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      Le cosche sulla sanità: 24 arresti, c'è anche Galati. Sequestrati 10 mln di beni

       

       

      Le cosche sulla sanità: 24 arresti, c'è anche Galati. Sequestrati 10 mln di beni

      12 nov 18 L'ex deputato Giuseppe Galati, del centrodestra, é stato arrestato e posto ai domiciliari nell'ambito di un'operazione contro la 'ndrangheta condotta dalla Guardia di finanza. Insieme a Galati nell'operazione, denominata "Quinta bolgia", sono state arrestate altre 23 persone. E' stato eseguito anche un sequestro di beni per dieci milioni di euro.

      In carcere sono finiti: Pietro Putrino (73 anni), Diego Putrino (36), Diego Putrino (51), Vincenzo Torcasio detto “Enzino” (38), Silvio Rocca (61), Pietro Rocca (63), Ugo Bernardo Rocca (33), Pietro Ferrise (59), Alfredo Gagliardi (40), Tommaso Antonio Strangis (53), Franco Antonio Di Spena detto “Tony” (45), Pasquale Reillo (52), tutti di Lamezia.

      Ai domiciliari: Roberto Frank Gemelli (54 anni, di Lamezia), Sebastiano Felice Corrado Mauceri (56 anni, di Lamezia), Giuseppe Galati (57 anni di Lamezia, ex deputato), Luigi Muraca (50 anni, di Lamezia, ex consigliere comunale), Giuseppe Pugliese (50 anni, di Crotone), Giuseppe Perri (65 anni di Falerna, ex dg dell’Asp di Catanzaro), Eliseo Ciccone (65 anni di Catanzaro), Italo Colombo (48 anni di Catanzaro), Giuseppe Luca Pagnotta ( 45 anni, di Montepaone), Francesco Serapide (45 anni, di Catanzaro).

      Nei confronti delle 24 persone coinvolte nell'operazione la Guardia di finanza ha eseguito ordinanze di custodia cautelare emesse da Gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda del capoluogo calabrese, diretta da Nicola Gratteri. Dodici delle 24 persone coinvolte nell'operazione sono state condotte in carcere, mentre per le altre 12, tra cui Galati, sono stati disposti gli arresti domiciliari. L'operazione che ha portato ai 24 arresti é stata condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro, con il supporto dello Scico di Roma. I particolari dell'operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa a Catanzaro nella sede del Comando provinciale della Guardia di finanza. Presenti il procuratore Gratteri, il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla, il comandante provinciale delle fiamme, gialle generale Davide Rametta, ed il comandante dello Scico, generale Alessandro Barbera.

      Ai domiciliari l'ex deputato Galati

      Giuseppe (detto "Pino") Galati, era stato eletto prima con l'Udc e poi passato con Forza Italia e, successivamente, con Ala. Alle ultime elezioni politiche del marzo scorso Galati si era candidato al Senato con la lista "Noi con l'Italia", ma non era stato eletto. Da oggi ai domiciliari assieme all'ex consigliere Muraca. Galati nel 2016 era rimasto coinvolto in un'altra inchiesta sulla 'ndrangheta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. In quel caso la Procura distrettuale aveva chiesto l'arresto di Galati, all'epoca in carica, per corruzione aggravata dalle modalità mafiose, ma il gip non l'accolse perché non ritenne sussistesse un quadro indiziario grave. La posizione di Galati, a conclusione dell'inchiesta, denominata Alchemia, fu poi archiviata dal gup di Reggio Calabria su richiesta della stessa Procura. L'ex parlamentare, in qualità di presidente della fondazione Calabresi nel mondo, ente in house della regione Calabria sottoposto a procedura di liquidazione, è attualmente indagato in un procedimento avviato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro. Secondo l'accusa Galati avrebbe assunto un considerevole numero di collaboratori a soli "fini clientelari" come ha scritto il gip in un provvedimento di sequestro di beni per un valore di oltre 140 mila euro, "per mantenere ed incrementare il proprio bacino elettorale" simulando il loro impiego nella struttura operativa interna, la cui nomina era affidata alla scelta fiduciaria del presidente, ma impiegandoli in realtà in progetti finanziati con fondi comunitari.

      Coinvolti dirigenti Asp

      L'ex direttore generale dell'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro Giuseppe Perri figura tra gli arrestati nell'operazione condotta stamani dalla Guardia di finanza di Catanzaro insieme allo Scico di Roma. Insieme a lui sono stati arrestati Giuseppe Pugliese, già direttore amministrativo sino all'ottobre 2017, e Eliseo Ciccone, già responsabile del Suem 118 ed ora destinato ad altro incarico. I tre sono accusati di plurimi episodi di abuso d'ufficio. In particolare, secondo l'accusa, Perri - già commissario straordinario e poi direttore generale sino all'agosto 2018 - e gli altri due funzionari dell'Asp avrebbero favorito un gruppo imprenditoriale 'ndranghetistico nella fornitura del servizio sostitutivo delle ambulanze del 118. Il gruppo, in particolare, dal 2010 e sino al 2017, ha continuato a operare in assenza di una gara formale, a seguito di plurime, reiterate oltre che illegittime proroghe, in alcuni casi addirittura tacite, ottenute grazie ai rapporti privilegiati intrattenuti con i dirigenti Asp.

      Per pentiti Galati riferimento cosca

      "Dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, univoche nell'individuare in Galati un politico 'portato' e di riferimento della cosca, si definisce la figura dell'indagato come soggetto a disposizione del clan Iannazzo, legato ai Giampà da un patto di non belligeranza". Lo scrive il gip di Catanzaro Barbara Saccà nell'ordinanza a carico dello stesso Galati e di altre 21 persone. Il gip fa riferimento a dichiarazioni rese gli anni scorsi da alcuni collaboratori, uno dei quali, Gennaro Pulice, afferma che Galati "da quando ha iniziato la carriera politica ha sempre chiesto l'appoggio della famiglia Torcasio per le elezioni". Un altro collaboratore, Angelo Torcasio, nel 2012 ha detto che "Iannazzo, tramite Pino Galati, avevano grandi prospettive di inserimento in lavori al nord". Per il gip, Galati e l'ex consigliere comunale di Lamezia Terme Luigi Muraca "sono il necessario trait d'union tra i Putrino e gli esponenti apicali dell'Asp di Catanzaro, senza il cui interessamento non sarebbe stato possibile ottenere gli illeciti vantaggi" per Putrino.

      Intercettazioni:

      "Senti se torna da te domani, poteva tornare da te quel mio amico che è già venuto da te .. il consigliere comunale che ci sono problematiche qui per la città importanti, voleva sottoporla ..." Una frase, pronunciata il 28 luglio 2015 dall'allora deputato Giuseppe Galati, e definita "criptica" dagli stessi investigatori, ma che per i finanzieri di Catanzaro ed i magistrati della Dda catanzarese, dimostra l'interessamento dell'ex parlamentare alla causa del sottogruppo imprenditoriale 'ndranghetista di Pietro Putrino legato alla cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte per ottenere un appalto per la fornitura del servizio sostitutivo di ambulanze per il 118 di Lamezia Terme. La telefonata è diretta a Giuseppe Pugliese, all'epoca direttore amministrativo dell'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro - anche lui arrestato stamani - e che Putrino ritiene di dover contattare per arrivare ad ottenere l'appalto visto che il direttore generale Giuseppe Perri - anche lui agli arresti - "è già uno di noi". A fare da tramite, come emerge da un'intercettazione ambientale, è l'allora consigliere comunale di Lamezia Terme Luigi Muraca. La telefonata di Galati fa seguito ad un incontro avuto lo stesso giorno dal parlamentare con Putrino e Muraca all'aeroporto di Lamezia Terme. Da intercettazioni successive e da pedinamenti ed appostamenti, finanzieri e pm hanno la certezza che l'incontro propiziato da Galati tra Pugliese, Putrino e Muraca vi sia stato. E quando, successivamente, a settembre, Galati contatta il manager dell'Asp, Pugliese risponde, "vedi che ... tranquillo con quella cosa". L'appalto non verrà poi affidato perché resisi conto di un appostamento dei finanzieri in un altro incontro avuto vicino ad una concessionaria di auto, Galati presentò una denuncia a Roma sostenendo di temere per la propria incolumità grazie alla quale venne a conoscenza dell'indagine dei finanzieri. Tuttavia, la ditta di Putrino ha continuato ad avere affidato il servizio senza lo svolgimento della gara.

      Totale controllo dell'ospedale di Lamezia

      La cosca di 'ndrangheta Iannazzo-Cannizzaro-Daponte di Lamezia Terme, grazie ad alcuni sottogruppi imprenditoriali, avevano assunto il controllo di servizi quali la fornitura di ambulanze sostitutive del 118 e delle onoranze funebri imponendo - hanno riferito gli investigatori - "un controllo totale" e "occupando manu militari gli spazi" del pronto soccorso dell'ospedale di Lamezia Terme, "instaurando un regime di sottomissione del personale medico e paramedico operante". E' quanto é emerso da due indagini condotte dai finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro e dallo Scico di Roma, coordinate dalla Dda e dalla Procura ordinaria di Catanzaro, confluite nell'operazione "Quinta bolgia". Il primo filone, condotto dal Gico del Nucleo Pef di Catanzaro, ha riguardato due gruppi imprenditoriali che, avvalendosi anche del potere intimidatorio derivante dall'appartenenza alla 'ndrangheta, avrebbero realizzato un assoluto monopolio nel settore delle autoambulanze sostitutive del 118 dell'ospedale di Lamezia, delle onoranze funebri, della fornitura di materiale sanitario, del trasporto sangue e altro ancora. Il "gruppo Putrino", secondo l'accusa, è riuscito sin dal 2009 ad acquisire una posizione di dominio nella fornitura di ambulanze, aggiudicandosi la gara di appalto. Dal 2010 al 2017, il gruppo ha continuato a operare grazie a proroghe illegittime. E quando, nel 2017, il "gruppo Putrino" è stato colpito da un provvedimento interdittivo antimafia della Prefettura di Catanzaro, è subentrato il secondo sottogruppo denominato "gruppo Rocca". Dalle indagini è emerso che i dipendenti dei due gruppi avevano le chiavi di alcuni reparti, la possibilità di consultare i computer dell'Asp, l'ingresso al deposito farmaci dedicato alle urgenze del pronto soccorso. In tale filone di indagine sono state arrestate 19 persone. Il secondo filone, condotto dal Gruppo tutela spesa pubblica del Nucleo Pef di Catanzaro e riguardante sempre il servizio ambulanze, ha portato alla luce l'allarmante carenza tecnica dei mezzi forniti: freni e luci non funzionanti, cambio difettoso, problemi alla frizione, revisioni non effettuate. Le ambulanze erano anche sprovviste delle dotazioni elettromedicali, quali la termoculla per il trasporto di neonati e le bombole di ossigeno erano o scadute o non presenti. Sui mezzi, inoltre, operava personale non qualificato e non provvisto delle adeguate abilitazioni. Nonostante questo, grazie ad accordi corruttivi con i tre dirigenti dell'Asp arrestati, il gruppo aveva comunque ottenuto le certificazioni di qualità richieste sulla base di una semplice verifica documentale, senza una verifica reale. Nell'ambito di questa seconda indagine sono state poste ai domiciliari 5 persone accusate, a vario titolo, di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, falso, rivelazione di segreto d'ufficio e frode nelle pubbliche forniture.

      Gratteri: Galati sapeva di favoriere cosche

      "L'indagine di oggi dimostra che se il lavoro è fatto con qualità i risultati arrivano". A dirlo è stato il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, commentando l'operazione "Quinta Bolgia" che ha portato a 22 arresti - due persone sono coinvolte in entrambi i filoni di indagine alla base dell'operazione - tra le quali l'ex parlamentare Giuseppe Galati. Quest'ultimo, secondo l'accusa, insieme a Luigi Muraca, consigliere al Comune di Lamezia Terme nel periodo dello scioglimento dell'Ente per infiltrazioni mafiose - il 2017 - avrebbero rappresentato l'anello di congiunzione tra il contesto 'ndranghetistico e la dirigenza dell'Asp di Catanzaro coinvolta nell'inchiesta. "Galati - ha aggiunto Gratteri - nel settembre 2015 si è interessato per fare ottenere alle imprese del gruppo 'ndranghetistico la proroga per il servizio sostitutivo di ambulanze del 118, incontrandosi in tre occasioni con Muraca e il 'gruppo Putrino'. Resosi conto degli appostamenti della Guardia di finanza, Galati ha anche presentato una denuncia alla Procura di Roma dicendo di sentirsi in pericolo. Denuncia che poi è arrivata alla Procura di Lamezia Terme. Comunque Galati, con quell'intervento, sa di favorire un gruppo 'ndranghetista". "Dall'indagine - ha detto il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla, che ha coordinato l'inchiesta insieme a Gratteri ed ai pm Elio Romano e Vito Valerio - è emerso uno spaccato dell'equivoco evolversi dei rapporti tra cosche e pubblici amministratori". La 'ndrangheta, è stato il commento del generale Alessandro Barbera, comandante dello Scico della Guardia di finanza, "è capace di insinuarsi nei gangli della società e della pubblica amministrazione per inquinare l'andamento dei mercati e l'economia. E l'operazione di oggi costituisce la chiara attestazione del percorso di contrasto alla 'ndrangheta 2.0 avviata con il procuratore Gratteri". Il comandante provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro, gen. Davide Rametta, ha sottolineato la sinergia con lo Scico che ha portato stamani all'impiego di 200 uomini che hanno operato tra le province di Catanzaro, Crotone, Cosenza, Udine e Roma. "I dipendenti dei gruppi criminali coinvolti - ha spiegato il col. Carmine Virno, comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro - erano in possesso delle password per accedere al sistema e verificare in anticipo quali pazienti fossero in condizioni gravi per fare intervenire le imprese di pompe funebri. Non esitavano neanche a fare pressioni sui familiari per ottenere il lavoro. Agivano come avvoltoi per ottenere il servizio. In un'intercettazione li si stente lamentarsi perché un paziente era stato trasferito in una clinica per trascorrere gli ultimi giorni di vita e loro avevano perso un lavoro".

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