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    Le coste calabresi brutalizzate per il 65% da cementificazioni

     

    Le coste calabresi brutalizzate per il 65% da cementificazioni

    19 ago 15 La Calabria è la regione peggio messa per cementificazione costiera. Su 798 chilometri di coste 523 sono quelli ineteressati da interventi dell'uomo. Attila non avrebbe fatto meglio. Di questi 523 km la maggior parte di interventi sono illegali. A denunciarlo è un rapporto di Legambiente che analizza le coste italiane. Su 3.902 chilometri di coste prese in esame, da Ventimiglia a Trieste, oltre 2.194 km, ossia il 56,2% dei paesaggi costieri, sono stati trasformati dall'urbanizzazione. Dal 1985, anno della legge Galasso, sono stati cancellati dal cemento circa 222 km di paesaggio costiero, a un ritmo di quasi 8 km all'anno. I dati emergono dal dossier 'Salviamo le coste italiane' di Legambiente, secondo cui "con il silenzio-assenso della legge Madia i rischi aumenteranno". L'indagine, che non analizza la situazione in Sardegna e Sicilia, usa la sovrapposizione di immagini satellitari per il rilievo della cementificazione costiera. Il versante tirrenico risulta più intaccato, con meno del 30% delle sue aree che oggi rimane libero da costruzioni. A livello regionale il record negativo spetta alla Calabria, dove le trasformazioni interessano il 65,5% dei paesaggi costieri: su 798 km sono 523 quelli trasformati da interventi edilizi, anche illegali. Lazio, Abruzzo e Liguria seguono con il 63% di coste consumate. L'associazione ambientalista punta il dito contro il testo di riforma della Pubblica Amministrazione, in base a cui il parere autonomo espresso da un Soprintendente per costruire in aree sottoposte a vincolo paesaggistico deve arrivare entro 90 giorni, scaduti i quali scatta il silenzio assenso. Per il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, "occorre cambiare le regole di tutela e istituire un sistema di controlli adeguati e di condivisione delle informazione tra i ministeri dei Beni culturali e dell'Ambiente, Regioni e Soprintendenze, Comuni e forze di polizia. La Legge Madia - prosegue - deve essere cambiata prevedendo il silenzio assenso solo per le Regioni in cui sono in vigore piani paesaggistici", presenti ora solo in Puglia, Sardegna e Toscana.

    --> Scarica il dossier di Legambiente (pdf 6mb)

    In Calabria si è di fronte a dati impressionanti: su un totale di 798 chilometri sono 523 quelli trasformati da interventi edilizi, anche illegali. Tra il 1988 ed il 2011 sono stati consumati 11 km di costa soprattutto per seconde case e centri turistici. Le trasformazioni maggiori hanno riguardato la costa tirrenica dove gli edifici hanno cancellato importanti aree agricole, intaccato paesaggi montuosi di rara bellezza, avvicinato i centri esistenti, densificato e cementificato in maniera irresponsabile un patrimonio naturale inestimabile.

    L’Italia ha una partita tutta da giocare: salvare le sue coste. Da sempre i paesaggi costieri rappresentano una parte rilevante dell’identità, della storia e della memoria collettiva del nostro Paese, oltre che una risorsa turistica importantissima e un patrimonio naturale di straordinario pregio. Eppure, le trasformazioni avvenute negli ultimi anni attestano una realtà allarmante che non accenna a cambiare. Legambiente ha avviato nel 2012 uno studio delle aree costiere di tutta la Penisola (ad eccezione di Sicilia e Sardegna, che rientreranno nella ricerca il prossimo anno) allo scopo di registrarne il consumo legato a speculazione edilizia e urbanizzazione di paesaggi agricoli e naturali. Il quadro che emerge dal dossier, che prende in esame 13 regioni, è tanto impressionante quanto paradossale: sui 3.902 chilometri di coste analizzate da Ventimiglia a Trieste, oltre 2.194 chilometri, ossia il 56,2% dei paesaggi costieri, sono stati trasformati dall’urbanizzazione. Dal 1985, anno della Legge Galasso, sono stati cancellati dal cemento circa 222 chilometri di paesaggio costiero, a un ritmo di quasi 8 chilometri l’anno.

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