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    I Vescovi della Calabria contro la ndrangheta: è opera del male. Stop a collusioni

    Prelati dela Cec riuniti quest'oggi

     

    I Vescovi della Calabria contro la ndrangheta: è opera del male. Stop a collusioni

    02 gen 15 La 'ndrangheta "è contro la vita dell'uomo e la sua terra. E', in tutta evidenza, opera del male e del Maligno". Così si esprime la Conferenza episcopale della Calabria in una pastorale sulla 'ndrangheta "Testimoniare la verità del Vangelo". "La 'ndrangheta non ha nulla - scrivono i vescovi - di cristiano. Attraverso un uso distorto e strumentale di riti religiosi e di formule che scimmiottano il sacro, si pone come una forma di religiosità capovolta, sacralità atea e negazione dell'unico vero Dio. "La 'ndrangheta - scrivono ancora i vescovi nella pastorale presentata stamani a Reggio Calabria dal presidente e dal vice presidente della Cec, mons. Salvatore Nunnari e mons. Francesco Milito - è un'organizzazione criminale fra le più pericolose e violente. Essa si poggia su legami familiari, che rendono più solidi sia l'omertà, sia i veli di copertura. Utilizzando vincoli di sangue, o costruiti attraverso una religiosità deviata, nonché lo stesso linguaggio di atti sacramentali (si pensi alla figura dei 'padrini'), i boss cercano di garantirsi obbedienza, coperture e fedeltà. Lì dove attecchisce e prospera svolge un profondo condizionamento della vita sociale, politica e imprenditoriale nella nostra terra". "Con la forza del denaro e delle armi - sostengono ancora i vescovi calabresi - esercita il suo potere e, come una piovra, stende i suoi tentacoli dove può, con affari illeciti, riciclando denaro, schiavizzando le persone e ritagliandosi spazi di potere. E' l'antistato, con le sue forme di dipendenza, che essa crea nei paesi e nelle città. È l'anti-religione, insomma, con i suoi simbolismi e i suoi atteggiamenti utilizzati al fine di guadagnare consenso. È una struttura pubblica di peccato, perché stritola i suoi figli". "L'appartenenza ad ogni forma di criminalità organizzata - è scritto nella pastorale - non è titolo di vanto o di forza, ma titolo di disonore e di debolezza, oltre che di offesa esplicita alla religione cristiana. L'incompatibilità non è solo con la vita religiosa, ma con l'essere umano in generale. La 'ndrangheta è una struttura di peccato che stritola il debole e l'indifeso, calpesta la dignità della persona, intossica il corpo sociale". "La Calabria - sostengono ancora i Vescovi - è una terra meravigliosa, ricca di uomini e donne dal cuore aperto ed accogliente, capaci di grandi sacrifici. D'altra parte, però, la disoccupazione, la corruzione diffusa, una politica che tante volte sembra completamente distante dai veri bisogni della gente, sono tra i mali più frequenti di questa nostra terra, segnata, anche per questo, dalla triste presenza della criminalità organizzata, che le fa pagare un prezzo durissimo in termini di sviluppo economico, di crisi della speranza e di prospettive per il futuro".

    Siamo indignati, stop a collusioni. "La realtà criminale ha raggiunto ormai una dimensione 'globalizzata' trovando in alcune frange della politica e dei poteri forti deviati connivenze e collusioni che le permettono di piegare ai propri fini i suoi alleati, tante volte prezzolati in termini di denaro pulito e sporco, di tangenti, di favori e di raccolta di voti e consensi. Dinanzi a questo scenario la Chiesa si china sull'uomo ferito e grida il suo dolore e la sua indignazione". Lo scrivono i Vescovi calabresi nella pastorale sulla 'ndrangheta. "Al potere mafioso, che permea ancora singoli e istituzioni - proseguono i Vescovi calabresi - dobbiamo opporre quel tanto auspicato e nuovo senso critico per discernere i valori evangelici e 'l'impegno dei cristiani nella polis come espressione della carità e dell'amore che il credente vive in Cristo', senza disertare la politica, anche se casi di corruzione spingerebbero a cedere alla tentazione di farsi da parte". "Sappiamo - proseguono - che il cammino è lungo, ma intendiamo ribadire con forza che le mafie, di cui la 'ndrangheta è oggi la faccia più visibile e pericolosa, costituiscono un nemico per il presente e l'avvenire della nostra Calabria. Noi dobbiamo contrastarle perché nemiche del Vangelo e della comunità umana. In nome del Vangelo, dobbiamo tracciare il cammino sicuro ai figli fedeli e recuperare i figli appartenenti alla mafia. Dalla presa di distanza alle forti denunce, dalla presa di coscienza alla testimonianza: è un cammino per arrivare oggi al deciso appello al pentimento, alla conversione, alla pacificazione del cuore di fronte alla luce del Vangelo che ci chiama alla testimonianza della verità". "La Chiesa Calabra - è scritto ancora nella pastorale - avverte il grido di un popolo e di un territorio ferito nella sua dignità; accompagna il cammino sofferente di chi porta sulle spalle il peso di frequenti ingiustizie e di atteggiamenti estorsivi dentro i quali la mancanza di lavoro si salda con la piaga del lavoro nero; il ricatto e l'usura si sposano con la promessa di guadagni facili attraverso la chimera del gioco d'azzardo e, sulla frontiera devozionale, all'intercessione dei santi patroni del cielo si sostituisce l'affidamento ai 'padrini' di questa terra". "Ma accanto alla gramigna - scrivono i Vescovi - silenziosamente cresce il campo del bene che si distingue per la sua luminosità e la sua coerenza. Un campo seminato dal lavoro capillare e feriale di pastori e di laici che, nella predicazione, nella catechesi, nell'impegno sociale, hanno dissodato e coltivano il terreno, perché cresca il buon grano".

    Ndrangheta fuori dalla Chiesa. La conferma, "pubblica e solenne" che chi fa parte della 'ndrangheta "di fatto è fuori dalla comunione con la Chiesa", accompagnata dall'invito alla conversione ma anche alla sottolineatura che, pur nel "profondo rispetto per magistratura e forze dell'ordine, sapendo che alcuni hanno pagato finanche con la vita l'impegno nel contrastare la criminalità organizzata", la missione della Chiesa "non sempre può coincidere con l'azione inquirente o punitiva, propria dello Stato". E' quanto sostengono i Vescovi calabresi nella loro pastorale sulla 'ndrangheta. "Non c'è, e non ci può essere - affermano i Vescovi - commistione tra una fede professata e una vita disorientata dall'appartenenza ad organizzazioni criminali. Alla chiarezza di tale annuncio dobbiamo accompagnare quanto Gesù ci ha insegnato a proposito dell'accoglienza del peccatore e viene dallo Spirito chiamato alla conversione. Senza un cambiamento concreto, pubblico, senza una vera e propria presa di distanza dalla vita vissuta nel male - scrivono i Vescovi - non si può parlare di pentimento e di vera conversione; sono questi i segni indispensabili per un reinserimento pieno del peccatore nella comunità e per un percorso di ricostruzione interiore". "Annunciando il Vangelo - proseguono i Vescovi - la Chiesa - denuncia il peccato, ma indica alle persone colpevoli la via della comunque possibile ricostruzione interiore ed esteriore, che passa dalla conversione del cuore, dalla riparazione, dalla vita rinnovata completamente in Cristo. La necessaria collaborazione fra Chiesa e Magistratura segue, pertanto ed ovviamente, le singolari dinamiche dell'una e dell'altra; e trova il suo limite, per la natura stessa della Chiesa, in tutto ciò che riguarda il 'foro interno' delle persone, cui la Chiesa si accosta come Madre, particolarmente nell'intimità del segreto confessionale che, mai, a costo perfino della vita, nessun ministro di Dio può tradire. La Chiesa non è la magistratura e non è la polizia e non è neppure è un tribunale civile, chiamato a distribuire patenti di mafiosità. Allora è necessario che la Chiesa sia se stessa, anche quando difende la verità del Vangelo di fronte al terribile fenomeno mafioso. Svolgendo quella specifica missione che il Signore le ha affidato, invita continuamente ogni creatura a immergersi nel Corpo di Cristo, da cui può rinascere a vita nuova, risorgendo perfino dai delitti più efferati".

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