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      Calabrese coinvolto in omicidio Kuciak in Slovacchia arrestato per droga a Venezia

       

       

      Calabrese coinvolto in omicidio Kuciak in Slovacchia arrestato per droga a Venezia

      13 mar 18 Le manette sono scattate nuovamente in Slovacchia per Antonino Vadalà, imprenditore calabrese interessato anche dalle indagini sull'omicidio del giornalista slovacco Jan Kuciak (venne fermato assieme ad alcuni parenti per poi essere rilasciato). Stavolta però le porte del carcere si sono aperte per lui con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, riciclaggio e autoriciclaggio. Nel mirino del Gico della Guardia di Finanza di Venezia è finita un'organizzazione legata alla 'Ndrangheta, in particolar modo a un clan con base ad Africo, in provincia di Reggio Calabria: 11 le persone interessate da ordinanza di custodia cautelare in carcere, 3 ai domiciliari e 3 sottoposte a obbligo di firma. Per due coinvolti è scattato anche il provvedimento di fermo. Gli occhi degli inquirenti non si erano mai distolti dalla banda che, nel dicembre 2015, venne disarticolata al termine dell'operazione "Bigiotteria", che permise il sequestro di oltre 400 chili di cocaina: un agente della guardia di finanza sotto copertura riuscì a conquistare la fiducia del gruppo criminale attivo in Veneto, scoperchiando un'attività di importazione di frutta esotica proveniente dall'Ecuador. Su navi e successivamente camion, oltre a manioca e altri prodotti, viaggiava anche la cocaina. Tantissima. Arrivava in Veneto (il blitz finale al tempo scattò in un capannone di Marcon) e da qui veniva distribuita in Lombardia, specie nel Milanese, in Slovenia e in Slovacchia. Vadalà secondo gli inquirenti si occupava di gestire i traffici esteri e di organizzare le coperture finanziarie. Grazie a quella 'retata' la banda venne disarticolata, ma le nuove indagini che hanno condotto agli arresti di oggi avrebbero dimostrato che il capo, Attilio Vittorio Violi, nonostante si trovasse in carcere a Venezia, aveva ricominciato a tessere le fila del sodalizio illegale: "Attraverso i colloqui con la moglie - è stato spiegato in conferenza stampa - forniva indicazioni ai suoi fedelissimi. Abbiamo anche intercettato un pizzino con il nome di una persona reclutata in carcere che avrebbe fatto al caso loro per rimettere in sesto l'organizzazione in Veneto". Il cognato di Violi, Giovanni Sculli, e il cugino, Rocco Scordo, sono stati arrestati stamane mentre si preparavano a incontrare Violi in carcere, assieme a un terzo complice: "Erano partiti ieri sera dalla Calabria - ha spiegato il col. Gianluca Campana, comandante della polizia tributaria della Gdf di Venezia - Questi viaggi li organizzavano una volta al mese. Dopo gli arresti del 2015 avevano deciso di allontanarsi dal Veneto e di tornare in Calabria, tenendo i rapporti a distanza con i loro mercati. Troppo rischioso rimanere qui". Per questo motivo nel mirino sono finite possibili basi logistiche (e chi le gestiva) utili alla ricostituzione del traffico di cocaina: capannoni e strutture situate a Dolo, Marcon, Marghera e Mestre, per restare nel Veneziano. All'alba sono scattate anche 33 perquisizioni in varie località italiane, compreso il Veneto.

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