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      Fresu e Di Bonaventura, il duo delle meraviglie incanta il Comunale di Catanzaro

       

       

      Fresu e Di Bonaventura, il duo delle meraviglie incanta il Comunale di Catanzaro

      23 nov 19 (G.D.) Ci sono concerti che si dimenticano dopo qualche giorno ed altri che restano a futura memoria. A questa seconda schiera appartiene senza ombra di dubbio il concerto che Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura hanno tenuto nei giorni scorsi al Teatro Comunale di Catanzaro, nell'ambito della stagione dell'Associazione AMA Calabria. Bel colpo quello messo a segno dal direttore artistico di AMA Calabria, Francescantonio Pollice, che ha avuto gran fiuto nell'opzionare il duo composto dal trombettista sardo e dal bandoneonista marchigiano capace di suscitare grandi emozioni che derivano direttamente da un sodalizio artistico consolidato che va avanti ormai da moltissimi anni e che è messo al servizio, sempre con nuova linfa, di progetti musicali di ineguagliabile spessore. Non è stato da meno quello proposto al Comunale di Catanzaro e che, come nel titolo, "In maggiore", prende spunto da un magnifico disco di qualche anno fa che Fresu e Di Bonaventura hanno inciso per la prestigiosa etichetta ECM di Manfred Eicher.

      Il cd di ECM offre ai due musicisti il destro per compiere un viaggio nelle musiche del mondo, così come è consono al loro modo di suonare, quasi una cifra di riconoscibilità. E allora, partendo da un brano che è l'incipit del disco, "Da Capo Cadenza", Fresu e Di Bonaventura "volano" in Brasile per un omaggio a Chico Buarque de Hollanda con l'immarcescibile "O Que sera" che si intreccia, nel finale, con la celebre ballata "El pueblo unido jamas sera vencido" degli Inti Illimani, omaggio quest'ultimo al Cile, ma anche al disco "Garofani rossi" dedicato da Daniele Di Bonaventura ai canti rivoluzionari. Il duo ne esegue un brevissimo frammento, appena accennato, ma che il bandoneon di Di Bonaventura riveste di frammenti di poesia. Si resta in Cile con "Te Recuerdo Amanda", di Victor Jara, vittima della repressione di Pinochet, e Fresu ricorda, prima di suonarla, con il suo stile affabulatorio, il momento in cui la eseguì, insieme a Di Bonaventura, proprio in Cile davanti ad una folla immensa. Tenendo fede ad una sua buona abitudine, riproposta quasi ad ogni concerto, Fresu scende poi in platea con la sua tromba. Lo fa per riproporre uno dei suoi brani più poetici, quel "Calmo" che irradia il pubblico di un lirismo accentuato dalla penombra della sala, mentre Di Bonaventura ascolta sul palco in silenzio quasi religioso. E' uno dei momenti più alti del concerto, insieme alla riproposizione della celeberrima "Non ti scordar di me" che rimanda all'attività forse meno conosciuta di Fresu e Di Bonaventura come autori di colonne sonore per il cinema. "Non ti scordar…"era infatti inserita nella colonna sonora del film "Cento chiodi" di Ermanno Olmi con il quale i due hanno collaborato anche per le musiche dell'ultimo film "Torneranno i prati".

      Ma non è finita qui. C'è da omaggiare Chet Baker, padre indiscusso di tutti i trombettisti cui Paolo Fresu ha dedicato un recente tributo in un disco che ora è diventato anche uno spettacolo teatrale. Il brano scelto per il concerto di AMA Calabria è la celeberrima "You Don't Know What love is" ed è un altro tuffo nella poesia. Così come quando viene riproposta "Un vestido y un amor" dell'argentino Filo Paez e portata al successo da Caetano Veloso, brano da cui Fresu è rimasto negli ultimi tempi folgorato. E lo si capisce sia per la frequenza con cui lo inserisce in quasi tutti i concerti, sia per averlo anche utilizzato nel suo disco "Summerwind", inciso con il contrabbassista svedese Lars Danielsson. C'è poi una gag insistita sul tango che Fresu finge di detestare e che Di Bonaventura cerca di infilare tra una pausa e l'altra con piccoli accenni. Gag che sfocia in una magnifica esecuzione durante la quale l'interplay tra i due musicisti scala vette irraggiungibili. Non manca un brano (Laude novella) tratto dal disco "Altissima luce" sul Laudario di Cortona. Un disco che è la diretta filiazione di un altro magnifico concerto che Fresu e Di Bonaventura tennero a Umbria Jazz nel 2016, nella Basilica di San Pietro di Perugia, e che attinge a piene mani a quel grande patrimonio del duecentesco manifesto musicale che rappresenta la più antica collezione conosciuta di musica italiana in lingua volgare, nonché l'unica del XIII secolo, rivisitato in chiave jazz, complici gli arrangiamenti del trombettista sardo e del bandoneonista di Fermo. Ancora un riferimento alle musiche da film prima di concludere, con un brano tratto dal disco "Vino dentro", colonna sonora dell'omonimo prodotto cinematografico del regista Ferdinando Vicentini Orgnani con cui Fresu collabora da tempo. Il pubblico vorrebbe che il concerto non finisse mai. Arriva, a grande richiesta, il primo bis e poi il secondo. Il Comunale è tutto un battimani. E' ora di andare. Ma il ricordo di questa serata resterà indelebilmente impresso in quanti orgogliosamente potranno dire: "io c'ero".

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