NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

    Cento anni fa nasceva Giacomo Mancini, un convegno lo ricorda

     

    Cento anni fa nasceva Giacomo Mancini, un convegno lo ricorda

    Giacomo Mancini21 apr 16 "100 anni e....il Leone non li dimostra : continua a ruggire ! Grazie, Cosenza, per l'affetto e la partecipazione al Centenario dello "statista del fare". Giacomo Mancini continua a far brillare la sua città, grazie al ricordo delle sue opere e delle realizzazioni, che luccicano, senza ricorrere a "tamarre" ed esose luminarie... Un abbraccio ai tanti, che hanno affollato Palazzo Arnone e agli amici, che mi hanno scritto !". Lo ricorda così il figlio Pietro, a caldo, appena terminata l'iniziativa di Palazzo Arnone che ha visto una degna partecipazione di tantissima gente. Amici politici e non. Aversari e compagni di partito. Una storia, quella del vecchio Leone socialista, che trova radici profonde nel suo verbo preferito: il fare. Un grande esempio di autonomia socialista, lo ha sottolineato l'ex premier Giuliano Amato intervenendo a Palazzo Arnone. Lui che, tirato dalla giacca da tutte le parti, aveva messo in riga politici e politicanti nell'ultima sua opera, la gestione della Città di Cosenza. Avversato da tutti diede esempio, da solo, di come si amminstra senza lacci e lacciuoli. Deciso. senza vincoli ed ultimatum. Fuori dal ricatto dei partiti. Neanche le bugie di un pentito riuscirono a fermarlo in quel processo farsa che voleva metterlo in ginocchio. Tempo al tempo e come la goccia che buca la roccia la verità polverizzò tutto il fango che in poco tempo gli gettarono addosso. L'ultima importante parentesi della sua vita fu dedicata alla sua città. Una spinta innovativa che nessuno dimentica. Così come fu per la Legge Ponte, il Vaccino antipolio, l'autostrada A3. Pietre miliari collocate sul piano di quella politica del fare oggi introvabile se non in rari esempi. Per la sua Cosenza si è speso tanto e le tesimonianze di oggi nella gremita sala di Palazzo Arnone ne sono una concreta testimonianza. Persone così è difficile trovarne. Oggi la politica langue. Stretta da chiacchiere e promesse. Da uomini e uominicchi. Oratoria sopraffina, per palati esigenti, quel modo di essere pragmatico e diretto che riuisciva a superare gli ostacoli, molte volte creati ad arte, superano di gran lunga le offese di chi, per spregio, lo definiva un "Califfo". Bastava uno sguardo e se gli raccontavano una "balla" li gelava. Il vuoto che lascia in questo panorama poltico attuale è davvero enorme. Incolmabile. Statisti del genere ne nascono uno ogni cento anni. Così oggi ne rimane il ricordo. Lui arteficie della politica nazionale, fu segretario del PSI, portò avanti quella idea socialista italiana al centro di ogni progetto. la capacità di vedere oltre, di, quasi, prevedere il futuro, ne fece un grande uomo il cui operato, oggi, è davvero impossibile eguagliare. Di uomini così ne mancano. Chissà quando ne nascerà un altro.

    Il ricordo del figlio Pietro. "Buon compleanno, caro Giacomo. Hai speso bene i tuoi 86 anni, sempre con la schiena dritta e mai con il cappello in mano. Tante campagne elettorali, insieme a lui. Mai trovata, come stavolta, tanta disponibilità, riconoscenza, quasi che tutti volessero ringraziare il Leone che, nel corso della sua lunga attività, ha dato, in primis alle istituzioni e alla politica, più di quanto abbia ricevuto". Così Pietro Mancini, presidente della Fondazione intitolata al politico socialista e figlio di Giacomo Mancini, nel suo intervento alla cerimonia per il centenario dalla nascita del leader socialista. "Benvenuti - ha aggiunto Mancini - autorità, giornalisti, relatori, amici. A Sergio Dragone che, con il bravo e compianto regista, Giuseppe Petitto, ha realizzato il docufilm sul Leone, che è stato socialista fino al midollo, però mai dogmatico, ma inquieto e aperto alle novità, ricco di idee e di intuizioni, con un piede nel passato, importante, di suo nonno, Giacomo, con Garibaldi a Porta Pia, e di suo padre, Pietro. Ma, sempre, con lo sguardo diritto e aperto sul futuro. Questo convegno è motivo di orgoglio per la nostra Fondazione che, in questi 10 anni, grazie a Landolfi, a Giacomo junior e a tanti giovani amici, è cresciuta. Contando sulle sue energie, a schiena dritta, come Mancini, senza sostegni delle istituzioni né concreti né ideali. Registriamo l'assenza del Governatore della Calabria al centenario del politico, che nel 1900 più ha fatto, non ha narrato, per la sua regione. Avrà avuto impegni più importanti... Oggi avremmo potuto avere qui con noi il Capo dello Stato, se Giuliano Amato, come da tanti, e anche, si parva licet, da me, fosse stato eletto al Quirinale. Si registrano, ancora, resistenze alla restituzione di un ruolo politico, dignitoso, alla tradizione del riformismo, di matrice socialista, di cui Mancini è stato un originale rappresentante. Nel bel docu-film di Petitto, Giuliano Amato dice: 'Giacomo già ha un posto nella storia del Paese. Scegliendo il vaccino Sabin, da ministro della Sanità, salvò milioni di ragazzi dalla poliomielite'. Solo altri pochi punti, per i giovani, da valorizzare. Disse bene Cossiga: al governo, Mancini si dimostrò un 'genio della concretezza'. Non narrò, ma ci ha lasciato quelli, che lo storico francese Braudel definì i 'documenti di pietra': strade, autostrada, ospedali, Università, aeroporto. Legami con il Sud e la Calabria. Mancini, ha detto bene Formica, scelse la strada più difficile:'sfidò i potenti, senza staccarsi, mai, dalle sofferenze'. Rapporti stretti con la città, qua i suoi amici del cuore, con Mauro Leporace, in Aeronautica, a Novi Ligure, con il calabrese Raf Vallone studente di legge e calciatore del Toro, caro Giuliano, a Torino, che amava molto. Errori? Ne ha fatto, certo. Ma lo attaccarono perché voleva le industrie in Calabria, parlarono di 'industrie nel deserto'". "Stiamo meglio, oggi - ha detto ancora Pietro Mancini - con la Calabria, che è un deserto senza industrie? Lanciò, inascoltato, allarmi sulla crisi dei partiti e sulla degenerazione della politica. Concludo, auspicando che si approfondiscano meglio e di più le idee, le intuizioni, l'attività di Mancini. Lo notate anche voi: su Giacomo, rimpianto dal popolo, silenzio dei Palazzi. Mi piace condividere, soprattutto con i tanti, che sono ancora molto legati al suo ricordo, la memoria del suo sorriso dolce, lo sguardo da miope, ma proiettato verso il futuro. E non archiviare la speranza che un Mezzogiorno e una Calabria, più moderne e proiettate verso il futuro, non dimentichino, ma si ispirino a uno dei suoi figli migliori e più generosi".

    Giuliano AmatoEsempio reale di autonomia socialista. "Dalle lotte contadine a uomo di stato e di partito. Così ha praticato l'autonomia socialista Giacomo Mancini, che vedeva l'esigenza dei cittadini e dei cambiamenti italiani prioritaria al di là delle esigenze con i suoi alleati e delle collaborazioni politiche". Lo ha detto l'ex premier Giuliano Amato, oggi giudice della Corte Costituzionale intervenendo a Cosenza in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita dell'ex segretario nazionale del Psi ed ex ministro calabrese. "Un'autonomia socialista tradizionale - ha aggiunto Amato - figlia del duello a sinistra, della differenza tra comunismo, socialismo e libertà, ma anche difesa dal conservatorismo che chi governa finisce sempre per avere una forza superiore a quella che merita, perché gli interessi premono su chi governa, specie sui partiti che governano. Questa sua autonomia - ha detto ancora l'ex premier - ha coperto tutti i versanti e gli ha creato degli avversari ma mai dei nemici. Ostile per istinto a quella che si chiama verticalizzazione della politica, Mancini capì che, con la morte dei partiti, sarebbe morta anche un'interazione tra cittadini e governanti che successivamente siamo stati capaci di ripristinare". Alla cerimonia ospitata a Palazzo Arnoni, la Fondazione "Giacomo Mancini" ha ricordato il leader socialista che fu anche sindaco della città.

    "Giacomo Mancini, in tutta la sua lunga vita politica, si è sempre ispirato a quella cultura alimentata da ideali democratici, etici e civili, all'attenzione verso i problemi del Paese e all'appassionata tensione verso le irrisolte contraddizioni del Mezzogiorno e le condizioni della sua Calabria". Così il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, a Roma per impegni inderogabili, ricorda il leader socialista Giacomo Mancini nel centenario della nascita in un messaggio inviato ai promotori della manifestazione che si è svolta a Cosenza. "Una cultura riformista e di governo - prosegue Oliverio - che ha ancorato alla 'programmazione' e alla 'politica del fare' anche il suo impegno come sindaco di Cosenza, riuscendo ad imprimere alla sua città una spinta forte e decisiva verso il rinnovamento, arricchendola di opere importanti che hanno ridato prestigio alla sua storia e nuove prospettive di civiltà ai suoi cittadini. Molteplici sono state le tappe che ne hanno segnato l'impegno in tutti i settori della vita pubblica che di volta in volta lo hanno visto come protagonista: dalle lotte meridionaliste degli anni Cinquanta all'attività di governo nei vari dicasteri da lui diretti, alla guida, come Segretario, del Partito Socialista Italiano. Come Ministro della Sanità, infatti, Mancini ripropose il modello di assistenza pubblica e gratuita, dotò il Sud e la Calabria di strutture ospedaliere degne di un Paese civile, riuscì a debellare la poliomelite attraverso l'uso del vaccino Sabin superando ritardi e resistenze di ogni genere. Come Ministro dei Lavori Pubblici affrontò, poi, con grande decisione i saccheggiatori dei suoli urbani dopo la frana e lo scandalo edilizio di Agrigento e fece approvare la legge Ponte dotando i comuni degli strumenti di pianificazione e varando una innovazione fondamentale come gli "standard urbanistici". Nel suo saluto ai partecipanti all'iniziativa indetta dalla Fondazione Mancini, il presidente Oliverio si dice "rammaricato e dispiaciuto" per l'assenza dalla manifestazione e rivolge "un affettuoso saluto alla famiglia, al figlio Pietro e al nipote Giacomo e un saluto e un ringraziamento a Giuliano Amato e a Claudio Signorile". Giacomo Mancini, sottolinea Oliverio "seppe mettere in atto una capacità realizzatrice con risultati concreti come l'ammodernamento delle infrastrutture viarie in tutto il Paese e il completamento, a tempo di record, dell'autostrada del sole che tolse dall'isolamento l'intero Mezzogiorno, l'ampliamento delle strutture portuali e aeroportuali, la costruzione di sedi scolastiche e comunali, di acquedotti e di reti fognarie, di impianti di illuminazione, l'istituzione dell'Università , il finanziamento e l'attuazione della legge 167 per l'edilizia economica e popolare. Negli anni delle grandi trasformazioni economiche e sociali che attraversavano la società italiana, una personalità come Giacomo Mancini - prosegue Oliverio - ha il merito storico di aver favorito l'avvio di una efficace e grande stagione di riforme. Giacomo Mancini è stato sempre fedele ai grandi ideali del Socialismo e della Sinistra. Per l'affermazione di questi valori e la difesa della democrazia, ha sempre speso tutte le sue energie e ha impegnato tutta la sua determinazione di leader politico, di Ministro, di Amministratore. Nel centenario della nascita, che mi onoro di aver intrattenuto con lui rapporti di profonda amicizia, voglio sottolineare che le sue battaglie , le sue intuizioni, le sue idee sono ancora di grande attualità. La Calabria ed i calabresi non potranno mai dimenticarlo".

    "A cent'anni dalla nascita di Giacomo Mancini è sempre vivo, nella mente e nel cuore dei calabresi e degli italiani, il ricordo di un grande uomo, un grande socialista, un grande meridionalista, che ho avuto l'immenso privilegio di conoscere, condividendo con lui un importante pezzo di strada". Lo afferma segretario del Pd calabrese e deputato Ernesto Magorno. "Mancini - prosegue - è stato protagonista del tempo, da Roma a Cosenza, con il suo impegno costante e le opere realizzate in favore della Calabria. Pienamente convinto che il rilancio dell'Italia passasse dalla crescita del Mezzogiorno, è riuscito ad indirizzare verso questa terra l'attenzione e l'azione della classe politica dirigente assicurando, in un periodo storico cruciale, un'importante fase di sviluppo sociale, culturale e civile. Tenace uomo di Stato, ha saputo intercettare le esigenze del Paese e rappresentarle al meglio negli incarichi di Governo da lui ricoperti". "Giacomo Mancini - conclude Magorno - era un leader illuminato e lungimirante, che guardava oltre il suo tempo, che scrutava orizzonti lontani, uno straordinario 'statista del fare' che appartiene alla storia della Calabria e del Paese, che ha scritto pagine fondamentali della politica italiana, una politica fatta con entusiasmo, passione, amore per la democrazia e la libertà, profondo attaccamento alla propria Terra".

    "Qualche anno addietro ho avuto l'onore di essere invitato a Cosenza, da Pietro e Giacomo Mancini junior, per ricordare il vecchio Giacomo Mancini, si il vecchio 'leone', nel decennale della sua morte. Sembrò strano a molti che fosse stato invitato Renato Meduri, uno dei capi dei 'boia chi molla' a celebrare Giacomo Mancini che fu nemico dei 'boia chi molla' e fu, ad un certo punto, nemico determinato della stessa città di Reggio. Ma l'invito ci fu e fu accettato. Anche ai nemici a volte viene tributato l'onore delle armi quando lo meritano, pur nemici, per la loro riconosciuta grandezza". Lo scrive in un messaggio l'ex senatore Renato Meduri. "E mai come oggi, io credo - prosegue - la Calabria tutta si accorge di quella che fu la grandezza di Giacomo Mancini, davanti alla pochezza ed allo squallore della classe politica calabrese e del non cale in cui viene lasciata la nostra regione a causa dell'insipienza dei politici calabresi. Se invece di celebrare il centenario della nascita, in sua assenza, oggi fossimo a Cosenza a fargli gli auguri di buon compleanno, si anche a cent'anni egli sarebbe stato ancora un punto di riferimento per tutti. Io da nemico, se volete da nemico giurato! lo riconosco così come lo riconobbi nel decimo anniversario della morte. Forse anche il Psi non sarebbe morto se lui fosse stato ancora vivo e certo la storia della Calabria sarebbe stata meno magra e grama di quanto non lo sia. Ora siamo nello squallore politico e morale e qualcuno degli 'uomini di punta' che non partecipò al decennale della morte di Giacomo Mancini, come disse in un comunicato, per la presenza del fascista Meduri, oggi non partecipa perché impedito dal magistrato. Bel risultato per la Calabria, orfana di Giacomo Mancini, ma appestata da tanti, troppi buoni a nulla. Si, amici cosentini, Giacomo Mancini fu un mio (e dei miei boia chi molla) grande nemico (poi però dopo alcuni anni ridiventato amico) ma valeva la pena avere nemici come lui anche se le battaglie spesso le perdevi". "Era un grandissimo - conclude Meduri - di cui la Calabria poteva menar vanto; oggi, invece, non puoi avere neppure nemici validi perché la Calabria è infestata da nullità. E si vede. Onore quindi al 'vecchio leone' onore a lui, Giacomo Mancini".

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cerca con nell'intero giornale:

    -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "

     

     
Pubblicità
Guarda il TG TEN


    Facebook
 Ultime
 

Multimedia


 

Web TV -  Video

 

 
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .

Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso e' consentito solo previa autorizzazione scritta dell'editore