NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

    Blitz Ps contro cosche di Lamezia, 45 arresti, tra loro figlio imprenditore ucciso

     

    Blitz Ps contro cosche di Lamezia, 45 arresti, tra loro figlio imprenditore ucciso

    14 mag 15 La Polizia di Stato sta eseguendo una vasta operazione nei confronti delle cosche Iannazzo e Cannizzaro Daponte, operanti nel territorio di Lamezia. L'indagine, condotta dagli uomini della Squadra mobile e coordinata dalla Dda, ha permesso di definire gli equilibri e le dinamiche criminali dell'entroterra lametino. Decine le misure cautelari in corso di esecuzione per i reati di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, danneggiamento e detenzione illegale di armi ed esplosivo.

    45 gli arresti. Sono, complessivamente, 44 agli arresti eseguiti stamattina contro le cosche Iannazzo e Cannizzaro e contro quelle contrapposte dei Cerra, Torcasio e Gualtieri. Alle 36 ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla Polizia di Stato si aggiungono, infatti, le otto la cui esecuzione è stata affidata alla Dia di Catanzaro e quella eseguita dalla Guardia di finanza sempre del capoluogo. Nell'ambito della guerra tra i due gruppi di mafia contrapposti sono maturati nel 2003, secondo quanto è emerso dalle indagini, gli omicidi di Antonio Torcasio, all'epoca reggente dell'omonima cosca, e di Vincenzo Torcasio. "Gli omicidi - è detto in una nota dell'ufficio stampa della Polizia di Stato - s'inquadravano in una strategia criminale volta a mantenere, da parte delle cosche Iannazzo e Cannizzaro-Daponte, l'esclusivo controllo del territorio di gran parte del comprensorio di Lamezia Terme, anche attraverso l'eliminazione fisica degli esponenti di spicco della cosca avversa Cerra-Torcasio-Gualtieri, anche questa attiva soprattutto nel campo delle estorsioni. Le attività investigative della Squadra mobile di Catanzaro hanno permesso, altresì, l'accertamento e la contestazione di numerosi episodi estorsivi messi in atto da esponenti delle cosche a carico di commercianti ed imprenditori del comprensorio lametino. Alcuni degli affiliati alle stesse consorterie mafiose vengono ritenuti responsabili, inoltre, di danneggiamenti e di detenzione illegale di armi ed esplosivi".

    Trentasei le persone arrestate della Squadra Mobile: Vincenzino Iannazzo, detto “U Moretto”, 61 anni; Francesco Iannazzo, detto “U Cafarone”, 60 anni; Antonio Davoli, 59; Antonio Provenzano, 56 anni; Pietro Iannazzo, 40; Giovannino Iannazzo, 58; Antonio Iannazzo, detto “Mastro 'Ntoni”, 58; Emanuele Iannazzo, 34; Peppino Buffone, 60; Adriano Sesto, 41; Bruno Gagliardi, 41; Alfredo Gagliardi, 37; Francesco Costantino Mascaro, 41; Francesco Perri, detto “Franco”, 47; Gennaro Pulice, 37; Domenico Cannizzaro, 40; Mario Chieffallo, 65; Antonio Chieffallo, 33; Vincenzo Torcasio, 37; Peppino Daponte, 55; Peppino Marrazzo, 55; Pasquale Lupia, 52; Antonio Liparota, 47; Vincenzino Lo Scavo, 58; Francesco Salvatore Pontieri, 48; Domenico Antonio Cannizzaro, 49; Angelo Anzalone, 37; Gino Giovanni Daponte, 53; Santo Iannazzo, 57 anni (domiciliari); Gregoripo Scalise, 23 anni (domiciliari); Rocco Tavella, 31 (domiciliari); Mariantonia Santoro, 50 (domiciliari); Vasyl Koval, 32 (domiciliari); Vincenzo Bonaddio, 56 (domiciliari), Antonio Muraca, 46 (domiciliari); Vincenzo Giampà, 45 (domiciliari).
    Otto le persone arrestate dalla DIA (Direzione investigativa antimafia) di Catanzaro : Nathalie Angele Zingraff, 41 anni; Antonello Caruso, 45; Alessandro Provenzano, 28; Angelo Provenzano, 46; Giuseppe Cavaliere, 59; Claudio Scardamaglia, 43 (domiciliari); Raffaele Caparello, 66 (obbligo di dimora); Nadia Jannate, 42 (obbligo di dimora).
    Un'arresto del Gico. Un imprenditore lametino ma residente fuori regione è stato arrestato dal Gico della Guardia di finanza.

    Impedita apertura centro commerciale. Sono riusciti anche ad impedire la realizzazione di un centro commerciale Lidl gli affiliati alle cosche Iannazzo e Cannizzaro Daponte, colpiti oggi dall' operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro e portata a termine da squadra mobile, Dia e Gico della Guardia di finanza. Il centro avrebbe dovuto sorgere in un'area sotto l'influenza degli Iannazzo. Nell'occasione, secondo le indagini condotte nello specifico dalla Dia, Pietro Iannazzo, ritenuto un elemento di spicco della cosca, e Claudio Scardamaglia, imprenditore ritenuto "vicino" alla famiglia a cui sarebbe stato riconducibile il centro commerciale Agorà, avrebbero prima costretto gli operai della ditta che si stava occupando dei lavori di sbancamento ad abbandonare e poi avrebbero indotto l'imprenditore aggiudicatario dei lavori a rinunciare. Il terreno è stato poi acquistato dallo stesso Scardamaglia. Nell'ambito della stessa indagine è emerso che il presunto capocosca, Vincenzino Iannazzo detto "U Moretto", tramite alcuni prestanome, gestiva direttamente due aziende, la "Tirrena costruzioni" e "Cascina delle bontà". Fra i soggetti in contatto con lui anche un medico dell'Azienda sanitaria in servizio all'aeroporto di Lamezia Terme, Raffaele Caparello, che avrebbe redatto certificati medici attestanti patologie false da inviare all'Inps per consentire ad una dipendente della Tirrena - anche lei indagata - di percepire indennità di malattia. Caparello è stato sottoposto all'obbligo di dimora. Nell'inchiesta, nella parte condotta dal Gico della Guardia di finanza di Catanzaro, è finito anche un altro imprenditore, originario di Lamezia ma residente a Venezia. . Secondo quanto riferito dagli investigatori, i principali collaboratori di giustizia del lametino hanno parlato dell'mprenditore come di un soggetto in stretti legami personali ed economici con la cosca Iannazzo. I collaboratori hanno anche riferito di aver fornito protezione a componenti la famiglia quando rientravano a Lamezia Terme dove il figlio si era reso responsabile di un omicidio e lo stesso imprenditore fu vittima di un tentato omicidio.

    Le cosche si spartivano la piazza. Un "formalizzato accordo" era stato raggiunto tra esponenti di vertice della cosca Giampà e quella degli Iannazzo per la gestione delle attività estorsive con relativa spartizione dei proventi. E' quanto emerso dalle indagini della polizia di Stato, supportate dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, che stamani hanno portato all'arresto di 36 tra presunti capi e affiliati alle cosche Iannazzo e Cannizzaro Daponte di Lamezia Terme. Dall'inchiesta, coordinata dalla Dda di Catanzaro, è emerso anche che le armi per l'esecuzione di alcuni reati, in determinate circostanze, sarebbero state fornite da elementi di spicco della cosca Prostamo-Pititto, attiva nella provincia di Vibo Valentia e contigua ai Mancuso di Limbadi, quali i familiari di Rocco Tavella. Le indagini hanno permesso quindi di ricostruire l'organigramma della cosca Iannazzo individuando anche le alleanze costituite nel corso degli anni con le cosche Giampà e Cannizzaro-Daponte. Inoltre è stato accertato come i Cannizzaro-Daponte, pur agendo in un contesto autonomo rispetto agli Iannazzo, avesse interessi comuni alla stessa riguardo soprattutto all'intento di annientare la cosca comunemente considerata avversa dei Cerra-Torcasio-Gualtieri, attraverso l'eliminazione fisica dei suoi maggiori esponenti. All'operazione, denominata "Andromeda", hanno partecipato circa 400 uomini in varie regioni. Per gli arresti sono stati impiegati, oltre che i Reparti prevenzione crimine della Calabria e della Basilicata, anche numerose unità delle squadre mobili di Alessandria, Cosenza, Crotone, Messina, Perugia, Potenza, Reggio Calabria, Salerno, Siracusa e Vibo Valentia, nonché unità cinofile della Questura di Vibo Valentia e del Reparto Volo di Reggio Calabria, che sono stati di supporto operativo, disposto dalla Direzione centrale anticrimine e dal Servizio centrale operativo di Roma. Alcuni degli indagati sono stati tratti in arresto in provincia di Alessandria dove da tempo si erano trasferiti.

    Arrestato figlio imprenditore ucciso. Un noto imprenditore del settore della grande distribuzione alimentare, Franco Perri, figlio del proprietario del centro commerciale "I 2 mari" Antonio, ucciso nel suo ufficio il 10 marzo 2003, è stato arrestato stamani dalla polizia nell'ambito dell'operazione contro le cosche lametine perché ritenuto organico del clan mafioso. Franco Perri è nella società che gestisce lo stesso centro commerciale oltre a diversi supermercati in città. Dalle indagini sarebbe emerso lo stretto collegamento dell'imprenditore con la cosca Iannazzo alla quale non avrebbe esitato a chiedere la gambizzazione di suo fratello Marcello per motivi di carattere economico. Gli investigatori della squadra mobile, riscontrando le dichiarazioni di più collaboratori di giustizia, avrebbero anche ricostruito la vicenda che aveva portato alla sottrazione della bara dell'imprenditore Antonio Perri, ucciso nel 2003 da elementi della cosca Torcasio, e le vicende connesse con riunioni di 'ndrangheta che avevano coinvolto anche 'ndrine della provincia di Reggio Calabria intervenute per mediare la guerra di mafia che si stava scatenando tra i gruppi contrapposti degli Iannazzo con i Torcasio-Gualtieri.

    Colpita cosca elite mafia imprenditrice. "Siamo riusciti a colpire una cosca d'elite della mafia imprenditrice, più sfuggente rispetto ad altre. Adesso Lamezia è più libera". Così il procuratore della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo ha sintetizzato i risultati dell'operazione Andromeda condotta stamani contro la cosca Iannazzo. "Oggi - gli ha fatto eco il direttore del Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia, Renato Cortese - i cittadini di Lamezia non hanno più alibi per dire che lo Stato non c'è". "Gli imprenditori - ha aggiunto Lombardo - erano talmente succubi degli Iannazzo che c'era chi si recava a casa del boss in occasione delle festività per pagare spontaneamente ed evitare richieste estorsive di altri gruppi criminali". Il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, dal canto suo, ha sottolineato la complessità di portare avanti un'inchiesta del genere con la dotazione organica della Dda di Catanzaro che conta "sei pm per sette circondari. Il collega Elio Romano riceveva la polizia giudiziaria nelle pause di udienze. Nonostante questo abbiamo ottenuto grandi risultati e l'attività non è finita". "L'importanza di questa operazione - ha detto Cortese - sta nel fatto che abbiamo liberato spazi di democrazia occupata abusivamente dalle cosche, che impediscono il libero esercizio dell'attività imprenditoriale in un tessuto come quello lametino che è il polmone commerciale della provincia catanzarese ma è anche un territorio soggiogato dalla presenza della 'ndrangheta". Il questore Giuseppe Racca ed il capo della squadra mobile di Catanzaro, Rodolfo Ruperti, hanno poi evidenziato come il ruolo degli Iannazzo fosse cresciuto in maniera esponenziale nel corso degli anni. Ruperti, entrando nel merito dell'operazione, ha spiegato che l'omicidio di Antonio Perri, proprietario del centro commerciale Due mari, ucciso il 10 marzo 2003, è stato deciso dalla cosca Torcasio proprio per la sua decisione di costruire la struttura a Maida, comune alle porte di Lamezia. "Lo spostamento dei commercianti dal centro di Lamezia - ha spiegato Ruperti - ha tolto una fonte di guadagno ai Torcasio perché non erano più nella loro zona d'influenza. Così, dopo una serie di intimidazioni agli stessi commercianti, si è arrivati all'omicidio di Perri e, successivamente, al furto della sua bara come ulteriore forma di pressione. Bara che è stata restituita dopo che gli Iannazzo hanno posto tale gesto come pregiudiziale per raggiungere la pace chiesta da cosche del reggino". Il capo centro della Dia di Reggio Calabria Gaetano Scillia e quello della Dia di Catanzaro Antonio Turi hanno sottolineato come la cosca Iannazzo si relazionasse a tutto tondo con le principali consorterie di tutta la fascia tirrenica, anche vibonese e reggina.

    Individuati autori delitti. Ci sono anche alcuni dei presunti responsabili di due omicidi e di un tentato omicidio commessi nell'ambito della guerra di mafia che ha insanguinato Lamezia Terme negli ultimi anni tra le 36 persone arrestate stamani dalla polizia e ritenute perché ritenute esponenti di spicco delle consorterie Iannazzo e Cannizzaro-Daponte. In particolare, le indagini della squadra mobile di Catanzaro che hanno portato all'operazione "Andromeda", hanno permesso di fare chiarezza sugli omicidi di Antonio Torcasio, ucciso il 23 maggio 2003 quando era ritenuto il reggente dell'omonima cosca Torcasio-Cerra-Gualtieri, e di Vincenzo Torcasio e del ferimento di Vincenzo Curcio avvenuti a Falerna il 27 luglio 2003. Il delitto di Antonio Torcasio suscitò particolare clamore in quanto compiuto nelle vicinanze del Commissariato di Polizia di Lamezia dove la vittima si stava recando. Quello di Vincenzo Torcasio, invece, fu portato a termine davanti ad una paninoteca, alla presenza di numerosi avventori. Entrambi i delitti, secondo le indagini della squadra mobile, si inquadravano in una strategia criminale volta a mantenere, da parte delle cosche Iannazzo e Cannizzaro-Daponte, il controllo esclusivo del territorio anche attraverso l'eliminazione fisica degli esponenti di spicco della cosca avversa Cerra-Torcasio-Gualtieri anch'essa attiva soprattutto nel campo delle estorsioni. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno permesso, inoltre, di accertare la responsabilità degli indagati in merito a numerosi episodi estorsivi a carico di imprenditori. In particolare è stato accertato l'accordo, formalizzato attraverso veri e propri "summit mafiosi", tra la cosca Iannazzo e quella Giampà per la spartizione dei proventi del racket, secondo un collaudato sistema operativo.

    Reazioni e Commenti

    "L'operazione Andromeda, portata a termine con successo dalla Squadra mobile della Polizia di Catanzaro, è un altro importante risultato. Grazie, infatti, a un'intensa attività investigativa e al lavoro attento della Procura distrettuale antimafia, è stato possibile ricostruire, per poi smantellare, una fitta e pericolosa organizzazione 'ndranghetista radicata nel tessuto economico e imprenditoriale di Lamezia Terme". Lo dice il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, dopo essersi congratulato con il capo della Polizia, Direttore generale della pubblica sicurezza, Alessandro Pansa. "Gli arresti dei numerosi soggetti, per innumerevoli capi di imputazione - prosegue Alfano - dimostrano, ancora una volta, lo straordinario lavoro delle Forze di Polizia nel contrasto al crimine organizzato".

    "L'operazione Andromeda, coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dalla squadra mobile della Polizia, dalla Dia e dalla Gdf del capoluogo calabrese, rappresenta un duro colpo alle cosche che controllano il territorio di Lametia Terme. E' stata colpita la 'ndrangheta imprenditrice, quella che si avvale della storica capacità di intimidazione per fare nuovi affari, conquistare quote rilevanti di mercato inquinando la via economica e impedendo uno sviluppo sano e la buona occupazione". Così il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi. "Dobbiamo essere grati alle forze dell'ordine e alla magistratura per il difficile e complesso lavoro d'indagine che ha permesso di sgominare una rete criminale potente e pericolosa, con proiezioni in altre regioni d'Italia e all'estero", conclude Bindi.

    "È un buongiorno questo per Lamezia Terme? Lo sarà se i cittadini prenderanno coscienza che la 'ndrangheta non è solo droga e pistole ma che dietro i vestiti buoni si nascondono i veri affari della malavita. Se soprattutto i giovani capiranno l'importanza di scegliere concretamente da che parte stare". E' quanto afferma il segretario generale della Cgil di Catanzaro, Giuseppe Valentino che, in una nota, esprime "grande soddisfazione e plauso alle forze dell'ordine per il lavoro svolto, culminato con gli arresti di stamane, che infligge un altro duro colpo alla criminalità organizzata". "Vorremmo che una coscienza civica e collettiva - prosegue Valentino - maturasse la convinzione che la mafia rappresenta un freno allo sviluppo economico, sociale e civile del territorio lametino e calabrese, che va sconfitta per garantire la libertà d'impresa che, anziché investire sull'innovazione o dare una giusta retribuzione ai propri dipendenti, paga il 'pizzo'. Ma per sconfiggere la 'ndrangheta bisogna partire anche da sé stessi, dai propri comportamenti individuali nella società. Se una sala giochi, un centro scommesse, un supermercato, un pub sono notoriamente (o si scopre grazie alle indagini) in mano alla mafia non bisogna frequentarli per evitare di diventare azionista della criminalità. La Cgil, alla luce di quanto emerso dalle indagini, intensificherà la propria azione per meglio rappresentare i lavoratori nei luoghi dove si subisce la pressione della criminalità organizzata. Là dove i diritti vengono negati, dove bisogna accontentarsi di una busta paga fasulla, dove bisogna piegarsi al ricatto la Cgil vuole arrivare a rappresentare la gente per bene, i padri di famiglia, le donne e i giovani, che per vivere dignitosamente ci mettono il proprio impegno, la propria fatica, il loro sudore".

    Il movimento "Lamezia insieme" esprime "apprezzamento per l'operazione 'Andromeda' che, questa mattina, ha inflitto un altro duro colpo alle cosche lametine e alla 'zona grigia' del connubio tra la criminalità organizzata e una parte del mondo imprenditoriale. Dopo le operazioni 'Perseo' e 'Medusa' - è scritto in una nota - prosegue l'azione di bonifica della nostra città dal 'cancro' della criminalità organizzata, un'infezione terribile e un macigno per lo sviluppo economico della nostra città e per il futuro delle nuove generazioni: per il lavoro fatto, va il nostro grazie alla Magistratura e alle Forze dell'Ordine, agli imprenditori che hanno denunciato il fenomeno delle estorsioni, alle associazioni e ai singoli cittadini che hanno contribuito a spezzare le catene della schiavitù mafiosa con gesti concreti di impegno per l'affermazione della legalità e della giustizia nella nostra città. Ci auguriamo che, in particolare in un momento delicato come quello della campagna elettorale, si rinnovi una presa di coscienza collettiva da parte delle forze politiche e di tutti i cittadini sul dovere prioritario di chiudere le porte a ogni forma di ingerenza della criminalità organizzata e per conservare il "buon profumo" della libertà nella nostra città".

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cerca con nell'intero giornale:

    -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "

     

     

 


    Facebook
 Ultime
 

Multimedia


 

Web TV -  Video

 

 
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .

Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso e' consentito solo previa autorizzazione scritta dell'editore