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    Uccise la madre che la rimproverava, 17enne arrestata a Melito PS

     

    Uccise la madre che la rimproverava, 17enne arrestata a Melito PS

    29 ott 15 Una studentessa di 17 anni è stata arrestata dai carabinieri a Melito Porto Salvo per l'omicidio della madre, una infermiera di 44 anni uccisa il 25 maggio scorso con un colpo d'arma da fuoco alla tempia. Dopo il delitto i carabinieri sono riusciti a ricostruire l'accaduto con le responsabilità della ragazza. Alla diciassettenne è stata notificata una ordinanza di custodia cautelare. La minore è accusata di omicidio aggravato dai motivi abbietti e futili. La ragazza, terminate le formalità, è stata portata, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, in un istituto penitenziario minorile fuori dalla Calabria.

    Troppi rimproveri. I frequenti rimproveri alla figlia per il cattivo andamento scolastico sarebbero il movente dell'omicidio dell'infermiera di Melito Porto Salvo. Per il delitto i carabinieri stamane hanno arrestato la figlia 17enne della donna. I rimproveri sarebbero culminati con il divieto categorico dell'utilizzo del cellulare e soprattutto del computer, con il quale la ragazza, pare, passasse parecchio tempo collegata a noti social network. Da qui sarebbe maturata la decisione di uccidere la propria madre.

    Impronta sulla pistola. Un'impronta digitale della studentessa trovata sulla pistola utilizzata per uccidere la madre è uno degli elementi che ha portato all'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti della minorenne. Gli accertamenti sulla pistola usata per il delitto sono stati compiuti nei mesi scorsi dai carabinieri del Ris di Messina. Gli accertamenti tecnici sull'arma hanno consentito di appurare che la ragazza non aveva raccontato la verità in considerazione del fatto che aveva sempre negato, in modo categorico, di aver mai toccato l'arma. Sulla pistola sono state trovate tre impronte parziali, una delle quali è risultata appartenere al dito indice della studentessa. Già i risultati dello Stub, fatti sulla ragazza poco dopo il ritrovamento del cadavere, aveva fatto emergere evidenti tracce secondo le quali a sparare sarebbe stata la studentessa.

    Lucida freddezza. Ha agito con lucida freddezza e con premeditazione. E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare nei confronti della diciassettenne emessa dal tribunale dei minorenni di Reggio Calabria. Inizialmente la ragazza aveva raccontato agli investigatori che la madre era stata uccisa da un misterioso killer.

    Troppe incongruenze nei racconti agli inquirenti. Numerose incongruenze sono emerse nel corso dell'interrogatorio della studentessa. Al momento di quello che sembrava inizialmente essere un suicidio, all'interno dell'abitazione, oltre alla vittima, c'era soltanto la figlia. Era stata quest'ultima ad allertare lo zio riferendo che qualcuno aveva sparato alla madre. Dopo il delitto la ragazza era stata sentita diverse volte dai carabinieri i quali avevano notato numerose incongruenze nel suo racconto. C'era stata anche la fantasiosa descrizione del fantomatico killer che avrebbe avuto un'altezza di oltre due metri. La donna era stata trovata riversa su un fianco, sul letto della propria camera e, con vicino al corpo, una pistola che poi era risultata appartenere al marito. L'ispezione cadaverica e la successiva autopsia avevano escluso che la donna si fosse suicidata.

    A maggio caso analogo a Cosenza. Un caso analogo a quello di Melito Porto Salvo, dove una studentessa di 17 anni ha ucciso la madre perché la rimproverava per il profitto scolastico, è avvenuto a Cosenza nel maggio scorso. Il 13 maggio la polizia di Cosenza arrestò un ragazzo di diciassette anni per l'omicidio della madre, un'insegnante di musica. Il ragazzo non sopportava più di essere sgridato dalla madre. La morte della donna era stata attribuita in un primo momento a cause accidentali, ma poi, dopo l'autopsia, era emerso che la vittima era stata strangolata. Il figlio, che era in casa da solo con lei, aveva chiamato il 118 dicendo che la madre era caduta dalle scale. Il giovane confessò al padre di avere spinto la madre dalle scale, non sopportando più di essere sgridato, e la conversazione fu intercettata dagli investigatori che indagavano sull'omicidio.

    Marziale: Raccapriccio e sgomento. "Desta raccapriccio e sgomento la notizia di una figlia diciassettenne accusata di avere freddamente ucciso la propria madre, ma per amor del cielo si evitino adesso psicosi dietro le quali trincerarsi per venir meno ulteriormente all'esercizio della genitorialità". Lo afferma in una nota il sociologo Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori circa l'arresto della studentessa di 17 anni per l'omicidio della madre. "Si resta ancor più sconcertati dall'apprendere - aggiunge - che il matricidio sarebbe maturato nell'ambito di un normale conflitto generazionale rapportato al diniego di utilizzo smodato di apparecchi tecnologici, come il telefonino cellulare perché ciò, ormai, rappresenta uno scenario di vita quotidiana consolidato e difficile da contenere, considerando che di tecnologia si vive. La società è chiamata a riflettere, soprattutto quanti in essa ricoprono ruoli educativi ad ogni livello. Occorre pensare all'importanza del dialogo intra-familiare, alla relazione tra genitori e scuola per raggiungere un'intesa armonica ad esclusivo beneficio dei ragazzi. Basta contrapposizioni, basta indignarsi col docente se il figlio torna a casa con un brutto voto, è tempo di dialogo, di ricostruzione di un tessuto lacerato dal troppo delegare da parte dei genitori e dal ritardo contenutistico di una scuola restia ad adottare l'educazione ai media e al loro corretto utilizzo come disciplina fondamentale. Dall'ineducazione nasce il capriccio che si trasforma in ira violenta ed assassina". "Adesso, come accaduto a Novi Ligure con Erika e Omar - prosegue Marziale - non si etichettino tutti gli adolescenti come violenti e soprattutto non venga in mente ai genitori di avere paura ad impartire le regole che, si sa, il più delle volte non piacciono ai figli. È proprio l'abdicazione a generare la risposta violenta dei ragazzi, dunque vi è bisogno di fermezza, decisione e soprattutto spiegazione dei sì e dei no perché non siano gratuiti".

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