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    Beni per 7 mln confiscati dalla DIA a imprenditore di Lamezia ritenuto legato ai Giampà

     

    Beni per 7 mln confiscati dalla DIA a imprenditore di Lamezia ritenuto legato ai Giampà

    05 feb 16 La Direzione investigativa antimafia (Dia) di Catanzaro ha confiscato beni per 7 milioni di euro a Francesco Cianflone, imprenditore edile di Lamezia Terme ritenuto contiguo alla cosca Giampà. Cianflone era già stato arrestato nel 2013 per associazione per delinquere di stampo mafioso, insieme ad altri tre imprenditori, nell'ambito dell'operazione "Piana". Grazie a questa operazione, gli investigatori della Dia, coordinati dalla Procura Distrettuale di Catanzaro, ricostruirono - anche mediante l'analisi delle dichiarazioni rese da noti collaboratori di giustizia del comprensorio lametino, dissociatisi proprio dal clan mafioso Giampà dopo il loro arresto - la fitta rete di interessi economici che legava certa imprenditoria agli ambienti della criminalità organizzata locale.

    "Non si può solo chiedere l'intervento delle Istituzioni e poi tirarsi indietro. É un dovere della parte sana del territorio lametino affermare sì i loro diritti ma anche esporsi con denunce e dichiarazioni". A dirlo è stato il procuratore vicario della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri commentando con i giornalisti la confisca di beni per 7 milioni a Francesco Cianflone, 60 anni, ritenuto imprenditore di riferimento della cosca Giampà di Lamezia Terme della 'ndrangheta. "Si tratta di un'operazione significativa - ha aggiunto - perché fatta proprio a Lamezia dove ai numerosi arresti effettuati nel corso degli ultimi anni abbiamo però assistito, purtroppo, al fenomeno di imprenditori che giunti in aula modificano le loro precedenti dichiarazioni, quando non le ritrattano". Bombardieri ha poi sottolineato l'importanza di "colpire i beni della 'ndrangheta, l'unico vero punto debole delle cosche dal momento che rende vana l'attività delittuosa messa in atto per realizzarli". La lotta ai patrimoni illeciti, ha sottolineato il capo centro della Dia di Reggio Calabria Gaetano Scillia, è uno dei compiti principali della Dia, "e la sezione di Catanzaro ha già provveduto al sequestro di beni per 400 milioni. L'aggressione al patrimonio è quello che le cosche percepiscono come il vero pericolo perché gli arrestati si possono rimpiazzare, ma i beni confiscati è difficile rifarli". Gli aspetti operativi dell'operazione sono stati illustrati dal dirigente della Dia di Catanzaro Antonio Turi. "La confisca - ha detto - è la prosecuzione dell'operazione 'Piana' che nel maggio 2013 portò all'arresto di Cianflone e di altri tre imprenditori. Cianflone, attualmente imputato per associazione mafiosa, secondo le indagini, non svolgeva solo un ruolo passivo di riferimento per la cosca Giampà, ma anche attivo, nel senso che diventava punto di riferimento per le altre imprese del territorio che sapevano bene che, attraverso lui, trattavano con i Giampà. Addirittura, i componenti la cosca fornivano i biglietti da visita degli imprenditori di riferimento agli altri". Dalle indagini è emerso anche che, per divergenze interne alla cosca, il ruolo di Cianflone si era poi affievolito a favore di un altro imprenditore. Il ten. col. Michele Conte, infine, ha sottolineato come l'imprese prima sequestrata ed ora confiscata a Cianflone stia proseguendo normalmente l'attività mantenendo lo stesso numero di operai. "E' la dimostrazione - ha aggiunto - che è possibile portare avanti un'economia lecita. E' un segnale di speranza di poter cambiare il sistema". Tra i beni confiscati figurano le quote ed il compendio aziendale della "Costruzioni Srl" operante nel comparto edilizio, 140.000 metri quadri di terreni prevalentemente agricoli, un appartamento, 37 beni mobili fra i quali numerosi mezzi da cantiere e 23 rapporti finanziari.

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