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Divieto di dimora allungato ad un anno per Lucano "E' un accanimento"
Divieto di dimora allungato ad un anno per Lucano "E' un accanimento" 12 apr 19 Domenico Lucano, per un anno ancora, non potrà fare rientro a Riace, il centro della Locride di cui é stato sindaco, a causa del divieto di dimora disposto a suo carico dal Tribunale della libertà di Reggio Calabria. É l'effetto determinato dal rinvio a giudizio deciso nei confronti di Lucano dal Gup di Locri, Amelia Monteleone, nell'ambito dell'inchiesta "Xenia" che nell'ottobre del 2018 portò all'arresto del sindaco sospeso di Riace. Il Tribunale della libertà di Reggio Calabria, nel disporre la revoca dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Locri nei confronti di Lucano, emise a suo carico il divieto di dimora per sei mesi a Riace, impedendogli così di continuare a risiedere nel centro della Locride. Periodo che adesso viene prolungato ad un anno per effetto del provvedimento di rinvio a giudizio. Lo stesso Tribunale della libertà di Reggio Calabria, comunque, dovrà pronunciarsi nuovamente sul divieto di dimora a carico di Lucano dopo il recente annullamento con rinvio del provvedimento da parte della Corte di cassazione. Lucano: Accanimento contro di me "C'é un accanimento contro Riace, contro di me e contro l'esperienza di integrazione di cui il Comune ed io siamo stati protagonisti. Trovo assurdo che mi vengano contestati una truffa ed un falso che non ho mai commesso". Lo ha detto all'ANSA il sindaco sospeso di Riace, Domenico Lucano, in relazione all'avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso nei suoi confronti dalla Procura della Repubblica di Locri nell'ambito di una nuova inchiesta a suo carico. "Nell'assegnazione degli alloggi e dei servizi per i migranti che sono stati accolti a Riace - ha aggiunto Lucano - ho sempre agito, sulla base delle richieste che mi giungevano dalla Prefettura di Reggio Calabria, dettate anche dall'emergenza, nel rispetto della legalità e della legge". "Ho visto che nelle nuove contestazioni che mi vengono mosse - ha detto ancora il sindaco sospeso di Riace - si parla di certificati di agibilità. Mi chiedo però se, per esempio, a San Ferdinando, nella baraccopoli smantellata appena nelle settimane scorse e dove sono morti alcuni migranti, si sia mai chiesto a chi la allestì a suo tempo il certificato di agibilità per un obbrobrio che ha rappresentato per molti anni una vergogna per la Calabria". Non c'è davvero pace per Mimmo Lucano, sindaco sospeso di Riace. La Procura della Repubblica di Locri ha emesso infatti un avviso di conclusione delle indagini preliminari in cui gli vengono contestati i reati di truffa e falso ideologico sempre in relazione alla gestione dei migranti nel borgo della Locride, indicato come modello di accoglienza e integrazione. Poche ore dopo il rinvio a giudizio, deciso dal Gup di Locri Amelia Monteleone, per il sessantunenne tre volte sindaco di Riace, collocato dalla rivista Usa Fortune tra le 50 personalità più influenti del Pianeta, si apre un nuovo fronte giudiziario. Non era bastato il colpo assestato a lui e ad altre 26 persone che andranno a processo l'11 giugno davanti al Tribunale di Locri. Ora c'è anche l'avviso di conclusione indagini, firmato dal sostituto procuratore di Locri Ezio Arcadi, di cui, oltre a Lucano, sono destinatarie altre nove persone. Nel mirino, ancora una volta, l'utilizzo dei fondi per l'accoglienza. In particolare, come é detto nel capo di imputazione, a Lucano si contesta "di avere indotto in errore il Ministero dell'Interno e la Prefettura di Reggio Calabria ricorrendo all'artificio di predisporre una falsa attestazione in cui veniva dichiarato che le strutture di accoglienza per ospitare i migranti esistenti nel territorio del comune di Riace erano rispondenti e conformi alle normative vigenti in materia di idoneità abitativa, impiantistica e condizioni igienico-sanitarie. Laddove così non era, essendo quegli appartamenti privi di collaudo statico e certificato di abitabilità, documenti indispensabili per l'utilizzo sopra specificato e per come richiesto dal manuale operativo Sprar e dalle convenzioni stipulate tra il Comune di Riace e la Prefettura di Reggio Calabria". E non è tutto: per un anno ancora, il sindaco sospeso di Riace non potrà fare rientro nel suo paese per effetto del divieto di dimora disposto a suo carico dal Tribunale della libertà di Reggio Calabria. A determinare il prolungamento della misura è stato proprio il rinvio a giudizio. Il Tribunale della libertà, infatti, nel disporre la revoca dell'ordinanza di custodia cautelare emessa il 2 ottobre 2018 dal Gip di Locri, emise il divieto di dimora per sei mesi a Riace. Lo stesso collegio dovrà pronunciarsi nuovamente sulla misura cautelare dopo l'annullamento con rinvio deciso dalla Corte di Cassazione.
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