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    Sequestro di coca in Veneto e 9 arresti in organizzazione vicina a cosca dello jonio

     

     

    Sequestro di coca in Veneto e 9 arresti in organizzazione vicina a cosca dello jonio

    04 dic 15 Cocaina importata dal Sud America, nascosta tra prodotti tropicali e portata in Veneto e Lombardia da una organizzazione della 'ndrangheta originaria dell'area jonica della provincia di Reggio Calabria. E' quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Venezia, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura nell'ambito di un'operazione, denominata 'Picciotteria', che ha consentito l'arresto di nove persone e il sequestro di 400 chili di cocaina. Gli arrestati sono i due capi dell'organizzazione. Attilio Vittorio Violi, 52 anni, residente da vent'anni a Marcon, 'santista' legato alla 'ndrangheta di Africo con precedenti per tentato omicidio, associazione di tipo mafioso, estorsione e detenzione abusiva di armi. L'altro 'santista' per cui sono scattate le manette è Santo Morabito, 52, suo socio in affari e specializzato nel tenere i contatti tra Calabria, Veneto e Lombardia. Le fiamme gialle hanno poi bloccato due fratelli albanesi, Gazmend Tahiray e Tahra Azem, destinatari di alcune delle perquisizioni effettuate dagli investigatori. Nel locale del primo, il ristorante La Lanterna di Venezia, le fiamme gialle hanno trovato cocaina e marijuana. Provvedimenti cautelari poi per Pasquale Virgara, bloccato a Marcon, Antonio Catalano, corriere della droga per la banda, per una giovane romena Mariana Dascalu, 32 anni, e suo padre Costantin e infine per Giovanni Rivera, 54 anni, referente colombiano soprannominato 'cp' per l'abitudine a cambiare continuamente schede telefoniche per non essere individuato. I finanzieri in tre anni di indagini hanno potuto documentare tre importazioni di cocaina purissima per un peso di circa 410 chili. La droga partiva da Colombia e Costarica in nave, compiva una sosta 'tecnica' in Spagna, arrivava a Livorno e veniva sdoganata nel porto di Venezia. Le indagini, hanno spiegato il Procuratore della Repubblica di Venezia Giovanni Delpino e il Procuratore aggiunto Adelchi D'Ippolito, sono partire dalla sorveglianza di alcune persone di origini calabresi che risiedono in provincia di Venezia. Pur di accertare l'ampiezza del traffico di droga, i finanzieri hanno permesso che venisse effettuata una sorta di 'consegna controllata' dei carichi. In questo modo si è scoperto che la cocaina veniva trasportata da complici in magazzini presi in affitto a Marghera e Meolo (Venezia) dove la banda tratteneva il 30% dello stupefacente per commercializzarlo per conto proprio. In una prima fase i finanzieri hanno documentato l'arrivo di due partite di cocaina del peso rispettivamente di 50 e 240 chili, nei mesi di luglio e novembre. Una volta individuata tutta la rete di distribuzione dello stupefacente, ieri è scattato il blitz nel magazzino di Meolo, dove la banda, legata alla famiglia Morabito di Africo, è stata sorpresa in flagranza a scaricare da un furgone 90 casse di falsi tuberi di manioca in materiale plastico, al cui interno erano stati nascosti panetti di cocaina per un peso complessivo di circa 98 chili. Contemporaneamente sono state operate oltre 20 perquisizioni in Veneto e Lombardia, che hanno portato a trovare altri 30 chili di cocaina e uno di marijuana, oltre a un ingente quantitativo di denaro contante. Ulteriori 32 chili erano stati trovati il 20 novembre scorso in provincia di Milano. Il traffico si avvaleva di attività commerciali all'apparenza legittime: oltre al ristorante 'La Lanterna' di Venezia di proprietà dei due albanesi, in cui era custodito un chilo di cocaina e altrettanta marijuana, è stata scoperta una pizzeria a San Biagio di Callalta, base della porzione calabrese della banda. "E' una delle operazioni più importanti compiute negli ultimi anni - ha commentato D'Ippolito - non solo per il quantitativo di cocaina sequestrato e per gli arresti ma anche per la particolare complessità dell'indagine".

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