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    Villa di 500mila mq sequestrata a Lamezia Terme dalla PS

     

    Villa di 500mila mq sequestrata a Lamezia Terme dalla PS

    09 gen 15 Una villa di 500 metri quadrati con rifiniture di pregio e videosorvegliata, del valore di oltre 500 mila euro, è stata sequestrata dagli agenti del Commissariato della Polizia di Lamezia Terme. La villa, per l'accusa, era nella disponibilità di Antonio Salatino, 49 anni, detenuto dopo essere stato arrestato nell'ottobre scorso nell'operazione "Tenaglia" condotta contro 13 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di detenzione e vendita di 32 kg di marijuana. Gli arrestati, in particolare, sono accusati di avere acquistato i 32 chili di marijuana proveniente dall'Albania e successivamente trasportata in Puglia per venderla sul mercato lametino. Gli indagati sono accusati di essere stati incaricati della mediazione tra gruppi criminali, oltre che del trasporto della droga nel ruolo di staffetta e corriere. Le indagini portarono anche ad individuare il luogo dove la droga era custodita a Lamezia Terme, un furgone parcheggiato in strada. Gli indagati sono accusati anche di avere coltivato due ampie piantagioni di canapa indiana sequestrate il 21 luglio ed il 22 agosto 2014, nel territorio di San Pietro a Maida. Dopo gli arresti, le indagini della polizia, coordinate dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme, sono proseguite sul fronte patrimoniale ed è emerso che Salatino aveva la disponibilità della villa con un giardino con a dimora piante di pregio e orto. L'immobile è recintato da un muro in cemento armato lungo molte decine di metri con cancello scorrevole elettrico video sorvegliato. La proposta della Procura di Lamezia Terme di sequestro anticipato ed in via d'urgenza è stata inoltrata al Tribunale di Catanzaro che ha l'ha accolta.

    Proprietà scoperta con intercettazioni. La villa era intestata alla cognata di Antonio Salatino. Ma ci sono "numerosissime intercettazioni ambientali da cui si evince con chiarezza che l'immobile in questione è riconducibile a Salatino". A dirlo è stato il procuratore della Repubblica di Lamezia, Domenico Prestinenzi, incontrando i giornalisti per fornire i dettagli dell'operazione. Il magistrato ha fatto riferimento anche ad altri elementi che proverebbero che i beni, sebbene intestati alla donna, erano di "effettiva proprietà e nella diretta disponibilità di Antonio Salatino e del suo nucleo familiare". Tra questi, le localizzazioni satellitari da cui emergerebbe che nel periodo interessato dalle indagini "l'uomo è sempre presente" ed "i Salatino andavano alla villa una, due volte al giorno". "Il figlio, ad esempio - ha detto il dirigente del commissariato Antonio Borelli - in novanta giorni è andato alla villa con un'auto 116 volte". Ma non solo. La cognata di Salatino, nel corso della perquisizione, non solo non aveva le chiavi, ma ha anche detto agli inquirenti che mancava da casa da quattro mesi. Questo anche se alcune circostanze all'interno della villa proverebbero il contrario come, ad esempio, la presenza di vari alimenti freschi all'interno del frigo. In un dialogo intercettato dagli inquirenti e svoltosi tra padre e figlio quest'ultimo, nell'esprimere preoccupazione per alcune tracce di scarpe trovate accanto al muro che porta i Salatino a decidere di intensificare la videosorveglianza alla villa, dice al padre che potrebbero essere state lasciate dagli zingari. Secca la risposta: "Non sono stati loro. Lo sanno di chi è questa casa".

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