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    Riunito a Catanzaro Comitato per l'Ordine e Sicurezza

     

     

    Riunito a Catanzaro Comitato per l'Ordine e Sicurezza

    09 apr 15 Intimidazioni a politici e amministratori, accattonaggio dilagante e che presenta aspetti diversi rispetto al passato e, ancora, microcriminalità sempre più invasiva e preoccupante. Sono stati questi i temi principali della riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica che si è svolta nel pomeriggio in prefettura a Catanzaro. Alla seduta, presieduta dal prefetto Luisa Latella, hanno partecipato il questore Luigi Racca, i responsabili provinciali delle forze dell'ordine, il consigliere regionale, Arturo Bova (al quale ignoti hanno incendiato due auto nella notte tra giovedì e venerdì scorsi), il sindaco della città capoluogo Sergio Abramo e il presidente della Provincia Enzo Bruno. Si è discusso della situazione che si vive in città e nell'immediato hinterland - si è appreso dalla voce dei politici e degli amministratori - sottolineando la necessità di fare sinergia e di sostenere gli sforzi dei sindaci e delle amministrazioni locali alle prese con difficoltà di carattere finanziario. "A Catanzaro - ha detto Abramo - c'è un'escalation in atto. Un anno e mezzo fa avevo anticipato l'avanzare di questo genere di problematiche, ma non sono stato ascoltato. Non ho la palla di vetro ma, da imprenditore, so perfettamente che quando l'economia non gira e non c'è lavoro chi è propenso a delinquere finisce per farlo. Si è parlato anche di videosorveglianza. Oggi tutti la chiedono nei quartieri e guarda caso a sollecitare questo sono quei comitati e quelle associazioni che, all'epoca, non hanno fatto nulla perché si realizzasse la videosorveglianza. Quando un amministratore viene lasciato solo nonostante abbia un'idea che previene quanto può accadere, non può essere aggredito come è accaduto a me. E io non avevo fatto altro che proporre ciò che la gente oggi chiede". Abramo ha lamentato poi la questione dell'accattonaggio "che - ha detto - sta generando paura tra i nostri concittadini. Non è più la singola persona che chiede l'elemosina, ma si comincia ad avere a che fare con quattro o cinque persone alla volta. E il problema riguarda ormai tutto il territorio". Più attenzione agli amministratori locali è stata chiesta dal consigliere regionale Bova, già sindaco di Amaroni, che è stato sentito in relazione alla vicenda che lo ha riguardato nel piccolo comune del catanzarese. "Il sindaco - ha detto - è l'anello istituzionale maggiormente esposto sui territori. E di questo ho avuto contezza anche nel corso della manifestazione di solidarietà che si è svolta ad Amaroni sabato scorso. A sentire gli amministratori sembrava di avere a che fare con un bollettino di guerra. Soprattutto nei piccoli comuni si è molto più esposti che in città perché gli amministratori dei piccoli centri sono soli". "C'è un'attenzione alta da parte delle forze dell'ordine - ha detto Bruno - e noi come amministrazioni pubbliche abbiamo dato la nostra disponibilità a collaborare per lavorare tutti assieme ad estirpare la malapianta della criminalità organizzata che si è materializzata nel caso della vicenda del consigliere regionale Bova. C'è bisogno di un progetto di sicurezza che metta a rete tutte le forze e che ci consenta con un lavoro di intelligence di scoprire i malfattori La riunione di stasera ci ha consentito di fare un punto e di tenere alta l'attenzione".

    Bova: Costretto a blindarmni in casa. "E' chiaro che quello che è avvenuto cambia un pò la vita, la cambia; ma ho una moglie meravigliosa e, tutto sommato, la stiamo vivendo bene. Ma cosa posso dire, mia mamma è napoletana, quindi 'ha da passà a nuttata'". Lo ha detto il consigliere regionale Arturo Bova parlando con i giornalisti in Prefettura a Catanzaro al termine della riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza in relazione a quanto si è verificato lo scorso 3 aprile ad Amaroni quando persone non identificate, a scopo intimidatorio, hanno incendiato la sua auto e quella della moglie nel giardino della sua abitazione. "A casa mia finora - ha aggiunto Bova - lasciavo i cancelli e le porte sempre aperte; poteva entrare chiunque. Sono stato costretto a dovermi blindare in casa. Cosa mai accaduta nel mio comune. Mi spiace per la comunità che, per colpa mia, da oasi felice dove mai si erano verificati fatti di natura mafiosa si trova adesso in questa situazione". "Chi fa politica in Calabria - ha detto ancora il consigliere regionale - si espone a rischi gravissimi. Il Governo, che guarda con attenzione alla nostra terra, deve trasformare questa attenzione in risorse e personale per le forze dell'ordine". Il segretario provinciale del Pd Enzo Bruno, che ha partecipato alla riunione del Comitato in qualità di presidente della Provincia, sulla vicenda ha detto che "il partito ha eretto intorno a Bova e alla sua famiglia, un muro di protezione politico e di solidarietà umana. La riunione della Direzione regionale convocata per domenica ad Amaroni con il segretario regionale Ernesto Magorno, è stata decisa per dimostrare a quel territorio la presenza del Pd, partito di governo nel Paese e in Calabria"

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