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    Studenti in piazza a Cosenza, uova contro il PD e le banche

     

    Studenti in piazza in Calabria, a Cosenza, uova contro il PD e le banche

    10 ott 14 Uova contro la sede del Pd ed alcune banche sono state lanciate dagli studenti che oggi a Cosenza, così come in tutto il Paese, hanno manifestato per "chiedere una scuola, un'università, un Paese diverso". Insieme agli studenti c'erano anche giovani dei centri sociali cittadini. In circa 400, secondo i dati della Questura, hanno sfilato per le strade della città senza seguire un percorso preordinato. La manifestazione si è poi conclusa nella piazza antistante la Prefettura senza problemi. A Catanzaro il corteo è partito da piazza Matteotti e si è concluso a villa Pangea, dove i ragazzi hanno discusso dei contenuti della riforma e dei motivi che oggi li hanno portati in piazza. "La nostra - hanno spiegato alcuni ragazzi - è una manifestazione apartitica, perché non ci sono colori politici che tengano davanti alla buona scuola. Quella vera però. Noi non avremmo voluto i cori, i fumogeni ed i petardi, perché non vogliamo creare disagi, ma parlare, confrontarci con i nostri coetanei su quello che sarà il domani. Ci sono istituti a Catanzaro, ma anche nelle altre città e in diversi comuni della provincia, dove mancano i banchi, dove ci sono i topi. E' facile parlare dall'alto di uno scranno. L'obiettivo della riforma dovrebbe essere quella di sensibilizzare gli studenti, rendendoli consapevoli del fatto che loro sono il futuro, loro sono il domani. Dovremmo studiare la Costituzione, tra l'altro, oltre alla coniugazione dei verbi". Alla manifestazione hanno partecipato studenti arrivati da tutta la provincia, ma anche da Crotone. "Caro libri, costo eccessivo degli abbonamenti ai trasporti, questi - hanno detto - sono gli argomenti in ballo oggi. Ci sono studenti che arrivano da Crotone perché studiano alla scuola Agraria e pagano centinaia di euro di abbonamento all'autobus. Questo non è diritto allo studio perché c'è chi quei soldi non può permetterseli, specie oggi con la crisi. La Regione non finanzia più le autolinee private e gli studenti, lo studio, il futuro dell'Italia, ne pagano le conseguenze". Al centro del dibattito anche i fondi destinati alla scuola e la privatizzazione. "Riservano alla scuola pubblica - hanno detto i ragazzi - il residuo dei fondi senza pensare che è lì che studia chi la retta della scuola privata non può pagarla e che, come chi invece è più fortunato, ha diritto a sognare di diventare un giorno un professionista, magari anche un membro del parlamento. Chi frequenta la scuola privata non ha bisogno di contributi per i laboratori. Noi i laboratori non li abbiamo e se mancano dobbiamo domandarci che fine fanno i soldi delle rette. Tutti dobbiamo avere gli stessi diritti. Chi va alla scuola pubblica e non può permettersi il professore privato di inglese o di approfondire una qualunque materia, deve essere messo nelle condizioni di poterla studiare come si deve".

    80.000 i piazza in tutta Italia. Oltre 80.000 studenti sono scesi oggi in tutte le piazze italiane per dire al Governo: "la #grandebellezzasiamonoi e il Paese non può permettersi ancora una volta di tagliarci il futuro". A fare un primo bilancio sono l'Udu e la Rete degli studenti. Più di 6000 studenti a Palermo, 1000 a Cagliari, 2000 a Perugia, 2000 a Terni e - raccontano - stanno aumentando in tutta Italia. "E' ora - afferma Alberto Irone Portavoce della Rete degli studenti medi - che la politica si faccia carico delle proprie responsabilità e investa veramente sull'istruzione, dalla scuola all'università, è necessario che il diritto allo studio non venga più considerato come un fanalino di coda ma diventi pilastro portante del Paese. Chiediamo solo di poter studiare, chiediamo un'istruzione accessibile a tutti". "Oggi siamo nelle piazze italiane per dire - aggiunge Gianluca Scuccimarra Coordinatore Unione degli Universitari - che la Grande Bellezza siamo noi e che abbiamo fame di diritti e conoscenza. E' ora che la politica ricominci a investire realmente su noi giovani e misure come lo (s)blocca Italia e il Jobs Act non sono di certo il cambiamento che chiediamo oggi. Chiediamo di poter studiare, chiediamo di poter costruirci un futuro nel nostro Paese, chiediamo un futuro che non sia precario. Noi oggi siamo in piazza per un Paese diverso perché non possiamo più permetterci che non ci sia il cambiamento che da anni chiediamo". "Chiediamo - conclude Irone - diritti e tutele, a partire dalla legge quadro nazionale sul diritto allo studio. Chiediamo la possibilità di realizzarci in Italia senza dover per forza scappare all'estero. Chiediamo un futuro per questo saremo il 25 ottobre nuovamente in piazza con i lavoratori, perché un Paese che taglia sui giovani non ce lo possiamo permettere".

    Dieci monumenti per scenario protesta. Dieci monumenti in dieci piazze del Belpaese per la protesta degli studenti. "Questa mattina davanti al Colosseo abbiamo chiesto partecipazione, per una consultazione vera e non soffocata. Abbiamo continuato - spiega Alberto Irone, portavoce Rete degli Studenti Medi - a Siracusa, all'interno del teatro greco, rivendicando una scuola pubblica aperta a tutte e tutti. A Firenze, davanti al David di Michelangelo, abbiamo chiesto lavoro e diritti per il nostro futuro. Da piazza Santo Stefano a Bologna vogliamo diritto allo studio garantito dallo Stato. Dal ponte degli Scalzi di Venezia spazi di aggregazione in ogni città. Dalla Fontana Maggiore di Perugia rivendichiamo l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni. In Piazza del Popolo, ad Ascoli, la Riforma dei cicli. Da piazza San Sepolcro a Cagliari vogliamo una scuola inclusiva che combatta la dispersione scolastica. Da Campo dei Miracoli, a Pisa, accesso alla cultura per tutti gli studenti del nostro paese. Dal Teatro Massimo di Palermo accesso al welfare studentesco per combattere efficacemente impoverimento e crisi economica. Davanti alle grandi bellezze del paese - conclude Irone - abbiamo rilanciato le nostre rivendicazioni per la Buona Scuola. Vogliamo dire con forza e chiarezza che non può esistere Buona Scuola senza Buona città a misura di studente, Buon Lavoro, garantito da diritti e tutele in questo momento messe in discussione".

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