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    Operazione congiunta Polizia-Fbi Italia-Usa contro la ndrangheta: 15 fermi

     

    Operazione congiunta Polizia-Fbi Italia-Usa contro la ndrangheta: 15 fermi

    07 mag 15 E' in corso un blitz della Polizia e dell'Fbi nei confronti di presunti appartenenti alla 'Ndrangheta operanti in Calabria e negli Usa, ritenuti appartenenti ad un'organizzazione che controllava il traffico internazionale di droga tra l'Italia, gli Stati Uniti e il Sud America. L'indagine, coordinata dalla procura antimafia di Reggio Calabria, è durata diversi mesi ed è stata condotta dagli uomini del Servizio centrale operativo e della squadra mobile di Reggio Calabria, in stretto contatto con gli agenti del Federal bureau of Investigation. L'inchiesta ha consentito di ricostruire vecchie e nuove alleanze tra le famiglie mafiose americane e quelle calabresi, confermando il ruolo di leadership della 'Ndrangheta nella gestione del traffico internazionale di droga. Alleanze che già erano emerse nell'ambito dell'inchiesta 'New Brige': in quell'occasione gli investigatori avevano infatti dimostrato l'esistenza di un 'ponte' tra New York e la Calabria, costruito attraverso l'alleanza delle famiglie mafiose americane con le cosche dell'area ionico e reggina.

    16 fermi, 30 indagati. Sono una quindicina le persone fermate e arrestate tra la Calabria e New York nell'ambito dell'indagine della Polizia di Stato e dell'Fbi su un'organizzazione criminale legata alla Ndrangheta e alle famiglie mafiose americane. Una trentina, invece, gli indagati. Sono in corso nei due paesi perquisizioni e sequestri. I provvedimenti sono stati emessi dalla Dda di Reggio Calabria e dalla magistratura americana ed eseguiti dal Servizio centrale operativo (Sco) e dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, dall'Fbi e dall'Homeland security. Le autorità americane hanno eseguito 3 arresti mentre quelle italiane, su disposizione della Dda di Reggio Calabria, 13 fermi. L'accusa nei loro confronti è associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, aggravata dalla transnazionalità e dalle modalità mafiose. La figura più importante dell'inchiesta è Gregorio Gigliotti, il titolare del ristorante nel Queens che era, secondo l'accusa, la base dell'organizzazione. L'uomo è stato arrestato dalle autorità americane assieme alla moglie Eleonora e al figlio Angelo. Gli investigatori nel corso delle indagini hanno ricostruito la rete di appoggi sui quali Gigliotti poteva contare in Calabria: tra questi, i più importanti erano Franco Fazio, parente della moglie di Gigliotti, e i fratelli Francesco e Carmine Violi, con cui lo stesso Fazio era in stretti rapporti. I fratelli Violi, a loro volta, sono parenti con appartenenti alla cosca degli Alvaro. Fazio era dunque l'uomo di fiducia del ristoratore in Calabria ed era colui che contattava i soggetti interessati ad acquistare la droga in tutta la regione. E tra i principali destinatari della cocaina c'era, appunto, Francesco Violi.

    -- Tra fermati c'è candidato comunali Lamezia

    Intercettazioni: mi sono mangiato rene e cuore. "Una volta mi sono mangiato un pezzo di rene e un pezzo di cuore". Lo dice al telefono con la moglie Eleonora, Gregorio Gigliotti, il ristoratore calabrese residente a New York ritenuto al vertice dell'organizzazione scoperta dalla Polizia e dal Fbi. La telefonata è del 26 agosto 2014: l'uomo parla con la donna del suo referente in Calabria, Franco Fazio, che si sarebbe appropriato di una parte di denaro che sarebbe invece dovuto finire a lui. "Ancora non mi conosci, neanche tu? - dice alla moglie parlando del comportamento dell'uomo - ti ricordi una volta che ti ho detto... che allo stesso tavolo ho mangiato un soffritto...mi sono mangiato un rene e un pezzo di cuore". E la moglie, che non sembra sorpresa, risponde, "perché tu sei mezzo pazzo...mi fai venire il rovescio Grè...". "Si era letteralmente mangiato gli organi di qualcuno - annotano gli investigatori - come gesto plateale di oltraggio alla vittima". In un'altra telefonata, invece, Gigliotti per la prima volta fa riferimento alla 'Ndrangheta, parlando si se stesso che, trovandosi ad un banchetto di nozze, "ha il rispetto di tutti i presenti". "La persona della ndrangheta deve stare serio - dice sempre alla moglie - ...lo sgarro... i complimenti, tutti mi vogliono, tutti sanno (chi sono io) e sono venuti lì (ride)". L'8 settembre del 2014, invece, è al telefono con Franco Fazio, il suo referente in Calabria che sta per andare in Costarica ad incontrarsi con i narcos. "Digli che non facciano troppo gli intelligenti loro...gli doveva dare 360 Eleonora no? invece di prendersi 10mila dollari si è preso 2mila di quelli che ha impallinato e 8mila sono rimasti a lui. hai capito? dovevano essere 360 e invece erano 368, Eleonora ha sbagliato".
    Minacce dei narcos a Gigliotti. "Mi hanno sparato sulla casa, lo sai tu? Lo hai saputo questo fatto? Li hanno mandati da là che gli devo centomila e gli sto tirando .. Mi hanno bombardato e lui coglioneggia?". A parlare in questi termini, in una telefonata intercettata dagli investigatori, è Gregorio Gigliotti, il titolare del ristorante a New York indicato come il personaggio centrale del vasto giro di narcotraffico sgominato da Polizia ed Fbi con 13 fermi e tre arresti tra Italia e Stati Uniti. Gigliotti parla con quello che è indicato il suo braccio operativo in Calabria, Franco Fazio - candidato al Consiglio comunale di Lamezia Terme - e si riferisce, scrivono i magistrati nel provvedimento di fermo, ad "una reazione, evidentemente riconducibile ai narcos centroamericani suoi fornitori che avevano esploso colpi d'arma da fuoco contro la casa di Gigliotti quale avvertimento per il mancato pagamento della droga". La conversazione con Fazio risale all'agosto 2014 e fa riferimento al presunto mancato pagamento di una fornitura di droga da parte di Francesco Violi, indicato come affiliato alla cosca di 'ndrangheta degli Alvaro di Sinopoli. "Si pensa che è 'ndranghetista - dice Gigliotti a Fazio - va a finire che il sangiovanni lo finiamo con questo qua. Che cazzo di tipi che sono .. ed io mi ci metto, fuckoff".
    Bruciati nell'acido, devono sparire. "Lui e il fratello sono .. mi deve dare 35 mila dollari il compare .. tienili ma devono sparire questi due .. e quando li fanno tutti e due .. il fratello cade a terra e lui .. incomprensibile .. e poi vediamo, bruciati dentro l'acido .. gli faccio vedere io .. non hanno vergogna, non tengono niente". Così Gregorio Gigliotti, il ristoratore calabrese residente a New York ritenuto al vertice dell'organizzazione scoperta dalla Polizia e dal Fbi, parlava in auto, intercettato, nel settembre del 2014, con la moglie Eleonora Lucia, riferendo, secondo l'accusa, di un progetto di omicidio del quale avrebbe parlato con Francesco Violi, indicato come elemento della cosca Alvaro di Sinopoli. Nell'occasione, secondo i magistrati della Dda di Reggio Calabria, Gigliotti ce l'aveva con i fratelli Franco e Pino Fazio, che gli avrebbero fatto credere falsamente che Violi non aveva saldato un debito per una partita di droga acquistata. Parole, scrivono i pm nel decreto di fermo, che "non meritano commento, emergendo una personalità inquietante, che si spingeva ad ipotizzare così gravi conseguenze per un debito di poche migliaia di euro". Successivamente, però, secondo quanto emerso dalle indagini, i rapporti tra Gigliotti ed i fratelli Fazio sono proseguiti.

    La base in ristorante di New York. Un ristorante nel Queens, a New York, gestito da un calabrese incensurato assieme alla moglie e al figlio: era questa, secondo quanto ricostruito dagli investigatori attraverso intercettazioni audio e video, la base dell'organizzazione che controllava un imponente traffico di droga tra gli Stati Uniti e l'Italia. L'uomo, assieme ai familiari, è stato arrestato nelle settimane scorse: nel corso della perquisizione nel ristorante sono stati sequestrate oltre 100mila dollari, sei pistole, un fucile, cocaina e marijuana. L'uomo è stato arrestato assieme alla moglie e al figlio dall'Fbi, con l'accusa di traffico internazionale di droga. Dalle indagini è emerso che dietro la veste ufficiale, titolare del ristorante-pizzeria 'Cucino a modo mio' nel Queens, la sua vera attività era quella di broker del traffico di droga. L'uomo sarebbe infatti in contatto sia con esponenti delle famiglie mafiose newyorchesi sia con personaggi di spicco della 'Ndrangheta, un cartello della famiglia degli Alvaro, sia con i narcos sudamericani. Il 12 ottobre scorso, il giorno del Columbus Day, gli uomini del Fbi e della polizia italiana hanno bloccato il primo carico di cocaina, proveniente da un porto del centro America e destinato alle piazze di New York e della Calabria. Dietro questo traffico, hanno ricostruito gli investigatori, vi sarebbe appunto il ristoratore calabrese.

    Ristoratore legato a clan dei Genovese. Era in contatto fin dal 2008 con i Genovese, una delle cinque storiche famiglie mafiose di New York, Gregorio Gigliotti, il titolare del ristorante nel Queens che secondo gli investigatori italiani e statunitensi era la 'base' dell'organizzazione che gestiva il traffico di droga tra il centro America, gli Stati Uniti e l'Italia. Il calabrese, incensurato, era in realtà "il principale artefice" del traffico di droga e nel suo ristorante ospitava gli italiani che venivano impiegati per trasportare, attraverso il doppio fondo delle valige, la cocaina in Calabria. Quando lo hanno arrestato, assieme alla moglie Eleonora e al figlio Angelo, gli agenti del Fbi hanno trovato nella cassaforte del ristorante oltre centomila dollari, armi e dosi di cocaina. In un'altra cassaforte all'interno della sua abitazione sono invece stati sequestrati 25 mila dollari e della marijuana. Sequestrati anche computer, telefoni e documenti che ora dovranno essere analizzati dagli esperti. La figura di Gigliotti è emersa in seguito agli sviluppi dell'indagine sulla famiglia Schirripa, residente negli Stati Uniti, e sui loro referenti nella zona di Gioiosa Ionica. Gigliotti infatti, dice la procura di Reggio operava "in piena e chiara continuità con le attività illecite condotte in passato dalla famiglia Schirripa", aveva contatti con appartenenti alle cosche di Gioiosa e Siderno e grazie ad una rete di personaggi residenti in centro America e in Calabria, si è accreditato come il "principale artefice" del traffico di droga. Dalle indagini del Servizio centrale operativo della Polizia e del Fbi è emerso che, a partire dal 2008, Gigliotti si è rivolto ad esponenti della famiglia mafiosa Genovese per ottenere i finanziamenti da investire nel traffico di cocaina verso l'Italia, d'accordo con Giulio Schirripa, arrestato negli anni scorsi ed ora in carcere negli Usa, e l'italo americano Christopher Castellano, assassinato nel 2009 subito dopo aver iniziato a collaborare con le autorità federali statunitensi.

    Ruolo di leadership nel traffico della droga. Le indagini della Polizia e del Fbi hanno consentito di svelare il "ruolo autoritario e di leadership delle famiglie della 'ndrangheta nella gestione del traffico internazionale di stupefacenti". Lo afferma la procura di Reggio Calabria che ha coordinato l'inchiesta che ha portato allo smantellamento dell'organizzazione operante in Italia e negli Stati Uniti. "L'asset criminale esistente tra Italia e Usa - ricorda la procura - è stato progressivamente svelato negli anni e documentato da operazioni che, da un lato, hanno visto i tradizionali rapporti tra New York e la Sicilia", come dimostrato dall'inchiesta Old Bridge', "e, dall'altro, hanno dischiuso uno scenario che delinea la propensione e la capacità criminale delle principali cosche calabresi, ad accreditarsi come affidabili referenti presso le famiglie newyorkesi nel traffico internazionale di stupefacenti". Scenari, questi ultimi, descritti nell'indagine New Bridge e in quella che ha portato agli arresti di oggi. L'inchiesta dunque, concludono i magistrati, "offre delle conferme in ordine a vecchie e nuove alleanze: da un lato, quelle statunitensi, dove si attesta il ruolo autorevole e baricentrico delle storiche famiglie della cosa nostra americana; dall'altro, invece, si afferma il ruolo autoritario e di leadership di famiglie della 'ndrangheta calabrese nella gestione del traffico internazionale di stupefacenti".

    La cocaina nascosta nella frutta. Cocaina nascosta in container provenienti dal centro America contenenti ufficialmente frutta tropicale e tuberi: l'hanno scoperto gli investigatori della Polizia e del Fbi nell'ambito dell'indagine che ha svelato l'ennesimo legale tra le famiglie mafiose americane e la 'Ndrangheta calabrese. Grazie ai pedinamenti ed alle intercettazioni, gli investigatori sono riusciti ad intercettare alla fine del 2014 nei porti di Wilmington, nel Delawere, e di Chester Philadelphia, in Pennsylvania, due carichi di droga per un totale di 60 chili di cocaina purissima. La 'copertura' utilizzata per importare la droga era una società impegnata nel settore alimentare e nell'importazione di frutta tropicale.

    Cosche perfettamente inserite in criminalità Usa. Le 'ndrine calabresi hanno riprodotto a New York la "loro tradizionale struttura criminale, impermeabile all'esterno", caratterizzata da "solidi vincoli di consanguineità e parentela" e sono "perfettamente inserite nel tessuto criminale americano". E' la fotografia che emerge dall'indagine della Polizia insieme a Fbi che ha sgominato un traffico internazionale di droga. Un business che rappresenta "il fulcro e il motore di tutti gli assetti mafiosi tra Italia e Stati Uniti, già a partire dalla fine degli anni '70". La 'Ndrangheta reggina, in particolare, risulta essersi affermata quale "leader del crimine transnazionale", riuscendo a colmare quei "vuoti di potere" effetto delle tante operazioni antimafia Usa-Italia di questi ultimi anni.

    Legami coi narcos. L'organizzazione smantellata dall'indagine congiunta della Polizia e del Fbi era una "nuova filiera di quello che attualmente è uno dei più importanti cartelli della droga in centro e sud America". Lo ha spiegato il direttore della prima divisione dello Sco, Andrea Grassi, ricostruendo le fasi principali dell'inchiesta che ha portato ad una quindicina di arresti e fermi tra l'Italia e gli Usa. L'indagine, tra l'altro, ha confermato e dimostrato ulteriormente "l'alleanza di fatto tra la 'Ndrangheta e le famiglie della cosa nostra nostra newyorkese". Ma non solo: "gli elementi raccolti fin qui - ha detto Grassi - non escludono ulteriori sviluppi dell'indagini". Ad interessare gli investigatori sono in particolare due sequestri di droga effettuati nei mesi scorsi in Spagna e soprattutto in Olanda, dove nel porto di Rotterdam, è stato bloccato un container contenente ben 3 tonnellate di cocaina purissima. "Ci sono elementi - si è limitato a dire Grassi - che ascriverebbero il carico al cartello che oggi abbiamo arrestato".

    Conferenza a Roma. I dettagli dell'operazione della Polizia di Stato e del Fbi che ha portato allo smantellamento di un'organizzazione legata alla 'Ndrangheta dedita al traffico di droga tra gli Usa e l'Italia sono stati resi noti in una conferenza stampa a Roma, nella sede della Procura nazionale antimafia. All'incontro c'erano tra gli altri il procuratore Antimafia Franco Roberti, il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, il procuratore aggiunto di Reggio Nicola Gratteri, il questore di Reggio Calabria Raffaele Grassi, il direttore del Servizio centrale operativo Renato Cortese, il vice direttore del Fbi Chris Warrener, il direttore della prima divisione dello Sco Andrea Grassi, magistrati statunitensi e investigatori italiani e americani.

    Procura Usa: ndrangheta minaccia globale. La 'ndrangheta è una "minaccia globale e persistente che dobbiamo continuare a contrastare". Così il procuratore aggiunto di New York, James McGovern, ha commentato il blitz della Polizia e dell'Fbi contro le ramificazione delle cosche negli Stati Uniti. Il procuratore ha ringraziato la magistratura italiana e la Polizia "per l'ottima collaborazione e ha ricordato che Gregorio Gigliotti, il ristoratore arrestato a New York assieme alla sua famiglia, rischia 15 anni di carcere. "Oggi è un passo molto importante per la collaborazione tra la Polizia e l'Fbi - ha aggiunto il capo sezione della criminalità organizzata dell'Fbi Chris Warrener - le organizzazioni criminali collaborano tra loro e dunque è importante che anche le autorità facciano altrettanto". "Oggi - ha concluso - non possiamo pensare ad una collaborazione più importante di quella con l'Italia".

    Roberti: Collaborazione Italia-Usa modello da esportare in UE. La collaborazione tra l'Italia e gli Usa per contrastare la criminalità organizzata "è un modello vincente che dobbiamo esportare nell'Ue". Lo dice il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, commentando il blitz della Polizia e dell'Fbi. "La grande sinergia tra le autorità italiane e Usa - ha aggiunto - produce risultati brillantissimi e crescenti ed è quello che deve accadere in Europa". Roberti ha sottolineato che contrastare traffici di droga "significa anche contrastare il finanziamento al terrorismo".

    Cortese: Serve strategia globale. "Questa operazione dimostra ancora una volta la forza della 'ndrangheta in Italia e nel mondo: una forza che non si può contrastare soltanto con un approccio provinciale e nazionale ma che richiede una strategia di contrasto globale". Lo ha detto il direttore del Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia, Renato Cortese, sottolineando che "va ulteriormente potenziata la collaborazione" tra i vari Paesi "perché solo così possiamo contrastare la minaccia".

    Pansa: ndrangheta tre le più potenti al mondo. "Ancora una volta gli splendidi investigatori della Polizia di Stato, lavorando insieme ai loro colleghi dell'FBI, hanno saputo colpire la 'ndrangheta nella sua dimensione internazionale, caratteristica che fa di essa una delle più potenti organizzazioni criminali del mondo". Lo ha dichiarato il Capo della Polizia, Prefetto Alessandro Pansa commentato l'operazione che oggi ha portato all'arresto di diversi esponenti dell'associazione calabrese di stampo mafioso, in Italia ed in America. "Sotto la sapiente guida delle Procure Distrettuali di Reggio Calabria e di New York," ha proseguito Pansa, "la Polizia di Stato ha continuato nell'attività di indagine che aveva già permesso di assestare durissimo colpo alle cosche statunitensi nel febbraio 2014 con l'operazione denominata 'new bridge'". "Le mie congratulazioni e i miei complimenti" ha concluso il Capo della Polizia, "alle donne ed agli uomini della Polizia di Stato che continuano con il loro lavoro a garantire i più elevati standard di lotta al crimine organizzato".

    Questore Reggio: squadra Stato è forte: "Stiamo lavorando per contrastare un'organizzazione criminale tra le più forti al mondo. Ma se la 'ndrangheta è forte, anche la squadra Stato è forte e si è attrezzata per contrastarla". Così il questore di Reggio Calabria, Raffaele Grassi, sul blitz della Polizia e dell'Fbi. Il questore ha aggiunto che sul territorio vi è stata una intensificazione dell'attività investigativa e del controllo del territorio, per far sì che le cosche abbiano sempre meno spazi di movimento.

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    "Con l'operazione di oggi e' stato inferto un duro colpo al narcotraffico internazionale": lo ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano, commentando il blitz portato a termine da Polizia e Fbi in Italia e Stati Uniti. "Lo Stato ha riportato un altro importante successo, smantellando un'organizzazione criminale che faceva capo alla 'ndrangheta calabrese e che aveva le sue ramificazioni anche negli Stati Uniti d'America. E' un'operazione di eccezionale importanza - ha commentato il ministro - perchè si è avvalsa, oltre che del coordinamento della Procura Antimafia di Reggio Calabria e dei magistrati di New York, dell'apporto operativo strategico della Polizia italiana che ha portato avanti un ottimo lavoro di squadra con l'FBI, a dimostrazione dell'eccellente livello dei rapporti di collaborazione internazionale. L'indagine ha visto impegnate, infatti, squadre miste di investigatori della Polizia di Stato e agenti delle Agenzie federali americane del Federal Bureau of Investigation e dell'Homeland Security".

    "Alla sfida dei poteri criminali sempre più globalizzati, non solo nel controllo del traffico degli stupefacenti, si deve rispondere con una strategia e un sistema di lotta alle mafie unitario". Così Rosy Bindi, presidente Commissione parlamentare Antimafia commenta l'operazione Columbus che oggi "ha inferto un durissimo colpo alla leadership della 'Ndrangheta nel mercato globale della droga e un significativo esempio di collaborazione internazionale". "Grazie all'indagine della Dda di Reggio Calabria guidata da procuratore Cafiero de Rhao e dall'aggiunto Gratteri, in stretto collegamento con i magistrati di New York e alla professionalità della nostra Polizia di Stato che ha lavorato d'intesa con l'Fbi - rileva Bindi - è stata smantellata la centrale operativa tra Stati Uniti e Calabria collegata ai cartelli sudamericani". "L'eccellente lavoro svolto da magistrati e forze dell'ordine può diventare un modello anche per l'Europa" conclude Bindi.

    "Rivolgo un plauso ai magistrati e alla polizia per l'indagine congiunta Italia-Usa che ha portato a sgominare una centrale del narcotraffico tra la Calabria e New York. La 'ndrangheta può essere sconfitta". Lo dichiara il deputato del Partito democratico e componente della Commissione Antimafia, Ernesto Magorno, segretario regionale del Pd Calabria. "L'indagine guidata dai giudici Gratteri e Cafiero De Raho – spiega Magorno – rappresenta un duro colpo inflitto alla criminalità organizzata calabrese, con forti ramificazioni all'estero. E' la dimostrazione che siamo di fronte ad una realtà criminale ancora forte, ma che può essere battuta. E' lo stesso messaggio che vogliamo inviare con la campagna per Platì libera: la Calabria deve tornare ai calabresi, non può essere lasciata ai mafiosi".

    "Alla 'Ndrangheta globalizzata si risponde con una brillante operazione condotta a livello internazionale. La cooperazione è fondamentale per disarticolare il traffico di stupefacenti e colpire al cuore l'organizzazione". Lo dice il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia, commentando l'inchiesta della Dda di Reggio Calabria guidata dal procuratore De Rao e dall'aggiunto Gratteri e condotta dagli uomini dello Sco e dell'Fbi. "La 'Ndrangheta – aggiunge – da anni occupa i piani alti della criminalità in Italia e nel contesto internazionale. Ancora oggi il traffico di droga costituisce una risorsa fondamentale che gli consente di costruire potere economico e collusivo e di instaurare relazioni fortissime, come quelle con le famiglie mafiose newyorkesi dei Gambino, Lucchese, Bonanno, Colombo e Genovese". "In questo settore – conclude – la 'Ndrangheta ha rafforzato la sua posizione con i cartelli sudamericani, per la sua affidabilità nei pagamenti, per l'abilità nel riciclare denaro sporco grazie alla rete di colletti bianchi di cui dispone, ma soprattutto per la capacità di garantire un mercato di vaste proporzioni come quello europeo".

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