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      Tendopoli bruciata, in Prefettura Reggio unità crisi permanente

       

       

      Tendopoli bruciata, in Prefettura Reggio unità crisi permanente

      27 gen 18 "Su disposizione del prefetto Michele di Bari, è stata attivata un'unità di crisi permanente presso la Prefettura al fine di monitorare la situazione all'interno della tendopoli sita nella Seconda zona industriale del Comune di San Ferdinando, a seguito dell'incendio che ha coinvolto diverse strutture abusive". É quanto si afferma in un comunicato della Prefettura di Reggio Calabria. "Per constatare la situazione - si aggiunge - il Prefetto ha effettuato un sopralluogo sul sito interessato dal rogo, insieme con i vertici delle Forze di Polizia e con il Capo del Dipartimento di Protezione civile regionale. Sono stati distribuiti pasti preparati nella cucina da campo allestita in loco, nonché autorizzato dal Ministero dell'Interno l'utilizzo di effetti letterecci, in particolare brandine e sacchi a pelo . Al fine di impedire eventuali disordini o turbative dell'ordine pubblico, sono stati predisposti servizi di vigilanza fissa h 24. Presente al tavolo, il Capo della Protezione civile regionale che è stato delegato a svolgere tutte le attività ed, in particolare, ad approntare una tensostruttura, idonea ad ospitare parte degli sfollati, nel rispetto delle forme di legge e della normativa vigente in materia. Rimane alta l'attenzione sull'evolversi della situazione".

      Una fiammata improvvisa e poi un inferno di fuoco che in pochi minuti ha mandato in cenere 200 tra tende e baracche portandosi via la vita di una 26enne nigeriana, Becky Moses, e ustionando gravemente un'altra donna di 27 anni trasferita nel centro grandi ustioni di Catania. Becky era giunta a San Ferdinando solo da pochi giorni. In precedenza era inserita nei progetti Sprar attivati nel Comune di Riace guidato dal sindaco Domenico Lucano, divenuto famoso per i suoi progetti di accoglienza. La donna, però, ha dovuto andarsene dopo che le era stato negato l'asilo politico. Becky aveva presentato ricorso ma questa condizione non le consentiva comunque più di poter entrare nel programma Sprar. Una tragedia per certi versi annunciata quella accaduta nella tendopoli di San Ferdinando, grosso comune della Piana di Gioia Tauro, dove nella stagione invernale arrivano migliaia di migranti alla ricerca di un lavoro nei campi per la raccolta di agrumi. Già nel dicembre 2016 e nel gennaio 2017 altri incendi erano scoppiati nella baraccopoli sorta nell'area industriale e che in questo periodo "ospita" almeno duemila persone. In quei casi le fiamme si erano limitate a colpire una sola baracca, ferendo solo gli occupanti. La notte scorsa c'è scappato il morto, complice anche il vento che ha fatto rapidamente propagare le fiamme alimentate da plastica, carta e legno con cui sono fatte le baracche, poste una accanto all'altra. Ed è stato solo per un caso fortuito che non ci sia stato un numero di vittime maggiore. Adesso i carabinieri, intervenuti insieme alla polizia, dovranno chiarire le origini del rogo. Al momento nessuna ipotesi viene esclusa in attesa della relazione definitiva dei tecnici dei vigili del fuoco e dei risultati dell'autopsia sul corpo carbonizzato della vittima. Nel campo, però, tra i migranti circola l'indiscrezione che nella tarda serata di ieri ci sarebbe stata una lite tra un uomo del Gambia ed una donna nigeriana - senza specificare se fosse la vittima, la ferita o un'altra donna - che avrebbe preceduto il rogo. Secondo i primi rilievi dei vigili del fuoco, comunque, l'incendio avrebbe avuto origine in una baracca distante da quelle in cui si trovavano Becky e la donna rimasta ustionata. La tendopoli in cui è scoppiato l'incendio dista solo poche centinaia di metri dalla nuova struttura dotata di servizi e videosorveglianza, aperta l'estate scorsa con l'intento di porre fine allo stato di degrado in cui si trovano i migranti, costretti a vivere al freddo, nel fango con i rifiuti a fare da cornice alle maleodoranti baracche. Nonostante questo, però, la vecchia tendopoli è rimasta al suo posto. Nella nuova struttura si sono trasferite circa 500 persone, ma nella vecchia gli arrivi sono continuati, anche perché il picco di presenze si registra proprio in questo periodo. E così circa duemila persone affollano ancora la vecchia baraccopoli, con tutti i rischi che ciò comporta. "A San Ferdinando c'è un problema di sicurezza pubblica", ha detto il prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari. "Siamo in presenza - ha aggiunto - di una baraccopoli abusiva con decine e decine di strutture precarie, occupate ciascuna da tre-quattro persone". Molte delle quali hanno perso tutto, anche i preziosi permessi di soggiorno. Per salvare il suo, un ventenne del Gambia si è ustionato una mano. Ma è l'unica cosa che gli è rimasta. Per fronteggiare l'emergenza, la Protezione civile regionale ha allestito una tensostruttura da 600 posti ed una cucina da campo da mille pasti al giorno per ospitare e dare conforto a coloro che non hanno più un posto dove dormire. In attesa che per San Ferdinando si trovi finalmente una soluzione definitiva.

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