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    Parroco arrestato per sesso con minori interrogato per 7 ore

     

    Parroco arrestato per sesso con minori interrogato per 7 ore; stop sciacallaggio mediatico

    21 dic 15 E' durato sette ore l'interrogatorio di garanzia cui è stato sottoposto don Antonello Tropea, il sacerdote di 44 anni arrestato nei giorni scorsi dalla squadra mobile di Reggio Calabria per prostituzione minorile, sostituzione di persona, detenzione di materiale pedopornografico ed adescamento di minorenni. Sull'esito dell'interrogatorio vige il massimo riserbo. Il sacerdote, assistito dagli avvocati Andrea e Giuseppe Alvaro, ha risposto a tutte le domande del gip e del pm. Il prete, parroco in una frazione di Oppido Mamertina, comune della piana di Gioia Tauro, è accusato di avere dato 20 euro ad un minorenne per avere un rapporto sessuale consumato in auto, di avere posseduto video amatoriali di rapporti omosessuali anche con persone adulte e di avere tenuto diversi contatti in chat alla ricerca di incontri. Le indagini sono iniziate nel marzo scorso quando gli agenti hanno sorpreso casualmente il sacerdote a bordo della sua auto in compagnia di un minorenne con il quale aveva consumato un rapporto sessuale pagando venti euro. Il ragazzo è stato sentito dagli investigatori della Squadra mobile e dai magistrati della Procura della Repubblica di Reggio Calabria ed ha raccontato una serie di particolari che hanno fatto partire l'inchiesta.

    Atti di sciacallaggio mediatico. "All'Ordine dei giornalisti della Calabria è stato segnalato il fatto che alcuni non meglio precisati operatori dell'informazione, 'armati' di telecamera e/o di macchine fotografiche, hanno avvicinato e rivolto domande, in merito al recente arresto di un parroco in provincia di Reggio Calabria, a bambini di una scuola elementare del reggino. La stessa segnalazione è arrivata all'Osservatorio per i Diritti dei minori presieduto da Antonio Marziale, il quale ha investito del problema l'Ordine dei Giornalisti". Lo afferma, in una nota, il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri. "Sperando che non emerga che tra detti 'operatori dell'informazione' ci fosse qualche giornalista - aggiunge Soluri - l'Ordine sente comunque la necessità di ribadire che il Codice deontologico dei giornalisti (art. 7), la Carta di Treviso e il codice Tv-minori vietano in maniera assoluta e cogente di coinvolgere in qualsivoglia modo i minori in fatti di cronaca, ancor più quando, come nel caso specifico, si rischia di provocare turbamenti inammissibili e di apportare danni irreversibili all'armonico sviluppo psicofisico dei minori stessi. Si ricorda ai giornalisti che comportamenti siffatti integrano una grave violazione della deontologia professionale e comportano, anche a prescindere da quelli che potrebbero essere aspetti penalmente rilevanti, il deferimento al Consiglio territoriale di disciplina".

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