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    Processo Scajola, Speziali "Gemayel si occupò personalmente di Matacena"

     

     

    Processo Scajola, Speziali "Gemayel si occupò personalmente di Matacena"

    09 mag 15 L'ex presidente libanese Amin Gemayel si è occupato personalmente del tentativo di trasferire Amedeo Matacena da Dubai a Beirut. Lo sostiene il gip di Reggio Calabria sulla base di telefonate intercettate tra Vincenzo Speziali e l'ex ministro: "della vicenda, quella che ci interessa, se ne sta occupando direttamente lo zio di mia moglie personalmente e personalmente lui mi dà poi la lettera che ti mando per fax". Lo zio della moglie, secondo l'accusa, è Gemayel che ha negato la circostanza così come Speziali. In particolare, nell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Speziali, si fa riferimento al fax in lingua francese sequestrato a Claudio Scajola il giorno del suo arresto, l'8 maggio dello scorso anno. Nella missiva, risalente al 20 marzo 2014 e indirizzata al "caro Claudio" il mittente scriveva, tra l'altro: "mi occuperò a partire da domani di trovare un modo riservato per farlo uscire dagli Emirati Arabi poiché tratteremo il dossier con molta attenzione. Ho potuto patrocinare la questione e abbiamo già convenuto che una volta qui, egli potrà beneficiare, in maniera riservata, della stessa posizione che egli ha a Dubai, consegnandogli un documento di identificazione con dati anagrafici affinché egli possa rimanere nel nostro Paese e condurre una vita normale, naturalmente sotto la nostra responsabilità". Gemayel, in passato, ha negato la paternità del fax. Il gip parla anche dell'attività di Speziali "volta ad una alterazione della realtà" nel senso di cercare di negare di essere l'autore dell'invio. "Si è detto e si ribadisce - scrive il gip - che è lo stesso Speziali, in modo incontrovertibile, per come emerge dalle captazioni, ad affermare il suo ruolo nella redazione del documento, proveniente dal politico libanese". Il gip, al riguardo, sottolinea che il fax "è inviato da un esercizio commerciale posto a poca distanza dall'abitazione di Speziali". Il gip cita quindi le sintesi di alcune telefonate: il 18 marzo "Speziali dice a Scajola che gli manderà un fax"; il 19 marzo "Speziali dice a Scajola che Amin si sta occupando personalmente della vicenda di Amedeo e che la lettera gliela darà lui personalmente, la lettera che gli manderà per fax"; il 20 marzo "Claudio chiama Vincenzo il quale gli dice che ha una lettera dello zio della moglie. Claudio dice che la può mandare su un fax riservato". C'é poi una telefonata del 20 marzo dalla quale si evince che Speziali si deve recare la settimana successiva a Dubai insieme a Gemayel "e per questo - è scritto nella sintesi della telefonata riportata in atti - lui non andrà a Roma in quanto andrà con 'lui' (ndr., Gemayel) e l'incontro non sarà con la persona interessata (ndr., Matacena) ma con le persone che saranno interessate al movimento". "Se ho dieci minuti di tempo e mi posso sganciare - aggiunge Speziali - lo vedo e lo faccio incontrare anche col 'mio' .. altrimenti lo raggiungo io ..perché stiamo andando proprio a trattare la cosa perché qui abbiamo sistemato tutto ed è scritto tutto nel dettaglio".

    Scorta ministro a comprare calze per la Rizzo. La scorta di Claudio Scajola, il 27 febbraio 2014, si spostò da Imperia ad Alassio per comprare delle calze per Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena. Il particolare sull'uso improprio della scorta di Scajola emerge da una serie di telefonate intercettate dagli investigatori della Dia e finite nell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Vincenzo Speziali. "Scajola - è scritto nell'ordinanza - forniva la sua disponibilità che girava alla solita Sacco la quale, una volta individuato il prodotto richiesto in un altro Comune, Alassio, procedeva ad inviare la scorta di Scajola a ritirare le calze che servivano alla compagna del Matacena latitante". Il 27 febbraio 2014, dopo avere fissato un appuntamento per il giorno successivo, la Rizzo chiama Scajola e gli chiede se può comprare delle calze della Calzedonia spiegandogli che tipo di calze le deve comprare. Poco dopo è Roberta Sacco, la segretaria dell'ex ministro, a chiamare la Rizzo per farsi spiegare il modello e quindi chiama il negozio. Poi telefona a Stefano, uno degli uomini della scorta e, è scritto nella sintesi della telefonata riportata in atti, "gli dice testualmente, 'benzina e autostrada a parte'. Stefano dice che sta tornando indietro ed entrambi dicono che non ce la fanno più del comportamento che sta avendo Scajola nei loro confronti". Nel tardo pomeriggio è Chiara Rizzo a chiamare Roberta Sacco e quest'ultima le dice che "le calze le hanno comprate ma sono dovuti andare ad Alassio in quanto ad Imperia il tipo ed il modello che Chiara voleva non le hanno trovate". Poi, prima di chiudere, "Roberta dice a Chiara che comunque per domani è confermato l'appuntamento con Claudio". Circostanza, è scritto nell'ordinanza, dalla quale "emergeva ancora una volta la grande confidenza tra la Rizzo e Scajola".

    Gip: Speziali impegnato per Dell'Utri. L'"accoglienza" in Libano di "personaggi discussi cui garantisce la latitanza" era "nelle corde" di Vincenzo Speziali - nipote omonimo dell'ex senatore del Pdl - l'imprenditore catanzarese che da anni vive a Beirut da dove, secondo i magistrati della Dda di Reggio Calabria, avrebbe contribuito alla fuga di Marcello Dell'Utri e si sarebbe impegnato a fare lo stesso per Amedeo Matacena dietro l'interessamento dell'ex ministro Claudio Scajola. Un'ipotesi fatta propria dal gip di Reggio Calabria che ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Speziali per procurata inosservanza della pena di Matacena escludendo invece l'aggravante mafiosa chiesta dai pm. Nel provvedimento - non eseguito visto che Speziali vive in Libano - si parla ampiamente anche del caso Dell'Utri di cui si occupa, comunque, la Dda di Palermo. Nonostante i reiterati tentativi messi in atto da Speziali per allontanare da se il sospetto di essere stato l'artefice della fuga, afferma il giudice, "le verifiche investigative e la lettura delle conversazioni dimostrano con un sufficiente grado di certezza che egli sia stato uno degli artefici di tale trasferimento a ridosso della decisione". Ed a supporto di ciò il gip, cita le 400 telefonate intercorse tra i due nel periodo immediatamente precedente lo spostamento "sintomatico di una buona conoscenza e di contatti". Ma proprio la fuga dell'ex senatore creò non poche apprensioni in Scajola, impegnato - secondo l'accusa - nel tentativo di spostare Matacena da Dubai a Beirut. Tant'è che il gip evidenzia che tra l'ex ministro e Speziali "si coglie l'esistenza di un patto illecito vissuto in modo del tutto normale fino al momento della vicenda Dell'Utri". Matacena tuttavia, rileva il gip, era ritenuto un personaggio meno ingombrante di Dell'Utri, motivo per il quale il meccanismo non si inceppò ma anzi fu personalmente seguito dall'ex presidente libanese Amin Gemayel accreditato dagli inquirenti italiani di essere lo zio della moglie di Speziali. Circostanza già negata da Gemayel e da Speziali. Ma è proprio una telefonata di Speziali a Scajola a indirizzare gli inquirenti verso la convinzione del coinvolgimento di Gemayel. L'imprenditore, infatti, chiama l'ex ministro e gli dice: "della vicenda, quella che ci interessa, se ne sta occupando direttamente lo zio di mia moglie e personalmente lui mi dà poi la lettera che ti mando per fax". Fax sequestrato a Scajola il giorno dell'arresto e attribuito a Gemayel nel quale il mittente assicura l'impegno a "trovare un modo riservato per farlo uscire dagli Emirati Arabi" e a riservargli, una volta in Libano la "stessa posizione che egli ha a Dubai e condurre una vita normale". Speziali, secondo l'accusa, parla spesso di Gemayel, indicandolo come "lui". Ed è proprio per "lui" che Speziali si spende con Scajola per fargli avere un incontro con Silvio Berlusconi. In una successiva telefonata si indica l'oggetto dell'incontro - che poi non si concretizzò, almeno a sentire ciò che Speziali dice a Scajola - con la volontà del politico libanese di sponsorizzare l'allora cavaliere nel Ppe. Ad escludere qualsiasi altro ipotetico motivo per l'incontro è stato l'avv. Niccolò Ghedini, che oggi, in una dichiarazione, ha sostenuto che "l'ipotesi che il Presidente Berlusconi fosse stato avvisato delle vicende riguardanti l'on. Matacena è del tutto infondata, priva di ogni riscontro e fuori dalla logica". Nelle telefonate intercettate nell'inchiesta, comunque, non si parla solo di Matacena, Libano e affini, ma sono trattati anche argomenti più "frivoli" che fanno emergere "ancora una volta", come scrive il gip "la grande confidenza tra la Rizzo e Scajola". Come quando l'ex ministro mandò la sua scorta da Imperia ad Alassio per comprare un paio di calze che la Rizzo gli aveva chiesto.

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