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    Sgominata la filiale romana della ndrangheta: 31 arresti

     

    Sgominata la filiale romana della ndrangheta: 31 arresti

    20 gen 15 Una cellula della 'Ndrangheta radicata da anni nella Capitale. Un'organizzazione collegata alle cosche calabresi di San Luca che muoveva milioni di euro attraverso il traffico internazionale di droga e puntava ad accreditarsi come unico referente nella Capitale anche per la camorra napoletana. A sgominarla gli uomini della Squadra Mobile di Roma, guidati da Renato Cortese, e del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza che all'alba hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare per 31 persone, di cui due attualmente in Spagna. Circa 600 i chili di cocaina e hashish sequestrati. Perquisita anche la cooperativa Edera, coinvolta nelle indagini su Mafia Capitale, che assicurava lavoro a detenuti per farli accedere a misure alternative al carcere. La coop avrebbe dato in passato lavoro ad alcuni degli arrestati di oggi. Secondo gli inquirenti, la 'cellula' romana era in grado di trattare con i narcos colombiani grazie ai propri emissari in Colombia e Marocco, gestendo un giro di affari di decine di milioni di euro con un traffico di cocaina di circa 1.500 chili. Un'organizzazione spietata che si sarebbe macchiata anche di diversi fatti di sangue nella Capitale, dava rifugio a latitante e aveva una grande disponibilità di armi. A quanto accertato Giovanni Pizzata, uno degli arrestati, aveva costituito un vero e proprio gruppo di fuoco a Roma. Tra gli episodi di cui si sarebbero resi responsabili, il ferimento di un marocchino ad Ardea, "reo" di aver occupato illegalmente una casa in cui viveva un amico di Pizzata e la gambizzazione di un carrozziere, a ottobre 2012, che aveva mancato di rispetto a due membri di spicco del gruppo. Nel corso delle indagini è stato ricostruito e contestato anche un episodio di estorsione ai danni di un imprenditore. Le indagini sono scattate proprio in seguito a un fatto di sangue: l'omicidio di Vincenzo Femia, ritenuto referente sul territorio romano di una delle cosche di San Luca e assassinato il 24 gennaio 2013. Un delitto per cui sono stati arrestati gli esecutori e che avrebbe come movente dissidi tra 'famiglie' sul prezzo della droga nella Capitale. Di fondamentale importanza per l'attuale inchiesta le dichiarazioni fornite da uno degli arrestati per il delitto Femia, Gianni Cretarola, diventato collaboratore di giustizia. Nella sua abitazione di viale Palmiro Togliatti, all'indomani dell'arresto avvenuto lo scorso anno, è stato trovato un quaderno con i riti di affiliazione alla 'ndrangheta, scritti in codice, soprannominato 'Codice San Luca'. Nell'ordinanza di custodia cautelare il gip del Tribunale di Roma, ha evidenziato "un elevato coefficiente di pericolosità criminale degli indagati" che come obiettivo avrebbero avuto quello di rafforzare le cosche nella Capitale. "Roma è considerata strategica per la 'ndrangheta. C'è qualcuno che addirittura ha detto 'Roma è il futuro'". Ha sottolineato il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino, nel corso di una conferenza stampa. "C'è una presenza 'ndranghetista - ha aggiunto - allo stato non possiamo dire che sia organizzata sul territorio con una locale, ma è altrettanto pericolosa".

    Legale: Copp Edera non è di Buzzi. "La cooperativa sociale Edera non è in alcun modo riconducibile a Salvatore Buzzi. Lo abbiamo già detto lo scorso 23 dicembre e ci troviamo a doverlo ribadire oggi". Lo ha dichiarato in una nota l'avvocato Massimiliano Cesali, legale della cooperativa, che ha poi aggiunto: "Scrivere, come ha fatto qualcuno ancora in queste ore, che Edera è 'una delle aziende di Salvatore Buzzi' è semplicemente falso, oltre ad essere un cattivo modo di fare giornalismo e a creare una immagine quantomeno distorta della realtà". "Quanto all'indagine che oggi ha portato all'arresto di 31 presunti affiliati alla 'ndrangheta - ha spiegato Cesali - è bene precisare che la cooperativa non è coinvolta. Le autorità inquirenti si sono infatti limitate ad acquisire alcuni contratti di ex lavoratori della cooperativa". "Più in generale - ha proseguito il legale - riteniamo di stigmatizzare le parole di chi, in queste settimane, sembra voler mettere in discussione il ruolo delle cooperative sociali, quasi che dare lavoro a ex detenuti facesse di queste strutture una sorta di complici del crimine. Al contrario, le coop sociali svolgono un ruolo di reinserimento nella società dei condannati che ha tutela Costituzionale". "Oggi - ha concluso - 156 lavoratori della cooperativa Edera vedono il loro lavoro e il loro futuro messi a rischio da chi usa le parole in modo avventato, dando di Edera un'immagine che, seppure falsa, rischia di estromettere la cooperativa dal mercato"

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