sottolineato il valore dello Stato unitario come presidio irrinunciabile nell’era della globalizzazione e, contestualmente, la necessità di agire su tutti i piani per superare in maniera definitiva lo storico divario tra Nord e Sud, lavorando per uno sviluppo fondato sulla valorizzazione di tutte le risorse di cui il nostro Paese è ricco nelle sue diverse aree. Deve essere, questo, il tempo della responsabilità condivisa, che consiste nel cercare le strade per favorire la coesione sociale superando resistenze ed egoismi territoriali e corporativi, evitando ulteriori, e sempre più drammatiche, forme di disgregazione del tessuto connettivo del Paese. Deve essere questo il tempo in cui la nostra Comunità reagisce ed opera in un rinnovato clima di fiducia, riscoprendo e praticando le più nobili tradizioni, i più significativi valori di civiltà ed accoglienza che l’hanno sempre caratterizzata. Le nuove emergenze vanno affrontate con rinvigorito impegno per puntare ad una società ordinata, di eguali, che esalti e tuteli la pari dignità delle persone, i diritti di cittadinanza, mai disgiunti dall’osservanza dei doveri. Voglio qui ricordare il drammatico evento nel quale pochi giorni or sono, in un accampamento Rom, hanno perso la vita quattro bambini. Una tragedia che ha scosso le nostre coscienze, che ci ha profondamente colpito e che, riproponendo in tutto il Paese l’urgenza di creare condizioni che evitino il verificarsi di simili dolorosissimi fatti, ha confermato la necessità della collaborazione tra i diversi livelli di governo dei territori, la Chiesa, la società civile nel suo insieme, affinché siano al più presto individuate, in un clima di condivisione, soluzioni praticabili e concrete, rispettose sia della dignità e della cultura degli immigrati, sia delle regole della vita comune che tutti siamo chiamati ad osservare. Per raggiungere questo obiettivo, è indispensabile che le Istituzioni locali siano dotate delle risorse necessarie. Il tema della sicurezza non può essere disgiunto da quello dell’accoglienza e della solidarietà, del rispetto multiculturale e multietnico. In un quadro in cui i diversi territori rischiano di ritrovarsi da soli di fronte a scelte relative a questioni di grande complessità, che superano l’orizzonte locale, voglio testimoniare, in questo luogo così caro alla Città, la volontà e la necessità di lavorare tenacemente al fine di aprire spazi di speranza per noi e per i nostri figli, sia attraverso la costante ricerca e realizzazione delle migliori soluzioni possibili, sia attraverso l’impegno quotidiano per assicurare al nostro territorio concrete prospettive di sviluppo sul piano infrastrutturale e strategico. In un tempo di crisi occorre certamente affrontare le urgenze dell’oggi, senza mai, però, rinunziare a preparare il futuro. È un cammino, caro Padre Arcivescovo, che deve vederci insieme, Istituzioni e forze vive della società cosentina, perché tutti siamo chiamati a sentirci responsabili gli uni degli altri e a rinnovare, con questo spirito, l’impegno alla collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene della nostra Comunità. Noi tutti continuiamo a credere che un mondo migliore è possibile. Noi tutti continuiamo a sentirci orgogliosi di essere cosentini in un Paese unito che festeggia quest’anno il centocinquantesimo anniversario. Il momento è difficile, ma ne abbiamo superato ben altri e più complicati. Auguri, Padre Arcivescovo. Auguri, Comunità cosentina.

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